Borghi più belli d’Italia in provincia di Mantova in un weekend

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Cosa c’è di più bello che visitare i borghi italiani? Io direi nulla, soprattutto se sono ricchi di storia e arte. Però molti pensano che quel tipo di borghi si trovano soprattutto nel Centro Italia, in Toscana, Umbria e dintorni. Invece anche in Lombardia c’è una zona ricca di storia, paesaggi naturali e borghi affascinanti da visitare e molto vicini tra loro: è la provincia di Mantova, una destinazione spesso sottovalutata ma con molte bellezze da vedere (anche tralasciando la meravigliosa città). Ti racconto lo splendido weekend tra i borghi più belli d’Italia di Mantova, 4 bellezze da vedere una dopo l’altra nei dintorni di Mantova: Sabbioneta, Grazie di Curtatone, Pomponesco e San Benedetto Po.
Secondo me è un’ottima idea per un weekend in Lombardia che sorprende: sono luoghi insoliti, ma pieni di fascino, natura e arte.

  1. Storia del Mantovano
  2. Raggiungere la provincia di Mantova
  3. Dove alloggiare
  4. Sabbioneta
  5. Grazie di Curtatone
  6. Pomponesco
  7. San Benedetto Po
  8. Conclusioni

Borghi più belli d’Italia Mantova

1. Storia del Mantovano

Ci sono tanti borghi più belli d'Italia nei dintorni di Mantova
Stemma di Vespasiano Gonzaga

Mantova è stata un’importante città romana e poi medievale. Durante il Rinascimento ebbe il suo massimo fulgore, raccogliendo attorno alla corte dei Gonzaga artisti di primo piano come Giulio Romano, Andrea Mantegna, Ludovico Ariosto e Rubens.
I paesi nei dintorni di Mantova vissero di luce riflessa. Come politica familiare, i Gonzaga crearono numerosi rami minori nati dai figli cadetti, che governarono in completa autonomia i territori di confine, terre considerate di poca importanza. Così ci furono almeno 7 principati minori dei Gonzaga, alcuni dei quali hanno lasciato traccia fino ad oggi come Sabbioneta e Pomponesco.
La religione invece è alla base della nascita degli altri borghi. Quei territori un tempo paludosi tra il Po e il Mincio furono scelti dai monaci per l’importantissimo monastero di San Benedetto in Polirone, creato nel 1007; bonificati i campi divennero terreni agricoli e si sviluppò il paese di San Benedetto Po. Similmente nacque un borgo attorno al Santuario delle Grazie edificato a fine Trecento; fu voluto da Francesco Gonzaga per ringraziare la Madonna per aver salvato Mantova dalla peste. Entrambi vennero chiusi per volere di Napoleone, venendo spogliati di parte delle loro bellezze; ma fortunatamente sono giunti fino a noi.

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2. Raggiungere la provincia di Mantova

Cosa vedere vicino a Mantova? Sabbioneta, città ideale del Rinascimento
Porticato della Galleria degli Antichi di Sabbioneta

Un lungo pezzo di strada normale tra campi dorati e alberi vicino ai fossi, vedendo da lontano o passando attraverso piccoli paesi circondati dalla natura; qui le recinzioni sono basse, semplicemente un segnale: la natura è sia dentro che fuori. Tante splendide case in mattoni a vista, belle chiese dai campanili quadrati e appuntiti (anch’esse in mattoni); un paese ne aveva uno super somigliante a quello di Mantova! Del resto sono vicino, ma regna comunque la tranquillità, che infonde un senso di pace anche se sto guidando su strade sconosciute da 2:30h. Infatti se Mantova non è semplice da raggiungere da Milano, la sua provincia ancora meno! Ma oleandri in fiore, ortensie, le strade ondulate che seguono il confine dei campi o dei canali, qualche boschetto qua e là… Tipico panorama padano. Sono posti splendidi da girare: la quiete è ovunque (anche se scorgi diverse aree industriali).

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3. Dove alloggiare

Il B&B la Spingarda a Luzzara, perfetto per visitare i dintorni di Mantova
Il cortile del B&B la Spingarda

Alla fine raggiungo a Luzzara, pittoresco centro con le case colorate su cui svetta la settecentesca Torre Civica in mattoni, simbolo del paese. Qui siamo già in provincia di Reggio Emilia, ma Luzzara è in posizione tattica per visitare i borghi più belli d’Italia di Mantova. È stata pure sede di un ramo cadetto dei Gonzaga, che risiedeva nel Palazzo della Macina.
Il mio alloggio è il B&B La Spingarda localizzato in un ex burrificio: attraverso il pesante portone su via Dalai 19 e mi ritrovo in un lungo cortile fiancheggiato da abitazioni e piante; sul fondo due edifici industriali abbandonati, ma affascinanti, come dimostra una bicicletta rossa appoggiata al muro. Dove ho dormito c’era il mulino. Una litografia di un’opera di Cesare Zavattini è appesa nella sala; Luzzara era il suo paese natale, la fotografò tantissimo e perciò é meta di fotografi da tutto il mondo.

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4. Sabbioneta

Sabbioneta è uno dei borghi più belli d'Italia da vedere a Mantova
Scorcio di Piazza Ducale a Sabbioneta

Dopo 30 minuti di auto da Luzzara, attraversiamo la possente Porta Imperiale e lasciamo l’auto nel parcheggio libero di Via Ottolenghi. Siamo a Sabbioneta, certamente il borgo più bello d’Italia più importante di Mantova, che condivide con il capoluogo il titolo di Patrimonio Unesco dal 2008. La si può considerare una piccola Mantova, ma con solo 330 abitanti che vivono all’interno delle mura che ancora si vedono. Quindi Sabbioneta è una piccola gemma da vedere in Lombardia, perfetta anche per una gita fuori porta. Le mura ora non sono percorribili purtroppo, ma un tempo lo erano; fuori c’era un fossato e attorno la campagna. Come ora, ha sempre avuto una morfologia agricola. All’interno invece regna la pace e la tranquillità, solo leggermente scalfita dai turisti. Ma non ha il caos di una città d’arte: questo rende ancora più affascinante e interessante visitare Sabbioneta.

