Meglio Cordoba o Granada? Granada o Siviglia? Sono domande difficili, ogni città dell’Andalusia è da vedere perché è una regione meravigliosa, dove si vive e si assapora un mix culturale unico, un’eredità artistica e architettonica paragonabile solo a Palermo. Poi ognuno ha i suoi gusti e le sue preferenze. Però dopo tantissimo tempo ho compiuto un sogno: visitare Granada in Andalusia. È una città fantastica e talvolta ti senti di essere in un altro continente… altro che Europa! E poi ha l’Alhambra, il gioiello dell’Andalusia che è da vedere almeno una volta nella vita.
Ti racconto cosa vedere a Granada in 3 giorni e la mia esperienza nella città più bella della Spagna (e forse dell’Europa intera!).
- Storia di Granada
- Raggiungere Granada
- Dove dormire a Granada
- L’Albaicín
- La città bassa
- L’Alhambra
- Il 3° giorno a Granada
- Conclusioni
Cosa vedere a Granada
1. Storia di Granada




Tribù iberiche, fenici, poi i cartaginesi che formarono il primo abitato; nella zona si insediò chiunque per via della posizione felice. Quando arrivarono i Romani la città cambiò nome in Ilberis, ma non ebbe importanza. Solo coi Visigoti incrementò di dimensioni ed ebbe un peso militare. Sulla collina si stabilì pure una colonia di ebrei: da lì potrebbe nascere il nome Granada (dall’arabo Gar-anat, «Collina dei pellegrini»).
Nel 711 gli Arabi passarono lo stretto di Gibilterra e invasero la Spagna: in pochi anni conquistarono tutta la Spagna e parte della Francia finché furono fermati da Carlo Martello a Poitiers nel 732. Si formò l’emirato omayyade di Al-Andalus. I conflitti interni di potere resero il regno sempre traballante; nei primi anni dell’XI secolo gli scontri distrussero perfino la vecchia città!
Proveniente dal Nord Africa, la dinastia degli Ziridi prese il potere a Granada e fondò la nuova città di Garnata sul colle dell’Albaicín. Seguiranno altre dominazioni dal Maghreb fino a che Muhammad ibn Nasr si accordò con Ferdinando III di Castiglia: quest’ultimo prendeva Siviglia, lui diventava sovrano di Granada. Così nel 1238 Muhammad ibn Nasr entra trionfante dalla Porta di Elvira: nasce la dinastia Nasride (detta anche Nazarì). Lo stesso sultano cominciò a costruire la sua sontuosa residenza: l’Alhambra. Sotto i 20 sultani nasridi Granada prospera economicamente, socialmente e culturalmente per 250 anni. Era la capitale sfavillante e ricca del sultanato: ciò che è giunto a noi lo testimonia.
1.1 La Granada cattolica




Nel 1492 i Re Cattolici costrinsero alla resa Boabdil: Granada diventò la capitale di Spagna e l’Alhambra il loro palazzo, mentre i mussulmani sono tollerati (a differenza di Malaga). L’edificazione di Filippo II dell’Escorial fuori Madrid e la rivolta dei moriscos (mussulmani convertiti) cambiò tutto; il Cristianesimo divenne intransigente: dominò l’Inquisizione e chiese vennero erette sulle moschee. Nel 1609 i moriscos vengono espulsi, causando un danno enorme all’economia spagnola, parzialmente mitigato dall’argento dall’America che costruì le grandi opere barocche.
Ma Granada scivola nell’ombra, finché nel 1829 Washington Irving visse in città e scrisse I Racconti dell’Alhambra, ispirando scrittori e pittori come Dumas e Delacroix. Con Alfonso XIII l’Alhambra aprì al pubblico: Granada divenne una delle capitali della letteratura e della musica spagnola; Dalì, Manuel de Falla e Garcia Lorca vi soggiornarono contemporaneamente.
Ora è una vivace città moderna, aperta al turismo, ma dedita a tutelare il grande passato.
Granada Andalusia
2. Raggiungere Granada




Come spiegato nell’articolo su Malaga, Malaga e Granada sono vicine ma – essendoci la catena della Serra Nevada in mezzo – ci vogliono almeno 2 ore di autobus tra una e l’altra. In treno ancora di più: il giro è più lungo. Io non avevo comprato i biglietti in anticipo e così non c’erano per il primo bus; ho dovuto attendere un’ora. Come nel Sud Italia, poi la puntualità è un’opinione…
Viaggiando verso l’interno si vede la vegetazione brulla e colline ondulate, con un mix di coltivazioni e natura spontanea. Tantissimi ulivi allineati e edifici bianchi che spuntano qua e là; è ciò che ammiri di più in un viaggio on the road in Andalusia. Non trovi però l’esuberanza tropicale della costa: qui tutto mediterraneo. Superati i monti, quando le abitazioni si intensificano sei a Granada.
Arrivato alla stazione degli autobus, devi prendere l’autobus per il centro; consigliano quello per la Cattedrale (SN1), ma ce ne sono altri come il minibus C1 che porta direttamente nell’Albaicín. Per tutto ciò il viaggio è difficoltoso: ho perso molto tempo!
Granada cosa vedere
3. Dove dormire a Granada