4.1 Il sogno di Vespasiano Gonzaga

Vespasiano Gonzaga cercò di creare a Sabbioneta la città ideale del Rinascimento
Statua di Vespasiano Gonzaga a Palazzo Ducale

Sabbioneta era già un borgo medievale, affidato a fine ‘400 al secondogenito di Ludovico II Gonzaga, Gianfrancesco (entrambi rappresentati nella Camera degli Sposi dal Mantegna): così nacque la contea di Sabbioneta. Ma nel Cinquecento Vespasiano Gonzaga volle creare una città ideale, da zero: fece costruire ex novo il Palazzo Grande (l’attuale Palazzo Ducale), il Teatro all’Antica e il Palazzo Giardino con la Galleria degli Antichi. La forma è una stella a sei punte (sei bastioni) con due porte, non in asse tra loro (anche per questioni militari): Porta Vittoria verso Cremona, Porta Imperiale verso Mantova. Insomma, anche a livello di fortificazioni era all’avanguardia.
Sabbioneta era una città-stato: batteva propria moneta, aveva una stamperia diretta da ebrei (come a Soncino) e due accademie: una di filosofia e una di matematica. Per Vespasiano la cultura era importante e tutti potevano partecipare alle lezioni! Purtroppo morto il figlio 15enne, Vespasiano rimase senza eredi; un altro matrimonio fu infruttuoso e il ducato tornò sotto Mantova. Ma Sabbioneta non venne più modificata e questa è la sua fortuna: si è cristallizzata (nonostante le spoliazioni).

4.2 Palazzo Ducale

Il Palazzo Ducale di Sabbioneta ha una facciata essenziale
La facciata di Palazzo Ducale

Palazzo Ducale fu il primo edificio costruito da Vespasiano Gonzaga, quello dove si ritirò a vivere dopo la vita militare e dove morì nel 1591. Era il fulcro della vita amministrativa e cortigiana del piccolo stato. Nel tempo è divenuto sede del comune perdendo tantissimo, ma per fortuna ci sono stati importanti lavori di recupero. Pensa che si sa comunque poco dei lavori di Vespasiano; anzi, è un personaggio che è stato rivalutato solo negli ultimi 25 anni!
La facciata squadrata su Piazza Ducale è essenziale, con solo un porticato in marmo a decorare e una torretta che spunta al centro. L’interno è suddiviso su due piani: il mobilio è oramai assente da secoli, ma le volte valgono la visita!

Visita al Palazzo Ducale di Sabbioneta

Cosa vedere a Mantova e dintorni? Il Palazzo Ducale di Sabbioneta
Le decorazioni della Sala di Diana

La visita a Palazzo Ducale inizia con un grande modellino in legno che illustra come era Sabbioneta al tempo di Vespasiano. Poi a destra cominciano le sale: le pareti sono bianche perché all’epoca erano ricoperte di cuoio lavorato e un po’ dorato (di moda spagnola), ma le volte decorate sono eccezionali! La Sala di Diana è la più bella del palazzo: Diana era la prima moglie, forse la più amata; ha decorazioni di scuola cremonese dei Campi, con affreschi in stile pompeiano a cui sono stati aggiunti nel ‘700 dei putti negli angoli. Tutte le sale hanno riferimenti alla mitologia molto accentuati: all’epoca era un linguaggio quotidiano, ora svanito. Peccato solo per i tralicci arancioni delle luci che sono un pugno in un occhio: sono temporanei dal 1982!! Fantastico anche il soffitto in legno rivestito d’oro zecchino con lo stemma imperiale e i dardi e il grande camino in marmo con leoni e l’iscrizione “Vespasiano per grazia di dio primo duca di Sabbioneta”; infatti Vespasiano pagò l’imperatore Carlo V per ottenere il titolo di duca.
Il piano terra si chiude con la statua di Vespasiano, copia di quella che è si trova in chiesa; nella stanza anche iscrizioni del tempo in cui divenne caserma.

Il primo piano del Palazzo Ducale

La Galleria degli Antenati di Palazzo Ducale a Sabbioneta ha il Carro di Apollo come a Palazzo Te
La volta della Galleria degli Antenati

Salendo le scale si giunge al primo piano, dove ti colpiscono subito le grandi statue dei Gonzaga a cavallo: erano 10, ma un incendio nel 1810 ne ha distrutte 6 (rimangono solo 5 busti); per fortuna Vespasiano si è salvato! Le statue sono in legno, poi stuccate e dipinte e furono realizzate da artisti veneziani. Rappresentavano la genealogia dei Gonzaga di Sabbioneta. Lo stesso soggetto è rappresentato nella sala a fianco, la Galleria degli Antenati, coi volti in stucco dei signori Gonzaga e le mogli: 20 ritratti in totale; sul soffitto negli ovali il Carro di Apollo con Marte e Mercurio che ricorda Palazzo Te nella sala del Sole e della Luna.
A fianco un’altra gran sala con soffitto in legno e i 10 Cesari romani dipinti dai Campi (che però sono solo copie). Ma tante sale sono magnifiche, nelle quali spicca spesso lo stemma ducale di Vespasiano.

4.3 Chiesa dell’Incoronata

La chiesa dell'Incoronata di Sabbioneta ha una decorazione stupefacente!
La stupenda decorazione della Chiesa dell’Incoronata

Alle spalle di Palazzo Ducale trovi la Chiesa della Beata Vergine Incoronata, dove è stato sepolto Vespasiano Gonzaga ed altri 4 famigliari. La Chiesa Incoronata fu costruita tra il 1586 e 1588 su due chiese più antiche ed ha struttura ottagonale. Se l’esterno in mattoni dice poco (e porticato e campanile sono aggiunte successive), l’interno è stupefacente! L’apparato decorativo è settecentesco: inizialmente era molto più essenziale; ma l’effetto simmetrico e prospettico delle decorazioni trompe l’oeil fanno sembrare la chiesa molto più alta di 38 metri: c’è una spinta dal tamburo alla lanterna che rende tutto molto teatrale. Mi ricorda il Tempio Civico della Beata Vergine Incoronata di Lodi (e non solo per il nome).
Inoltre entrando l’attenzione va subito verso la cappella di Vespasiano, che la figlia portò a termine secondi i suoi voleri. Il monumento marmoreo ha un chiaro riferimento nelle tombe Medicee in San Lorenzo a Firenze (anche se Vespasiano è isolato) e alla statua di Marco Aurelio; con molti simboli, è la somma del suo messaggio politico. Proprio al di sotto della statua in bronzo di Vespasiano realizzata da Leone Leoni, nel 1988 durante alcuni scavi per deumidificare fu ritrovata la sua tomba.
La chiesa è ancora consacrata: è una fantastica location per matrimoni e concerti.

4.4 Pranzo a Sabbioneta

Dove mangiare a Sabbioneta? Alla Ricanda l’orto del gusto
Il mio pranzo a Sabbioneta

È ora di pranzo e mi è venuta fame. Giusto a due passi da Piazza Ducale, prendendo via Scamozzi, ci fermiamo alla Ricanda l’orto del gusto. Nel banco gastronomia scegli le varie pietanze che preferisci, anche diverse; così puoi assaggiare un po’ di tutto! Molti piatti sono vegetariani e biologici (ma qualcosa di carne c’è): come in un buffet si pesa il piatto e paghi in base a quello. Tutto molto salutista e leggero, perfetto per continuare la visita nel pomeriggio senza problemi.