Visitare Granada non è semplice: il centro storico è strutturato su due colline che si guardano, più lo spazio piano dove c’è la Cattedrale; attorno si estende la città moderna. Qui ci sono tanti comodi e grandi hotel, a partire dalla Plaza Nueva; però ritengo che quello sarebbe un soggiorno come tanti altri. Se vuoi vivere la vera Granada devi soggiornare nell’Albaicín, il quartiere in collina dove è nata Granada: vicoli in salita, negozietti, angoli splendidi… Certo: salire sull’Albaicín a piedi e con la valigia è faticoso, ma ogni volta che uscirai sarai nel cuore di un quartiere unico e pieno di fascino!
Io ho scelto il Makuto Hostel, proprio nel cuore dell’Albaicín in Calle Tiña 18. Nominato miglior ostello di Granada 2018, ha voti altissimi in tutte le recensioni: su hostelworld ad esempio ha 9,7 di media su oltre 2600 votazioni! Sei ami un clima informale, fare gruppo con altri viaggiatori da tutto il mondo, non ti disturba dormire in un dormitorio con 4-5 persone è perfetto per te! Poi ha pure i prezzi migliori della città. Che vuoi di più?
Granada da visitare
4. L’Albaicín




Gradini in salita tra splendide stradine acciottolate con case bianche ai lati e dettagli preziosi: così si presenta l’Albaicín. Granada nacque qui e qui c’erano le residenze reali dei sovrani mussulmani prima che che venne costruita l’Alhambra sulla collina di fronte nel XIII secolo; alcune continuano ad esistere dietro ad alti e misteriosi muri di cinta, come il Palazzo di Dar al-Horra.
Pensa che quando Granada cadde in mano cristiana nel 1492, l’Albaicín contava 30 moschee e 40.000 abitanti! Probabilmente assomigliava alla medina di Fez o di Marrakech. Ma dopo l’espulsione dei moriscos andò incontro ad abbandono e spopolamento (soprattutto nella parte alta) che tanto piacque ai poeti e pittori romantici. Questo fascino – seppur molto turistico oramai – continua a vivere. L’Albaicín è la parte più favolosa di Granada, pure Patrimonio dell’Unesco. Mi è piaciuta tantissimo!
4.1 Le strade dell’Albaicín




Case bianche dai tetti rossi, angoli pittoreschi, scorci mozzafiato: questo è l’Albaicín! Arrivando in autobus sulla Gran Via col suo traffico di auto, si passa a vie pedonali contorte piene di persone. La parte bassa è simile a un souk: locali e ristoranti etnici spuntano ovunque su Calle Elvira; tra negozi di pelletteria, lanterne e facce olivastre, sembra di stare in Nord Africa!
Salendo su vie in salita come Calle Calderería Nueva noti soprattutto disparati negozi sui due lati e i muri bianchi delle case. Procedi con calma e ogni tanto fermati a guardare a 360°: troverai angoli affascinanti come in Plaza San Gregorio o in Placeta Cruz Verde; proprio passando di qui ho trovato i festoni sopra la strada accanto all’Iglesia de San Gregorio: che atmosfera sudamericana! Salendo ancora i negozi spariscono, regna la pace e scorgi archi moreschi in mattoni e tra le case viste eccezionali, anche sull’Alhambra!
4.2 Palazzo di Dar al-Horra




Il primo monumento visitato a Granada è stato il Palazzo di Dar al-Horra, nel punto più alto dell’Albaicín. Era la residenza di Aixa, madre dell’ultimo sultano che si trasferì qui quando venne ripudiata dal marito; infatti significa “casa della signora”.
Ti accoglie un tripudio di profumatissime piante aromatiche nel primo cortile. Ha la forma tipica delle case ispano-moresche: due piani, un cortile rettangolare al centro con portici sui lati minori e soffitti policromi nelle stanze; sopra una torre panoramica che regala una gran vista incorniciando le case bianche nella natura: peccato non sull’Alhambra, ma sul lato opposto. Ovviamente colpisce di più il patio con la piccola piscina d’acqua con fontana, mentre gli archi a ferro di cavallo delimitano gli ambienti.
C’è una bella mostra sulla scienza nel regni Al-Andalus, che testimonia quanto siano stati importanti per tramandare le conoscenze greco-romane perse in Europa nel medioevo e le loro capacità artigianali.
4.3 Pranzo in Placeta de San Miguel Bajo




È già ora di pranzo; mi fermo lì vicino nel bar El Aljibe de San Miguel nella pittoresca Placeta de San Miguel Bajo. Il barista mi ha detto che le tapas le sceglie lui, arrivano a sorpresa! Ma ne porta solo una… Così ho ordinato anche il polpo alla gallega, che stanca dopo due morsi. Potevo scegliere meglio, però ho pranzato con 9,50€ (birra compresa).
Comunque l’atmosfera era fantastica: seduto sullo sgabello all’aperto sento gente che suona, persone che chiacchierano tranquille e di tanto in tanto ruote delle auto che cigolano sulle pietre delle strade dell’Albaicín; in alcuni punti passano appena!
Sopra le teste svetta il campanile dell’ex Chiesa de San Miguel Bajo, con i festoni che scendono ad abbracciare la piazza. La chiesa è tutta bianca, ma con due splendidi portali rinascimentali in pietra calda.
4.4 I mirador di Granada




Proseguendo la strada improvvisamente scende a destra, mentre davanti Granada si spalanca ai tuoi piedi: siamo al Mirador de la Lona. Tra le case bianche e i tetti rossastri spunta qualche campanile, mentre a sinistra vedi la Cattedrale; sul fondo invece brutti palazzi della periferia.
Io torno indietro su Calle Sta. Isabel la Real; dopo l’ingresso del convento omonimo, trovi l’Huerto del Carlos, un giardino con fontane e vegetazione rinnovato da poco; non c’è quasi nessuno: solo uno che mi guarda male. Salgo su un muretto e vedo l’Alhambra, ma poco. Così risalgo ancora la strada per giungere al Mirador de San Nicolás, il più bel punto panoramico di Granada; l’Alhambra è proprio di fronte! Qualche locale attorno per mangiare, la chiesa de San Nicolas e la Moschea Maggiore di Granada. Nello spiazzo troneggia una croce e il chiacchiericcio delle persone che lo affollano a tutte le ore del giorno, tra cui gitani che suonano e cantano: molto caratteristico! Ho fatto un video.
Inutile dire che il momento migliore per visitarlo è al tramonto.
4.5 Casa del Chapiz




Dopo il mirador proseguo dritto. C’è qualche buono scorcio, ma mi aspettavo di più. Poi la strada scende e arrivo alla biforcazione per il Sacro Monte: qui trovo la Casa del Chapiz, antica casa moresca del ‘500; fu sequestrata per ordine di Filippo II (come tutte le case simili) e negli anni ’30 restaurata per ospitare un centro di studi arabi. Perciò sono visitabili solo i due cortili e il giardino.
In realtà è la fusione di due case: il primo patio è piccolo e classico, con archi semplici e piccola vasca in mezzo; la casa attorno su due livelli ha rifiniture in legno intagliato che circondano la galleria superiore. Invece il patio sud sorprende: è più grande e ha una lunghissima vasca con ninfee e pesci rossi costeggiata da siepi; due lati non ci sono più, ma alti cipressi rievocano la forma del cortile; la struttura invece utilizza colonne e capitelli di marmo. Da lì si accede al grande giardino allungato, composto da 7 parti geometriche di siepi di bosso: ci sono archi, cipressi, profumo di agrumi e fiori come lagerstroemie e dalie e ovviamente melograni; chissà che bellezza in primavera! Peccato che le piante sono abbacchiate, sennò sarebbe meraviglioso! Però eccezionale la vista sull’Alhambra che incanta: una foto è d’obbligo.
La Dobla de Oro




Solo questa vista sull’Alhambra vale i 2€ d’ingresso per visitare la Casa del Chapiz. Questo però è uno dei monumenti che fanno parte della Dobla de Oro, un itinerario turistico e culturale di 6 monunenti storici dell’Albaicín (tutti Patrimonio Unesco). Si tratta del già citato Palazzo di Dar al-Horra, la Casa Horno de Oro, il Bañuelo, la Casa de Zafra e il Corral del Carbon (oltre a questa casa). Il costo per visitarli è di soli 6€; puoi acquistare i biglietti assieme a quelli dell’Alhambra selezionando la modalità “Dobla de Oro general”.
I biglietti saranno validi 3 giorni: il giorno selezionato per visitare l’Alhambra e quello precedente e successivo. Lo consiglio per chi vuole vedere Granada in 2-3 giorni, non accontentandosi delle solite attrazioni super turistiche e dell’Alhambra.
4.6 Casa Horno de Oro




Visto i giardini nascosti, passeggiando per l’Albaicín ogni tanto si sente il profumo di gelsomino o di agrumi; si trovano anche diverse donne col velo che vivono qui; questa è la quotidianità che rende speciale Granada.
Dopo aver sbirciato nel misterioso giardino del Palacio de los Cordova (dove c’è l’Archivio), sono ai piedi dell’Alhambra. Vado però a vedere la Casa Horno del Oro, costruita nel Quattrocento e ampliata dopo la conquista castigliana. Era una residenza palatina. Anch’essa strutturata attorno a un patio rettangolare con vasca al centro: sui lati corti si sono conservati stupendi archi decorati semplicemente che sostengono la galleria superiore. Per una volta è visitabile anche il secondo piano, dove puoi ammirare le belle colonne in legno e i capitelli intagliati tipici dello stile granadino moresco. C’è pure una restauratrice che sta pulendo gli stucchi di un’arcata e una mostra di fotografie dell’Alhambra e Albaicín.
4.7 El Bañuelo