4.5 Museo del Ducato

Il toson d'oro di Vespasiano Gonzaga è nel Museo del Ducato di Sabbioneta
Il toson d’oro di Vespasiano Gonzaga

La visita riprende costeggiando la Chiesa dell’Assunta dalla facciata bicolore dal curioso campanile a base rettangolare; in via dell’Assunta ecco il Museo del Ducato, conosciuto anche come Museo d’Arte Sacra “A passo d’uomo”.  Qui oltre a statue lignee e paramenti sacri che definirei classici, c’è un tesoro: il toson d’oro di Vespasiano; era sepolto con lui e fu ritrovato nel 1988. È inconsueto: di solito questo conferimento prestigioso tornava all’imperatore. La cosa bizzarra è che nei quadri era rappresentato enorme, ma è piccolissimo; la catena invece era enorme! Per fortuna c’è una lente per ammirare i dettagli del tosone (l’ariete).
Sorprendente invece il giardino interno, una foresta verde dentro al borgo.

4.6 Teatro all’Antica

Posti da visitare vicino a Mantova? Teatro All'Antica di Sabbioneta
Il loggiato del Teatro all’Antica

Continua il tour con il gioiello dei borghi più belli d’Italia di Mantova, il Teatro all’Antica di Sabbioneta. Fu realizzato tra 1588-90 da Vincenzo Scamozzi che aveva già lavorato al Teatro Olimpico di Vicenza (a cui assomiglia). È il primo teatro stabile costruito appositamente per essere un teatro di corte, ben distinto; era parte del progetto originale di Vespasiano! Aveva ingressi diversi per la corte, attori/musici e sul decumano per Vespasiano. Sfortunatamente ha avuto vita brevissima: Vespasiano morì nel 1591 e così il teatro venne abbandonato. Nel ‘600 tentarono di recuperarlo usando macchine mobili (come a Parma), ma non aveva abbastanza spazio; così poi divenne caserma, magazzino, perfino stalla e fienile e infine cinematografo fino agli anni ’50 del ‘900. Dal 1959 grazie ai restauri è tornato a essere un teatro simile all’originale; la scenografia andata perduta è stata ricostruita nel 1996, rappresentando i palazzi di Sabbioneta con punto di fuga centrale come all’origine. L’acustica era studiata: il legno, il meraviglioso loggiato degli dei dell’Olimpo (11+ Ercole) in gesso… tutto era propedeutico! Peccato che il soffitto è ottocentesco e non più l’originaria carena di nave rovesciata (che pare fosse dipinta azzurra come il cielo). Anche gli affreschi sui lati del palcoscenico, oramai sbiaditi, dovevano essere stupendi e ricreare un giardino, visto che nel Cinquecento il teatro si faceva all’aperto.
Comunque è una meraviglia che lascia senza parole e che tuttora ospita diverse iniziative.

4.7 Palazzo Giardino

Cosa vedere a Sabbioneta? Palazzo Giardino con meravigliose sale affrescate
Affreschi con grottesche del Camerino delle Grazie

L’ultima bellezza da vedere a Sabbioneta è Palazzo Giardino, così chiamato per l’ampio giardino all’italiana che si trovava all’esterno del palazzo; è rinato recentemente, secondo i canoni dell’epoca. Se il Palazzo Ducale era il palazzo politico, dove Vespasiano amministrava, Palazzo Giardino era destinato alla vita più intima di Vespasiano e della sua corte. Qui vennero raccolte le testimonianze della vicenda letteraria e simbolica del duca: insomma c’è Vespasiano uomo in questo edificio. Infatti le sale raccontano la vita del protagonista, le vicende della carriera militare e privata, soprattutto quelle del piano superiore.
Sono ambienti piccoli, ma divinamente decorati con affreschi con riferimenti biblici e mitologici. Il Camerino di Enea era lo studiolo del duca: ha affreschi della vita dell’eroe (tra cui la guerra di Troia) e fantastico soffitto con Mercurio e gli altri dei rappresentati come putti. Poi giungi nella grande Sala della Musica (o degli Specchi) che regala una bella vista sul giardino; purtroppo le tele e gli specchi non ci sono più: chissà che meraviglia era! Meraviglioso anche il Camerino delle Grazie in stile pompeiano favoloso: il soffitto ha il volto di Medusa ed era ricoperto d’oro! Davvero una chicca finissima. Insomma, ho fatto il pieno di gran foto e dei dettagli stupendi degli affreschi!
Palazzo Giardino è piccolo, ma era collegato attraverso il Corridor Piccolo al castello, dove realmente abitava il duca con la corte; quest’ultimo fu demolito nel 1797dagli Austriaci.

La Galleria degli Antichi

La Galleria degli Antichi di Sabbioneta è da vedere nei dintorni di Mantova
La meravigliosa Galleria degli Antichi

Parte integrante di Palazzo Giardino è la Galleria degli Antichi, dove Vespasiano aveva raccolto la collezione di opere d’arte, soprattutto marmi antichi; oggi è completamente dispersa, a parte alcuni che trovi al Museo Archeologico di Mantova. Come si nota nei nomi, Vespasiano aveva un’ammirazione sconfinata per Roma antica e la sua grandezza oramai decaduta: un’altra prova è l’iscrizione sulla facciata del Teatro.  
Lunga 97 metri, a piano terra è un porticato in mattoni con lampioni appesi che regalano fascino. La galleria superiore invece è totalmente affrescata: le decorazioni sono di Bernardino Campi e della sua scuola; ci sono alcune statue di imperatori romani e stupendi affreschi, anche se un po’ sbiaditi. Ma spiccano soprattutto le colonne trompe l’oeil; quelle sul lato corto più ti avvicini e più sembrano accorciarsi, mentre allontanandosi si allungano! Comunque la Galleria è molto più bella da vedere di persona che in foto.

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4.9 I dintorni di Sabbioneta

Villa Pasquali

Cosa vedere vicino a Sabbioneta? La chiesa di Villa Pasquali
La magnifica chiesa di Villa Pasquali

Nei dintorni di Sabbioneta segnalo Villa Pasquali, frazione a pochi chilometri che si è sviluppata nel ‘700. Il suo simbolo è la chiesa di Sant’Antonio Abate in mattoni con facciata curva e due colonne frontali, sempre in cotto. È una cattedrale nel deserto: infatti la chiesa è gigantesca e il paese minuscolo!  Gli architetti furono i fratelli Bibbiena: prevedeva due campanili, ma siccome durante la costruzione crollò la cupola, non bastarono i soldi per terminarla; perciò il campanile sinistro è monco, come la Manquita di Malaga. Comunque il progetto era raffinato e innovativo; ad esempio la cupola è doppia: quella bassa è traforata per cui la luce esterna filtra e da dentro pare di vedere un cielo stellato.
Purtroppo l’ho trovata chiusa: infatti la chiesa apre solo la domenica per la messa o su prenotazione. Però mi sono goduto il tripudio di rondini che volano attorno.

Ponte di barche sul canale Navarolo

Il ponte di barche sul canale Navarolo è da vedere nei dintorni di Mantova
Il ponte di barche sul canale Navarolo

Poco più a nord, ai confini del territorio di Sabbioneta, ecco un altro luogo affascinante. Il ponte di barche sul canale Navarolo che esiste dal 1976 ed è decorato da fiori; per trovarlo cerca su Google “via G. Garibaldi Sabbioneta”. Sono barche… di cemento, ma galleggiano ed il ponte è ancora attraversabile in auto a 5km (ma vanno più veloce); quando passano il ponte fa un grande rumore, scende e poi risale. C’era pure un cielo particolare e brumoso, ma fantastico il profumo di tigli in fiore.
Dall’altra parte sei a di fronte al Torrazzo di Commessaggio, anch’esso gonzaghesco, che serviva per controllare il territorio; ha sale museali e una splendida vista; ma ci siamo passati a fine giornata ed era chiuso. Stupendo lo scorcio col comune con torre con orologio in fondo e le case colorate di questa frazione: colori pastello allegri, gialli azzurrino e rossi.

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5. Grazie di Curtatone

Grazie di Curtatone è uno dei borghi più belli d'Italia di Mantova
Disegno dei madonnari davanti al Santuario delle Grazie

Altri 30 minuti di auto e raggiungiamo un altro dei borghi più belli d’Italia di Mantova: Grazie di Curtatone. Come detto, questo borgo di pescatori è sorto attorno al Santuario della Beata Vergine delle Grazie e ancora oggi è un gruppo di poche case raccolte attorno al grande Piazzale Santuario; qui svetta la grande chiesa. C’è un comodo parcheggio all’angolo tra via della Francesca e via Martiri dell’Aldriga dove lasciare l’auto. A piedi prosegui tra queste case popolari, senza particolare fascino, fino a svoltare a sinistra in via San Pio X: poi trovi il Santuario dritto di fronte a te.

5.1 Storia del Santuario delle Grazie

l santuario della Madonna delle Grazie è da vedere nei dintorni di Mantova
Il dipinto della Madonna delle Grazie nell’altare

Tra le canne lacustri un altare con l’immagine della Madonna con Bambino alla quale i pescatori del Mincio facevano preghiere e ex-voto per una pesca abbondante: così è nato tutto nell’XI-XII secolo. Dalla preghiera ai miracoli il passo è breve e la fama si diffuse; così nel 1398 quando la peste colpì Mantova, anche Francesco Gonzaga fece un ex-voto alla Madonna delle Grazie; la città si salvò e l’architetto Bartolino da Novara eresse un grande santuario gotico, affidato ai frati francescani. Lasciti e donazioni resero il complesso ricco: alcune grandi famiglie mantovane costruirono qui le loro cappelle e persino Giulio Romano fu chiamato per abbellire la chiesa: perciò il santuario ha forme cinquecentesche. La sua opera si nota soprattutto all’interno; in particolar modo venne usato come mausoleo per alcuni membri della famiglia Gonzaga, tra cui Baldassarre Castiglione.
Ma poi perse importanza: nel 1782 il santuario fu trasformato in ospedale e la successiva spoliazione napoleonica lo privò degli ex-voto più importanti. Però tuttora continua la fiera delle Grazie che esiste dal 1425, che si svolge ogni 15 agosto nel piazzale e vede all’opera i Madonnari.

5.2 Il piazzale e i Madonnari

Il piazzale del Santuario di Grazie di Curtatone ha case pittoresche
Pittoresche case nel piazzale del santuario

Infatti Grazie di Curtatone è famosa anche per i Madonnari che disegnano sul piazzale coi gessetti colorati; si vedeva ancora qualche disegno fatto sull’asfalto e un po’ scolorito. Lo stesso piazzale comunque è importante: in parte era coperto da un chiostro del convento; pensa che originariamente ne aveva ben 4! Degli antichi portici oramai rimane traccia solo davanti alla chiesa; però se aguzzi la vista puoi ammirare qualche segno degli archi di mattoni nelle case attorno, soprattutto tra quelle colorate sulla destra (guardando la chiesa); qui qualche scorcio è pittoresco. Tra l’altro nel piazzale furono ricoverati alcuni feriti della terribile battaglia di San Martino e Solferino del 1848.
Ora a causa del covid celebrano la messa all’esterno quindi hanno allestito un palco da sagra paesana, con sedie sparse in giro… non bellissimo da vedere, così come le auto parcheggiate davanti alla chiesa.

5.3 Visita del Santuario delle Grazie

Cosa vedere nei dintorni di Mantova? Il Santuario delle Grazie
L’interno del Santuario delle Grazie

Negli affreschi delle lunette del porticato è illustrata la storia della chiesa (da destra a sinistra): da cappella di pescatori, alla peste, alla preghiera di Francesco I (1399), poi i lavori e l’inaugurazione nel 1406.
Ma fuori è normale; invece dentro la chiesa è molto particolare, anzi stranissima! Subito noti i bellissimi elementi fiorati della volta di Giulio Romano… e un coccodrillo appeso!
Sui lati della navata trovi le cappelle delle famiglie più facoltose di Mantova, chiuse con cancellate perché abbellite con oro; la prima a destra è la Cappella di San Bonaventura con affreschi di Giulio Romano sul soffitto e la tomba di Baldassarre Castiglione. Peccato solo che siano buie (e devi mettere la moneta per illuminarle)!
Ovviamente nell’altare maggiore c’è la Madonna delle Grazie, molto antica ma che ha subito molti (troppi) rifacimenti; lo stupendo tempio votivo pensato da Giulio Romano la incornicia.