Siamo nel quartiere che costeggia il tranquillo fiume Darro. Qui c’è uno dei posti da vedere a Granada: il Bañuelo, ovvero i vecchi bagni arabi, forse ricavati addirittura da quelli romani. Non somigliano a quelli ammirati a Marrakech o a Cipro. Risalgono all’XI secolo, ma potrebbero essere più antichi. Dopo un piccolo cortile trovi tre sale: quelle dell’acqua fredda, tiepida e calda. Quella più grande ha ancora il marmo per terra. La volta in mattoni ha spiragli per la luce a forma di stelle o esagoni di varie dimensioni: super affascinanti, ma difficili da fotografare; infatti la volta è bassa e dai finestroni sui lati entra tanta luce. Osserva bene le colonne in marmo: hanno riutilizzato colonne romane e visigote, quindi scolpite bene e con meravigliosi capitelli tutti diversi. Che posto super interessante: ti fa fare un viaggio nel tempo!
4.8 La Casa di Zafra




Infine ho visitato la Casa de Zafra, sempre lì vicino. È un palazzo nasride costruito alla fine del Trecento, ceduto dai Re Cattolici al segretario Hernando de Zafra (da lì il nome) e poi divenuto un convento preservandolo.
Le case moresche sono sempre belle, ma ripetitive: anche qui casa su due livelli con patio con vasca d’acqua verde; però sono rimasti interessanti elementi decorativi come pitture murali. Altre due cose la distinguono: la prima l’ineguagliabile vista sull’Alhambra dal primo piano; inoltre ospita il Centro di Interpretazione dell’Albaicín: cartelloni e monitor spiegano la storia di Granada e l’Albaicín dagli Iberici in poi: come si è evoluta, cosa è rimasto e cosa vedere a Granada e perché questo quartiere è diventato Patrimonio Unesco. La Casa de Zafra andava visitata per prima, non per ultima! Infatti consiglia da non perdere il Carmen de la Victoria e nemmeno l’avevo sentito.
4.8 Il free tour dell’Albaicín




Guardo l’ora: è tardi, devo tornare in ostello perché ho appuntamento per il free tour alle 19:00; è una delle iniziative che organizza l’ostello per far conoscere Granada e fare gruppo.
Il giro ricalca inizialmente i posti che ho girato da solo. Ovviamente siamo stati al Mirador de San Nicolás: al tramonto è uno spettacolo, la luce lo bacia perfettamente! Poi passando sotto l’arabo Arco de las Pesas arriviamo in una Plaza Larga: da mura che mi riportano alla mente il Marocco in un attimo siamo a Cordoba, coi vasi azzurri appesi ai muri esterni di case e ristoranti: super pittoresco (anche se le piante sono finte)! È la zona più popolare e viva dell’Albaicín, direi anche più autentica come dimostra Plaza Aliatar, la Chiesa del Nuestro Salvador e anche muri decrepiti o fili sospesi. Ottimi scorci e un miscuglio di stili; peccato solo doverla attraversarla velocemente.
4.9 Tramonto dal Mirador de San Miguel Alto




Infine la strada inizia a salire. Appena sovrasti i tetti trovi uno spiazzo panoramico: il Mirador de la Cruz de Rauda. Bella vista sull’Alhambra e soprattutto sull’Iglesia del Nuestro Salvador, mentre il cielo già inizia a incendiarsi e le ombre ad allungarsi. Noi vogliamo una vista eccezionale e quindi saliamo ancora sul sentiero tra sterpaglie arse dal sole: direzione Mirador de San Miguel Alto, in cima alla collina. Già a metà strada la vista è mozzafiato: sei tra campi dorati e agavi e l’Alhambra è sullo stesso livello, circondata dalla natura verde come a proteggerla e le montagne dietro; è meravigliosa come appare in foto.
Arrivato in cima sovrasti tutta Granada e vedo il sole spegnersi in lontananza; però noto anche gli edifici moderni alle spalle dell’Alhambra; poi ci vorrebbe un zoom per fotografarla bene. Però i colori del tramonto che avvolgono Granada e le luci che si accendono piano piano come lucciole sono uno spettacolo eccezionale!
Tanti altri ragazzi sono saliti per ammirare il tramonto dal muretto che delimita il sagrato della piccola chiesa, portando cose da mangiare e soprattutto da bere; è una specie di punto di ritrovo, come Piazzale Michelangelo a Firenze. Alcune coppiette invece si allontanano romanticamente. Che tramonto indimenticabile!
Per concludere la giornata, in ostello abbiamo mangiato pasta (non italianissima) tutti insieme.
Granada cosa vedere
5. La città bassa




Con la conquista cristiana e poi ancora nel XIX secolo Granada cambia faccia. Non c’è zona migliore per ammirare ciò nella terza parte di Granada, dove un tempo si estendeva la medina araba: la città bassa. Qui la Cattedrale e la Capilla Real presero immediatamente il posto della moschea maggiore, edifici emblematici del nuovo ordine religioso. Nel 1895 con l’apertura della Gran Via de Colon nacque una città borghese, moderna e geometrica che tanto assomiglia a Madrid e contrasta con la pittoresca e romantica Granada dell’Albaicín (anche se attaccata a quella). Granada è una città dalle tante facce e sorprende proprio per quello!
5.1 Calle Oficios e Palacio de la Madraza




Ma cosa vedere a Granada nella parte bassa? Si parte dalla cancellata scolpita che apre Calle Oficios, l’ingresso verso la Cattedrale dalla Gran Via. Sembra un set cinematografico: i pennacchi gotici della Cattedrale e la facciata scura e i portali barocchi impressionanti del Palacio de la Madraza sono tanto meravigliosi da sembrare finti; idem il grande portale scolpito della Capilla Real. Che scorcio fantastico: mi sento tornato nel Medioevo/Rinascimento!
Il Palacio de la Madraza è speciale: era un’università araba fondata nel Trecento; dopo essere diventata sede del municipio, è tornata ad ospitare l’Università di Granada. È stata restaurata da poco e puoi entrare: liberamente vedi la sala centrale dove c’è un magnifico mihrab (arco arabo scolpito nel gesso) che mi riporta subito a Marrakech; puoi entrarci e visitare i piani superiori a pagamento. Io ho fatto solo foto da fuori; il programma oggi è intenso!
5.2 L’esterno della Cattedrale




Dalla Gran Via l’abside della Cattedrale sembra una torta nuziale. È talmente imponente che devi fare un lungo giro attorno per trovare la facciata. Oltre a Calle Oficios passi dalla placida Plaza de Alfonso Cano, dove trovi l’Iglesia del Sagrario e il Palazzo Arcivescovile coi grandi portali.
Ancora qualche passo ed ecco la piazza della Cattedrale: Plaza de las Pasiegas. È piccola e i palazzi non colpiscono particolarmente, ma ci sono negozi pittoreschi da osservare. Arrivo sul fondo per ammirare la facciata della Cattedrale, con tre arcate e a sinistra la torre campanaria. Non è la classica facciata che ti colpisce: sembra più un lato visto che manca un punto focale come un rosone. Poi pare “incastrata” tra case e palazzi. Forse è dovuto al campanile incompiuto (come Malaga): il progetto ne prevedeva 2 di 80m, ma per le fondamenta instabili ne è rimasto uno di 57m.
5.3 La Cattedrale di Granada




Se fuori non sembra, dentro la Cattedrale è imponente! Infatti per affermare il trionfo del cattolicesimo sull’islam, i Re Cattolici vollero una delle cattedrali più grandi al mondo.
Il primo progetto di Enrique de Egas era in stile gotico e andò a rilento. Con la salita al potere, Carlo V ne diventa mecenate e nomina architetto Diego de Siloé: diventa la prima cattedrale rinascimentale spagnola (influenzando le successive). Ma il figlio Filippo II si spostò a Madrid e i lavori rallentarono. Solo con Alfonso Cano nel 1665 la cattedrale ebbe l’ultima accelerazione in stile barocco e fu completata nel 1705. L’impressione comunque è di grande omogeneità stilistica.
La porta per la Capilla Real è l’unico elemento gotico interno alla Cattedrale; assieme alla chiesa del Sacrario, è un unico enorme complesso architettonico.
Visita alla Cattedrale




Entrando nella Cattedrale ti impressiona l’altezza delle colonne con pianta a fiore; assieme alla volta bianca, danno un’impressione di rara purezza e diffondono tanta luce. È l’impronta rinascimentale di Diego de Siloé. Invece il pavimento a rombi bianchi e neri mi ha ricordato una foto fatta a Bergamo. Poco dopo l’ingresso trovi la tomba di Alonso Cano e un modello in legno.
Per visitare ti danno l’audio guida che ti spiega ogni sezione e cappella (quindi la visita dura molto, ma ne vale la pena). È composta da 5 navate, circondata da altari e retabli sui lati. Al centro c’era il prezioso coro in legno intagliato (come tipico della zona), poi tolto per lasciare spazio ai fedeli; così hanno installato due magnifici organi dorati ottocenteschi, uno funzionante con meccanismo particolare; in totale hanno 4000 canne! Così la vista prima bloccata ora va dal fondo fino all’altare (come da noi).
La Cappella Maggiore e il Tesoro




Cuore della Cattedrale è la Cappella Maggiore (Capilla Mayor), che è il presbiterio della chiesa. Ha un programma di affreschi barocchi di Alonso Cano, domina l’oro ed è una sintesi della devozione alla Madonna: trovi Adamo ed Eva, 12 colonne con gli apostoli, i padri della Chiesa al di sopra, le statue dei Re Cattolici che pregano, il magnifico cielo stellato in alto che simboleggia Dio… non manca nulla! È una catechesi completa.
Sui lati, gli altari e cappelle sono molto belle, soprattutto i due magnifici retabli dal gusto fiammingo della navata destra vicini al portale della Capilla Real; gli altri barocchi però alla fine si somigliano tutti.
Nella Sacrestia c’è il Museo con inestimabili reliquie; alcuni ostensori e oggetti liturgici appartenevano addirittura alla regina Isabella. Non si possono fotografare e per una volta ho obbedito.
5.4 La Capilla Real