Gli ex voto

Gli ex voto del Santuario delle Grazie di Curtatone sono manichini a grandezza naturale
I particolari ex voto del santuario

Però noti soprattutto le impalcate della navata coi tantissimi ex voto: in primis i manichini a grandezza naturale con vestiti e armature fatte apposta dai francescani che gestivano il convento. Dentro in ogni lunetta è rappresentato il momento in cui la Madonna è intervenuta: ad esempio uno era stato issato, ma la corda si è spezzata… così pena sospesa; alcuni sono un po’ macabri perché senza testa o impiccati! Tutto è descritto in terzine sotto. Poi sulle colonne feticci con parti del corpo di cera (quelle che dovevano guarire): cuori, mani, nasi, seni… Pura devozione popolare.
In fondo a destra in alto sono rappresentati i grandi personaggi venuti qui: papa Pio II Piccolomini (quello di Pienza), l’imperatore Carlo V e il futuro Filippo II (da giovane e sbarbato). Finché ci sono stati i frati hanno curato la struttura e le statue; dopo Napoleone ha regnato l’incuria fino al 2000.

5.4 Escursione sul fiume Mincio

Coi Barcaioli del Mincio fai un'escursione in battello sul fiume Mincio
Il santuario visto dal battello sul fiume Mincio

Cosa fare a Grazie di Curtatone? Dopo la visita al santuario un’escursione sul fiume Mincio! Scendi dietro la chiesa e raggiungi un’oasi di relax immersa nel verde; proprio lì c’è l’attracco per un giro in battello con I Barcaioli del Mincio.
I 3 diversi itinerari variano per la durata: da 1 ora a 2 ore; ovviamente più tempo c’è e più ti avvicini a Mantova. Noi abbiamo fatto l’itinerario di un’ora. Comunque tutti attraversano la riserva naturale Valli del Mincio, che fa parte del più ampio Parco regionale del Mincio, dal Lago di Garda al Po.
Partendo vedi tantissime canne, felci e ninfee gialle (purtroppo a giugno non ancora in fiore); sulle sponde alberi come ontani e salici, mentre cigni e cormorani neri nuotano sull’acqua. Si nota subito che il Mincio è un fiume palustre, dai fondali bassi. Non sembra nemmeno di stare in Lombardia!

Il fiore di Loto

La distese di fiori di loto sono tipiche del fiume Mincio vicino a Mantova
La distesa di fiori di loto sul fiume Mincio

Poi il protagonista diventa il fior di loto, un’abnorme distesa che copre il fiume. Quest’anno ricade il centenario dell’importazione del fior di loto, impiantato nel 1921 da una botanica a Mantova (8km da Grazie); vista l’estensione, si è adattato perfettamente! Ha foglie enormi che escono di 1,5 metri e grandi fiori rosa da ammirare nei primi giorni di luglio alle prime ore del mattino. Cromaticamente è uno spettacolo unico! 
Cresce a dismisura e viene controllato con tagli frequenti per non occludere le vie d’acqua. Ma il problema sono i sedimenti: tutte le foglie d’inverno muoiono e si depositano sul fondo, abbassando l’altezza del fiume. Il comandante ci ha mostrato come è fantastica la foglia di loto: è idrorepellente! Quindi rimangono gocce di acqua sopra, che poi confluiscono al centro. In Oriente la utilizzano per ottenere filati tessili.

Il giro in battello

L’escursione è molto bella; vedi aironi cinerini e rossi (che in realtà sono neri ma con collo rosso) e poi lo splendido Borgo Angeli che si affaccia sul lago, con la chiesa simile al Santuario delle Grazie; invece dalla strada passando in auto è insignificante! Che spettacolo quando scorgi il profilo di Mantova in lontananza con la cupola di Sant’Andrea che svetta! Si vede benissimo, mentre fotografandola sembra lontano. Lì eravamo a metà strada con la città.
Ho apprezzato tanto che il comandante ha spiegato bene la vegetazione e la storia del luogo: Ettore è molto coinvolgente ed emerge l’amore per il territorio; cerca anche di sensibilizzare, invitando a mangiare meno salsiccia (perché i maiali sono più impattanti sull’ambiente). Infatti per colpa dell’uomo la qualità dell’acqua è diventata pessima: il fondo non esiste più e ovviamente la fauna ittica ne ha risentito; anche per le specie aliene immesse come il pesce siluro del Danubio che non ha nemici. I cambiamenti climatici hanno fatto il resto, portando il voracissimo cormorano. Perciò i pescatori non esistono più.
Al ritorno verso Grazie, col sole nascosto dietro alle nuvole la luce era strana, ma affascinante. Ha alleviato il grande caldo e regalato gran foto!! Stupendo che alla fine appare il santuario in cima alla collina, tra la vegetazione.

5.5 Cena a Corte Bondeno

Il ristorante Corte Bondeno è ottimo per mangiare a Sabbioneta
L’antipasto del Ristorante Corte Bondeno

Dopo aver attraversato il ponte di barche (come detto prima) siamo ritornati a Sabbioneta per la cena al Ristorante Corte Bondeno.  Un posto particolare immerso nella natura: abbiamo dovuto pure percorrere uno sterrato per arrivarci! All’interno del locale mille cimeli regalano un fascino nostalgico, ma noi abbiamo cenato nei tavoli all’aperto. Ottimo l’antipasto misto del Bondeno con gnocco fritto, zucca fritta con aceto balsamico e salumi misti, mentre come primo piatto tortelli di spalla cotta con fonduta di parmigiano; qui la panna copriva troppo il gusto. Comunque abbiamo mangiato molto bene.

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6. Pomponesco

Pomponesco è uno dei Borghi più belli d’Italia di Mantova
Veduta della colorata Pomponesco

Il secondo giorno alla scoperta dei Borghi più belli d’Italia di Mantova comincia da Pomponesco. Era un insediamento antichissimo, poi divenuto centuriazione romana; sembra che il nome derivi da ciò, dalla famiglia Pompea che aveva territori qui. Nel Medioevo è stato un piccolo borgo medievale fino all‘arrivo della famiglia Gonzaga; anch’essa alla morte di Ludovico II diventò un feudo di un ramo cadetto. Vedendo Sabbioneta prendere forma, nel 1578 il conte Giulio Cesare Gonzaga volle creare anche lui una città ideale a Pomponesco. Ma non aveva soldi: iniziò la costruzione spremendo i cittadini di tasse… questi ovviamente non la presero bene e lo cacciarono! Così trasferì la corte a Bozzolo. Perciò Pomponesco è un progetto incompleto e l’elemento principale, ovvero il castello esagonale dove il conte viveva, venne smantellato nel 1818 per erigere l’argine contro le piene del Po.

6.1 Cosa vedere a Pomponesco

Cosa vedere nei dintorni di Mantova? Il borgo di Pomponesco
La piazza di Pomponesco… col mercato.