Dopo la Cattedrale è naturale visitare la Capilla Real. Costano ciascuna 5€ e anche qui ti danno l’audio guida.
Se la Capilla Mayor è l’abside della cattedrale, la Capilla Real è una sezione a parte, anzi la parte originaria. Infatti era un luogo di culto moresco convertito al cattolicesimo dai Re Cattolici che lo ingrandirono e lo destinarono a Pantheon reale per conservare le loro spoglie e della discendenza (anche se Filippo II interruppe dopo un secolo la tradizione costruendo l’Escorial).
Come voluto da Ferdinando d’Aragona, la Capilla Real è quasi totalmente gotica (nonostante fosse inizio Cinquecento: fu costruita nel 1506-1521). Poi Carlo V gli conferì un’impronta rinascimentale, ma c’è anche la cappella della Santa Croce totalmente barocca, tutta in oro e legno dorato. È un tesoro nascosto da vedere a Granada!
Visita della Capilla Real




Il primo ambiente da visitare è la Lonja (loggia) con archi eleganti e soffitto in legno a cassettoni; aveva un uso commerciale, a parte. Poi si passa alla Cappella: scendi nella navata e ci sono banchi in mezzo e buona luce; colpiscono immediatamente le volte gotiche con decorazioni araldiche e la grande cancellata policroma con l’aquila e il simbolo de Re Cattolici; nella parte superiore sono scolpite scene della passione e resurrezione di Cristo. Altre due cancellate sui lati dividono le cappelle minori: qui trovi l’aquila a due teste di Carlo V (che era re di Spagna e imperatore). Dettagli preziosi, peccato che qui non si possa fotografare!
Superata la cancellata sei nel transetto dove ci sono le tombe dei re di Spagna in marmo di Carrara: è il punto focale della Capilla Real. Sono enormi e hanno magnifiche scene evangeliche, simboli e statue di apostoli e padri della Chiesa; sulla destra i Re Cattolici, a sinistra Giovanna la Pazza e Filippo il Bello. L’audio guida dice che le prime sono classiche, le seconde risentono già di Michelangelo, quindi figure più contorte e mosse; in realtà non si nota molto la differenza. I corpi sono preservati sotto, in bare in piombo nella Cripta raggiungibile coi gradini. Senza farmi vedere rubo un paio di foto!
Fantastico anche l’altissimo retablo nell’altare maggiore con la croce al centro, scene di Cristo, tante figure scolpite nel legno, quadri… ha talmente tanti dettagli che fatichi a notarli! Come la consegna di Granada ai Re Cattolici da parte di Boabdil, con le statue in legno dorato dei Re in preghiera sui lati.
Ultima sala la Sacrestia-Museo che conserva il tesoro di Isabella, con opere, scettri, spade di Ferdinando… Trovi anche quadri di valore, come un Botticelli e un Perugino.
5.5 Corral del Carbon




Appena uscito ho preso un gelato (che ci sta sempre) e mi sono incamminato per visitare il Corral del Carbon, un vecchio mercato arabo: infatti c’è un magnifico arco d’ingresso a ferro di cavallo; dentro però delude: è solo un cortile quadrato circondato da piante con una vecchia fontana al centro. Si può solo immaginare la caotica attività dei mercanti e le merci stipate. Si chiama così perché poi divenne un negozio di carbone (oltre ad ospitare spettacoli teatrali).
5.6 La Plaza Nueva




Oltrepassando Plaza Isabel La Catolica con la grande statua della regina, arrivo alla Plaza Nueva: è il punto di congiunzione tra la città moderna, l’Albaicín e l’Alhambra. Ci sono hotel moderni, ma ha un fascino molto spagnolo coi tavolini dei ristoranti all’aperto all’ombra degli alberi; è un punto piatto e ampio, perciò pieno di vita: ci sono anche ragazzi che giocano.
Proseguo e davanti vedo la minuta Chiesa de Santa Ana in stile mudejar; cinquecentesca e in mattoni, ha campanile snello, ma colpisce il portale plateresco (ovvero super ornato). Purtroppo è chiusa, quindi mi giro ad ammirare la Real Chancilleria sull’altro lato dalla facciata rinascimentale elegante ma sobria; l’atrio è attribuito a Diego de Siloé.
5.7 Carrera del Darro




Poi lo spazio si stringe: comincia la Carrera del Darro, via che costeggia il fiume tranquillo tra le due colline.
Trovi musei, conventi, palazzi con portali barocchi come nella Casa de Castril (che ospita il Museo Archeologico) e affascinanti ponti sgretolati sul fiume. Da una parte le case, dall’altra il verde della natura e il fiume che senti scorrere; sopra svetta imperiosa l’Alhambra con le sue mura.
Ci ero passato già ieri per visitare il Bañuelo e alcune case moresche, ma va osservata con calma; ogni palazzo ha qualcosa di storico da conoscere leggendo i pannelli informativi. Un fascino eccezionale, sono uno più bello dell’altro.
Però il tempo stringe, mi aspetta un edificio che sono anni che sogno di vedere: l’Alhambra di Granada!
cosa vedere a granada in 3 giorni
6. L’Alhambra




Non ci sono dubbi che il vero gioiello da vedere a Granada è l’Alhambra: è semplicemente imperdibile. Pietra, legno e gesso sono gli elementi basici della sua costruzione: risorse povere che usate magistralmente hanno creato un capolavoro. Talmente meraviglioso che i Re Cattolici non solo non lo distrussero, ma decisero di viverci e il successore Carlo V volle costruirci il proprio palazzo (rimasto incompiuto).
Milioni di turisti vengono in città ogni anno per visitare l’Alhambra e ne rimangono incantati. Lo sarò rimasto anche io?
Prima di entrare però pranzo con un paio di panini e sangria nel bar/ristorante fuori dall’ingresso. Quando sono pieno di forze e riposato vado!
6.1 Quando comprare i biglietti dell’Alhambra




Come fare per visitare l’Alhambra? Se non si è un gruppo, la cosa più semplice è comprare i biglietti online. Beh semplice… Le date sono sempre piene per cui vanno prenotati con mesi di anticipo! Praticamente dovresti comprarli simultaneamente ai biglietti del volo, così vai sul sicuro.
Prenotando i biglietti ti verrà fornito un orario per la visita; non significa che devi andare all’Alhambra a quell’ora, anzi! Quel giorno puoi visitare tutte le altre aree quando vuoi (anche uscendo e rientrando, magari per mangiare); però per visitare i Palazzi Nazarì devi presentarti 20-30 minuti prima dell’orario stabilito in Plaza Palacio de Carlos V. Tutto ciò ti eviterà sgradite sorprese.
6.2 Come organizzare la visita




Come visitare tutte le varie parti? Io consiglio di dedicare all’Alhambra quasi una giornata intera. Raggiungerla ci vuole tempo e le parti da vedere sono molte… e bisogna godersela!
La difficoltà è capire ciò che comprende la visita ai Palazzi Nazarì: credevo che fossero inclusi il Palazzo di Carlo V e il Partal (ed invece no). La mappa che ti forniscono spiega bene; è importante pure per capire quando c’è la luce migliore per fotografare.
Io mi sono organizzato partendo dal Generalife, l’inizio consigliato salendo dalla città; poi ho visitato velocemente l’Alcazaba (perché temevo di avere poco tempo) e ho girato per le altri parti. Infine un’ora e mezza ai Palazzi Nazarì che ho cercato di godermi con calma. Un po’ di riposo tra le parti ci vuole, soprattutto se fa caldo. Comunque sulla mappa c’è un itinerario consigliato da seguire che percorre tutti i luoghi, senza perderne uno.
6.3 Il Generalife




Il Generalife erano il palazzo e i giardini di campagna dei sultani per godersi il relax e la quiete del Sublime Paradiso (questo significa il nome); inizialmente non erano nemmeno collegati all’Alhambra.
La visita al Generalife è divisa in 3: i Giardini bassi, il Palazzo e i Giardini alti. I primi non sono eccezionali: erano per lo più terre coltivate e pascoli, ora arricchite con fiori colorati e fontane basse sfiorate dai tanti turisti tra siepi altissime e un auditorium.
Splendido invece il Palazzo del Generalife; parte con un piccolo patio, poi sali i gradini fino allo spettacolare Patio de la Acequia che somiglia a quelli dell’Alhambra; è lungo e con arcate sui lati, mentre le fontane zampillano tra fiori coloratissimi e profumati; ha pure finestre panoramiche verso i giardini sotto e l’Alhambra! Oltre c’è la Sala Regia che ricorda Marrakech coi soffitti in legno intarsiato e meravigliosi archi in gesso.
I Giardini Alti del Generalife sono altrettanto deludenti: ci sono parti chiuse o non funzionanti come l’acqua nell’Escalera del Agua, mentre nel punto panoramico la vista è ormai sbarrata dagli alberi e il viale degli oleandri è bello solo in fiore. Insomma, i giardini sono incantati solo in rari punti e la folla non consente di apprezzarli al meglio.
Diciamo che è un antipasto per l’Alhambra. Però è rilassante lo scorrere dell’acqua che si sente sempre.
6.4 L’Alcazaba




Entrare nelle secolari mura dell’Alhambra emoziona. Trovi un grande spazio aperto: il percorso procede tra resti archeologici e giardini con fiori e siepi curate che creano archi, mentre sulla destra superi il convento di San Francesco. Devi camminare ancora per il Palazzo di Carlo V, punto focale dell’Alhambra; da lì raggiungi tutte le sue parti. Per l’Alcazaba devi andare dritto, verso la punta dell’Alhambra.
Varcata l’affascinante Porta del Vino c’è uno spiazzo e sul fondo le alte torri quadrate dell’Alcazaba; sembra di stare in Game of thrones: passi una grande porta, poi torri altissime e un passaggio stretto e misterioso. L’Alcazaba era l’area militare dell’Alhambra, a scopo puramente difensivo: una fortezza possente in cui vivevano i soldati che dovevano difenderla.
All’inizio la Torre del Cubo regala una magnifica vista su Granada e l’Albaicín. Poi passi in un tetris di mura e torri dove erano acquartierati i soldati; puoi vederlo bene dall’altissima Torre de la Vela con le bandiere, con un panorama anche sulla zona della Cattedrale. La parte finale del percorso è composta da un giardino incantato, dove riposare all’ombra; per un attimo sembra di essere in Italia!
6.5 Il Palazzo di Carlo V