Oltre ai resti del castello, di interessante c’è Piazza XXIII Aprile, una splendida piazza padana rettangolare inalterata dal Seicento; è circondata da edifici con portici dove vivano i cortigiani, ma solo una casa signorile ha conservato gli affreschi originari. Tra loro spiccano il palazzo comunale e la chiesa di Santa Felicita e dei Sette Fratelli Martiri, che si fronteggiano con le loro torri. La chiesa è sorprendentemente grande per un piccolo borgo; è dedicata ai 7 fratelli martiri dopo essersi convertiti al cristianesimo. Ha impianto cinquecentesco, rifacimento settecentesco e la facciata di inizio ‘900; la finta cupola dipinta sopra l’altare invece è novecentesca. I cassettoni finti della volta rimandano a Sant’Andrea di Mantova… uno sforzo di maestosità in un piccolo luogo! I pomponescani sono molto orgogliosi della chiesa; a primo impatto è affascinante, ma guardando bene i dettagli vedi tutti i limiti.

La Garzaia e il resto

La Garzaia di Pomponesco, riserva naturale che va dal borgo al fiume Po
Scorcio della Garzaia di Pomponesco

Prolungandosi la piazza si restringe, come se ti invitasse a raggiungere la scalinata che sale sull’argine del Po (dove passa la ciclabile del progetto VenTo). Poi davanti trovi la Garzaia di Pomponesco, riserva naturale dove nidificano gli uccelli; che scorcio stupendo con la via sterrata nella natura! Arriva fino al Po, poco lontano da qui.
Dall’alto dell’argine hai una bella vista sul borgo, di solito dall’atmosfera incantata. Noi però l’abbiamo visitato la terza domenica del mese e abbiamo trovato il mercatino dell’antiquariato, per cui le strade erano piene di auto e abbiamo fatto fatica a trovare parcheggio. Nella piazza c’era di tutto: stand ovunque con moltissime cianfrusaglie. Al contrario di solito il borgo è tranquillissimo, una chicca isolata; difatti Pomponesco è stato set di molti film: Strategia del Ragno di Bertolucci, Don Camillo (di Terence Hill) e la Monella di Tinto Brass i principali.

6.2 Un dolce tradizionale

Il “luadel” è il dolce tipico di Pomponesco, borgo di Mantova
Il luadel, dolce tipico

A Pomponesco abbiamo fatto una sosta alla Panetteria Il Cesto per assaggiare un prodotto tradizionale: il “luadel. Nasce come un gnocchetto di impasto del pane, ricoperto di strutto; veniva cotto per capire se la temperatura era adatta per cuocere il pane. Da scarto è divenuto… un prodotto tipico! È gustoso, simile a una focaccia (ma più secco). Il termine deriva dalla parola “lievito”.
Questa panetteria è partita dai prodotti tradizionali, ma ora spazia a tante cose, sempre valorizzando le eccellenze locali; quindi fa torte, marmellate, perfino il gelato… Davvero una chicca del paese, ottimo posto dove fermarsi e acquistare delizie da portare a casa.
Comunque bello il mix tra dialetto lombardo e emiliano che c’è qui, compresa la solarità e giovialità che trovi solo in Emilia Romagna. Poco fuori il negozio ho notato una cupolina sopra a una casa: è tutto ciò che rimane della Sinagoga della comunità ebraica che c’era qui.

6.3 Il paesaggio Padano

I pioppeti sono tipici del paesaggio padano e delle golene
Pioppeto di una golena

L’ultimo dei borghi più belli d’Italia di Mantova dista 45 minuti di strada; beh… sarebbe anche meno se passassimo dall’Emilia, ma noi vogliamo girare la provincia di Mantova! Con questo itinerario dobbiamo attraversare ben 2 fiumi e e ammiriamo il paesaggio tipicamente Padano!

Il ponte di barche di Torre d’Oglio

Cosa vedere nei dintorni di Mantova? Il ponte di barche di Torre d’Oglio
Il ponte di barche di Torre Oglio

Infatti dopo aver proceduto verso nord, incontriamo ed attraversiamo il ponte di barche di Torre d’Oglio, il più antico ponte di barche dell’Oglio. Siamo vicinissimi a dove sfocia nel Po e le barche sono ancora di cemento, ma è più bello di quello di ieri…ed anche più lungo! Gran rumore anche qui quando passano le auto. Fino al 2000 c’era il pontiere che lo gestiva, ora sostituito da sistemi automatizzati che però sono meno sensibili alle condizioni del fiume: alla minima allerta viene chiuso al traffico, mentre il pontiere era più capace di leggere le condizioni e lo chiudeva all’ultimo. Inoltre hanno mandato in pensione questa figura storica che veniva tramandata da generazione in generazione.
Proprio qui Ligabue ha girato una scena di Radiofreccia; insomma questi luoghi sono molto cinematografici!

Procedendo lungo l’Argine Maestro

Corti gonzaghesche nel territorio Padano nei dintorni di Mantova
Una corte gonzaghesca nel paesaggio padano

Poi la strada prosegue in cima all’Argine Maestro del Po, sovrastando dall’alto i paesi come Scorzarolo o Borgoforte, che riposano tranquilli protetti dall’argine stesso. Questa montagna artificiale serve per impedire che le grosse piene invadano la Pianura Padana; ad esempio l’ultima piena del 2000, senza gli argini, avrebbe inondato Milano! È tutto un sistema monitorato e studiato, che lascia spazi destinati ad essere invasi dall’acqua in caso di pericolo; sono le golene, spesso coperte da filari di pioppeti per l’industria del legno, molto attiva in zona.
A punteggiare il territorio diverse corti gonzaghesche vicino al Po; erano tutte riserve di caccia e rifugi per evadere dalle città, sempre malsane all’epoca. Purtroppo alcune sono abbandonate a se stesse, altre invece sono divenute maneggi o altro. Poi scorgi paesaggi tranquilli dominati dai campi, qualche rara industria (ma quelle grosse sono un pugno nell’occhio) e paesi che sembrano fermi nel tempo: atmosfera rilassante.

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7. San Benedetto Po

San Benedetto Po è uno dei borghi più belli d’Italia di Mantova
Scorcio di San Benedetto Po

Alla fine raggiungiamo San Benedetto Po, l’ultimo dei borghi più belli d’Italia di Mantova che visitiamo e che si trova a sud del corso del Po. Come dice anche il nome, il borgo è strettamente legato all’abbazia di San Benedetto in Polirone, uno dei siti cluniacensi più importanti d’Europa.
Fu fondata nel 1007 da Tedaldo di Canossa (nonno di Matilde) sui terreni donati dalla famiglia. Costruì una piccola chiesa, dandola in gestione ai monaci benedettini; nei successivi 700 anni diventa uno dei complessi monastici più grandi d’Italia: pensa che tra ‘300 e ‘500 era più importante di Cassino! Nel 1420 entrò nell’influenza dei Gonzaga che lo affidarono alla congregazione di santa Giustina di Padova; questo portò al coinvolgimento di Giulio Romano che rinnovò la chiesa. La storia del complesso monastico si concluse con Napoleone, che nel 1797 lo soppresse. Il terremoto dell’Emilia del 2012 ha fatto ingenti danni.

7.1 Prima impressione del borgo

San Benedetto Po è un borgo da vedere in provincia di Mantova
Una casa di San Benedetto Po

Le mura che proteggevano il monastero non ci sono più, rimpiazzate o inglobate da case che hanno formato il borgo. Quindi più che un ambiente chiuso, trovi l’immensa Piazza Matilde di Canossa aperta e irregolare che si stende su due lati dell’ex monastero. Guardando la chiesa, sulla destra trovi però una porta: quello era l’unico accesso ed ora è un passaggio pedonale con a fianco un bar. Trovi altri bar nei portici affascinanti e un po’ decadenti, tranquilli come le biciclette che passano. All’esterno un tempo si erano rifugiati i contadini per protezione del monastero; ora invece trovi case moderne abbastanza normali (e banali), senza fascino. Che grande contrasto con la piazza!
Il monastero si chiama del Polirone, perché era su un’isola protetta tra il canale Po e il canale Lirone. Poi quando venne incanalato il fiume nacque il grande Po che conosciamo oggi (più o meno attorno al 1200).

7.2 Pranzo a San Benedetto Po

Gnocchetti con scamorza e ortica della Trattoria da Marte a San Benedetto Po
I gnocchetti con scamorza e ortica

Però è già ora di pranzo e… non abbiamo scelta: ci dobbiamo fermare. Infatti qui i musei hanno orari strani: alle 12:30 chiudono per pausa pranzo per riaprire solo alle 14:30-15:00. Questo ti consente di mangiare con super calma, ma è certamente una difficoltà che devi conoscere per organizzare la visita; secondo me è il riflesso del provincialismo turistico che vige ancora nel borgo.
In una via laterale della piazza abbiamo pranzato alla Trattoria Da Marte; nella via sotto l’ombrellone per fortuna girava aria che dava sollievo dal grande caldo estivo. Abbiamo mangiato piatti tipici: io ho preso un primo di gnocchetti di grano con scamorza e ortica, dal gusto forte e deciso; non me l’aspettavo, credevo fossero più delicati.

7.3 Visita di San Benedetto Po

Con mia grande sorpresa, San Benedetto Po ha molto da offrire a un visitatore. Ad esempio si può salire sul Campanile di San Floriano di Piazza Garibaldi; essendo defilato, io ho preferito non andarci. Anche perché ovviamente la grande attrazione è il monastero polironiano. Visto che il Museo Civico Polironiano è in restauro, consiglio di iniziare la visita dai chiostri.

I chiostri

Il monastero di San Benedetto Po ha chiostri stupendi da vedere
Il chiostro di San Simeone

A sinistra guardando la chiesa trovi il Chiostro grande di San Benedetto; ha solo due lati, perché un porticato fu tamponato da Giulio Romano per realizzare le cappelle interne della chiesa, mentre l’ultimo fu abbattuto nell’800; così è diventato parte della grandissima piazza, una specie di angolo naturale stupendo con un prato verde e qualche fiore. È il più grande dei tre chiostri rimasti (su 5 che erano); passandoci regala un bel gioco di scorci con le arcate e la chiesa come sfondo.
Pochi passi e giungi al chiostro di San Simeone, un’oasi di pace e silenzio anche quando di là c’è trambusto. Si chiama così per il monaco eremita armeno che pare sia morto qui. Meraviglioso tardo gotico Lombardo tutto in cotto, con siepi di bosso geometriche e alberi di melograno. Giulio Romano ne fece affrescare le volte con le storie della vita di San Simeone. Una parte è collegata al vecchio oratorio di Santa Maria, la parte originaria della chiesa; del resto questo era il chiostro centrale del monastero: gli altri erano disposti sui quattro lati.
Il monastero oggi non esiste più: ora (chiesa a parte) è proprietà del comune e le sue sale sono utilizzate per attività comune; c’è l’asilo, la biblioteca, un centro sociale… Bello che sia vissuto dagli abitanti!

L’ex refettorio

A San Benedetto Po è da vedere l’ex refettorio del monastero
L’Ultima Cena del Bonsignori con prospettiva del Correggio

L’ex refettorio è visitabile e dà direttamente sulla piazza: è vicino al Chiostro di San Benedetto. Nel Novecento diventò una fabbrica di bottoni e quindi gli affreschi del soffitto e pareti sono molto rovinati. Ora ospita una prospettiva incompleta attribuita al Correggio attorno all’Ultima Cena di Girolamo Bonsignori, che è praticamente la copia di Leonardo (con poche differenze); l’opera del Correggio si integra perfettamente: fu pensata per integrarsi con essa. Se ti avvicini vedi che la tovaglia è ricamata sopra!! Poi ci sono due statue di Begarelli, che Vasari definì il Michelangelo della terracotta: un San Simeone e una Madonna in terracotta armata, poi ricoperta in stucco e lucidata per sembrare marmo; lo sembra davvero! È esposto anche l’unico frammento della facciata romanica originaria di Wiligelmo (lo stesso artista del Duomo di Modena) e qualche quadro moderno.
Al piano inferiore sotterraneo trovi le cantine piccole, sede della parte archeologia del museo: ceramiche mantovane e reperti antichi della chiesa. A seguire le cantine grandi cinquecentesche con l’ampia collezione di carri da lavoro; infine trovi gli strumenti per la produzione del vino: infatti sono i monaci che fanno per la prima volta la spumantizzazione del Lambrusco e dello champagne in Francia.

I danni del terremoto del 2012

Il terremoto del 2021 ha danneggiato il monastero di San Benedetto in Polirone
Il monastero di San Benedetto e il campanile imbragato

Anche se è territorio mantovano, siamo a sud del Po; infatti gli abitanti vengono spesso confusi con gli emiliani (e l’accento è misto). Del resto l’Emilia è vicinissima e qui il terremoto del 2012 ha fatto tanti danni. Però non lo diresti: il campanile imbragato è l’unica traccia visibile del terremoto. Speriamo che presto arrivino i fondi per renderlo di nuovo fruibile e poter salire a vedere la bellezza integrale del monastero da lassù; non essendo fondamentale rimane in attesa: dopo la sistemazione del Museo Civico Polironiano toccherà a lui.
Comunque anche la basilica stessa era risultata inagibile ed è riaperta solo da 3-4 anni: infatti se da una parte il terreno sabbioso ha attutito il terremoto, dall’altra ha spostato le fondamenta aprendo le colonne portanti della basilica; a ciò va aggiunta la scollatura della facciata settecentesca, che era semplicemente appoggiata. Gli altri edifici essendo bassi hanno avuto meno problemi.

7.4 La Chiesa

Cosa vedere a San Benedetto Po? La chiesa abbaziale
La facciata della chiesa

La basilica abbaziale è il gioiello di San Benedetto Po e tuttora fa parte della rete dei siti cluniacensi. Fu modificata nel corso dei secoli: dopo la prima chiesa antica, il padre di Matilde e Matilde di Canossa stessa la ampliarono in stile romanico e gotico. Il genio di Giulio Romano incorporò queste architetture dandogli grazia e omogeneità; nel dettaglio raddoppiò la navata e per creare le cappelle laterali inglobò un porticato del chiostro (come detto). Inoltre rifece la facciata di Wiligelmo, a cui nel ‘700 venne sovrapposta una nuova facciata: si vede ancora il rosone antico al centro. Questa facciata barocca con arcate – solamente appoggiata – col terremoto è venuta in avanti, trascinandosi parte della chiesa.
Le statue dei santi sulla parte destra del sagrato regalano fascino e sono ottime ispirazioni fotografiche.

L’interno della chiesa

A San Benedetto Po vai a visitare il monastero di San Benedetto
La volta della basilica con decorazioni cinquecentesche

Ci sono voluti 5-6 anni di restauri, ma guardandola ora non diresti che sia stata terremotata: le fenditure sono state coperte e tutto è rinsaldato. L’unico dettaglio strano sono i quadri settecenteschi tristi e tetri della parte antica della chiesa in fondo; invece lungo la navata vedi 3 spazi bianchi a destra e sinistra: noti che manca qualcosa! Però nell’ultima cornice sono emersi festoni decorati con fiori e frutti: è la decorazione cinquecentesca!
Meravigliosa la volta, candida e pura: ha forme geometriche con all’interno le grottesche, tratto distintivo di Giulio Romano; mi ha ricordato la Certosa di Pavia. Sai che fino al 2012 non si vedevano? Essendo una volta stuccata, nei secoli aveva assorbito il fumo delle candele e l’olio delle lampade… era completamente nera. I lavori post terremoto hanno fatto ritornare la bellezza e luminosità interna originaria. Anche le cose più terribili come un terremoto hanno un lato positivo!

Il coro e l’abside

Il meraviglioso coro dell'abbazia di San Benedetto in Polirone
Il fantastico coro dell’abbazia

Camminando per la chiesa e apprezzando il fresco (visto che fuori c’è afa), raggiungo la zona più antica, in primis quella dell’altare; è chiusa da un cancelletto in metallo con l’effigie di San Benedetto. Alle spalle, nascosto alla vista, ecco il coro, formato dagli scanni intagliati nel legno disposti a U. Qui i monaci si sedevano per cantare, con leggio girevole al centro. Che meraviglia! Ammira le pregevoli sculture, gli affreschi della piccola cupola e resti e lacerti della chiesa medievale come le colonne antiche; c’è pure un orologio, messo quando la chiesa diventò una basilica aperta al pubblico. Posto fantastico: domina il silenzio che conferisce un’atmosfera mistica eccezionale; ti viene istintivo parlare sottovoce e camminare piano. Il colore marrone nel legno contrasta col bianco candido della chiesa.
Attorno il deambulatorio dell’abside, dove spiccano le statue cinquecentesche del Begarelli.

L’Oratorio di Santa Maria

La prima tomba di Matilde di Canossa è nel monastero di San Benedetto Po
La prima tomba di Matilde di Canossa

La parte originaria della basilica è però l’Oratorio di Santa Maria: era la chiesa primigenia. Matilde di Canossa la invertì e la collegò alla chiesa più grande che stava costruendo. Qui c’è la prima tomba di Matilde di Canossa, visto che morì a 3km da qui. La trovi ancora nell’abside, con mosaico pavimentale del 1151 con le 4 virtù cardinali e alcuni simboli legati alla figura di Matilde; colori bianco e nero con alcune tessere rosse che ricordano subito San Michele a Pavia. Sono stati rinvenuti 30-40 anni fa sotto al pavimento cinquecentesco ! Da qui si era direttamente collegati allo scriptorium, perché anche durante la copia gli amanuensi dovevano ascoltare le preghiere. Che pace incredibile: sembra quasi un museo per i pochi fedeli e visitatori!
Invece dall’altra parte della chiesa c’è la seconda tomba di Matilde, cinquecentesca, sorretta da 4 leoncini rossi. Poi nel 1633 il corpo fu spostato nella Basilica di San Pietro a Roma. A fianco la sagrestia con i grandi armadi in legno e gli affreschi geometrici con grottesche, anch’essi di Giulio Romano: qui gli sguardi vanno alla statua di San Benedetto.
Comunque il monastero ha tanti spazi da visitare: non pensavo ci potesse volere così tanto per visitarlo. Ha un fascino senza tempo.

cosa visitare vicino a mantova

8. Conclusioni

Cosa vedere vicino a Mantova? Il borgo di San Benedetto Po
Mosaico con le 4 virtù cardinali del monastero

Al termine della visita c’era una piccola degustazione di prodotti locali offerta dalla Strada dei vini e dei sapori di Mantova: io ho assaggiato un’ottima birra. Questa è una terra dove mangi e bevi sempre divinamente! Poi ho osservato paesaggi immersi nella natura, camminato in placidi borghi che sono set cinematografici a cielo aperto, ammirato meraviglie d’arte e luoghi pieni di storia. Cosa potevo chiedere di più? I borghi più belli d’Italia di Mantova sono stati una scoperta eccezionale! Pagano un po’ la loro perifericità (San Benedetto Po ad esempio è visitato solo da 25.000 visitatori all’anno!), ma sono una destinazione perfetta per un weekend in Lombardia insolito ma pieno di fascino, per chi vuole stare lontano dal caos, ma ama i luoghi autentici e le persone cordiali. Viaggio super consigliato!

borghi medievali mantova

Spero di averti stuzzicato la voglia di visitare i Borghi più belli d’Italia di Mantova. A Mantova ci sarebbe un altro borgo più bello, ma è molto più a nord; si chiama Castellaro Lagusello e ne ho parlato qui.
Se avessi domande o commenti scrivili sotto. Mi segui già sui miei canali social😉

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Ringrazio Lara per la grande disponibilità e la pazienza. Se volete visitare Mantova e dintorni contattatela!

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