Ritorno all’imponente Palazzo di Carlo V che non centra nulla col resto; l’Alhambra ha altre parti costruite in stile mudejar in epoca cristiana, ma questo sembra un palazzo di città capitato qui per caso. Lo stile rinascimentale spagnolo è sobrio e imponente (rispetto al rinascimento italiano che è gentile e elegante); si nota dall’esterno con le semi-colonne e pietre possenti ispirate al bugnato toscano; ci sono pure statue di leoni!
Invece l’interno sorprende per la delicatezza del colonnato circolare su due piani: una meraviglia mozzafiato! Il quadrato esterno e il cerchio interno: molto rinascimentale. Per i fotografi è imperdibile: le luci e ombre disegnano forme stupende e ispirano! Ho avuto la fortuna di trovarci una coppia di sposini.
Il Palazzo che portò a Granada il rinascimento è rimasto incompiuto, però non si nota. Ospita il Museo di Belle Arti e il Museo Ispano-Mussulmano, ma non li ho visti.
6.6 Il Partal




Un altro posto meraviglioso che sognavo di fotografare è il Partal. Entri girando attorno al Palazzo di Carlo V. Trovi un’ampia area terrazzata con giardini, siepi e fontane; se guardi con attenzione tra le ninfee vedi le rane! Hai vicini i Palazzi Nazarì, ma lo sguardo va tutto sul pittoresco Palazzo del Partal, con archi e torretta che si riflettono nella grande vasca di fronte; le palme trasmettono un’atmosfera esotica, da Mille e una notte! È uno scatto iconico da scattare all’Alhambra; la prima volta il sole non era ideale, così sono tornato 3 volte (idem al Palazzo di Carlo V); bisogna fare così per ottenere foto perfette. L’orario migliore è al tramonto.
Non mi aspettavo invece il magnifico soffitto in legno intarsiato e la fantastica vista sull’Albaicín esaltata dalle zigrinature degli archi. Altrettanto bello l’Oratorio del Partal in puro stile moresco: lo stucco è un merletto di decorazioni!
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6.7 I Palazzi Nazarì




I Palazzi Nazarì (o nasridi) sono il cuore dell’Alhambra, ciò che devi visitare nell’orario prestabilito. Si dice al plurale perché sono 3 aree differenti che prendono nome dai sultani che l’hanno voluta; ma girandoli non te ne accorgi.
È un continuo mix di interni e patii; non elenco le sale belle, perché sono tutte favolose!
Prima cosa che colpisce sono gli azulejos coloratissimi, ancora più belli di quelli di Siviglia; sono moreschi con un bordo in gesso con frasi del Corano, ma ce ne sono anche cristiani col motto di Carlo V “plus ultra” o il simbolo imperiale.
Il Palazzo de Comares




La prima meraviglia è il Salone degli Ambasciatori (Salòn de los Embajadores o de Comares), il più grande dell’Alhambra, dentro la Torre de Comares. Era la vecchia sala del trono, dove il sultano riceveva gli ambasciatori. Totalmente decorata da cima a fondo, il grande soffitto geometrico in legno è composto da 8.000 pezzi e rappresenta i 7 cieli per raggiungere il Paradiso. La folla ti impedisce di fotografare tranquillamente: così ho scattato solo ai 9 finestroni velati dalle trame in legno e alle decorazioni in gesso.
Lì fuori trovi il fantastico Patio de los Arrayanes (dei mirti), con le siepi che fiancheggiano la grande vasca centrale; è un altro dei luoghi iconici dell’Alhambra: devi fotografare i riflessi delle facciate nell’acqua, sia verso sud, sia verso nord con la Torre de Comares. Nota che le fontane non fanno rumore: sono studiate per scrosciare silenziosamente!
Il Patio de los Leones




Successivamente raggiungi il Patio de los Leones, luogo simbolo dell’Alhambra. È circondato da un bosco di colonne, ben 124 colonne perché 1+2+4 =7 il numero perfetto per gli arabi. Colonne bianchissime, ma un tempo erano colorate! Noterai che da ogni stanza attigua parte un canale che finisce appunto nella fontana centrale, la Fuente de los Leones; è il fiume del paradiso. I leoni però mi sembravano più belli in foto, ma è pur vero che sono dell’XI secolo. Ma quelli di Bergamo sono migliori ;-). Anche qui fare buone foto è un’impresa: ci vuole tempo e pazienza, ma qualcuno in mezzo c’è sempre! I due tempietti quadrati sono altrettanto meravigliosi.
Attorno al cortile sono disposte le sale private del sultano e delle mogli, che infatti non hanno collegamenti esterni. Tra queste spiccano la Sala de los Abencerrajes e la Sala de las dos Hermanas di fronte, con due favolosi soffitti, due capolavori in gesso. Gli eccezionali soffitti a stalattiti o a nido d’ape sembrano stelle o fiori!
Chiude la Sala de los Reyes, usata per tenere sfarzosi banchetti; prende il nome dal dipinto su cuoio della volta con raffigurati i primi 10 sultani di Granada. Ma c’è anche una soprendente raffigurazione di dame e cavalieri europei di fine Trecento, grazie all’interscambio culturale voluto da Pietro I di Castiglia per restaurare i Reales Alcazares di Siviglia. Ma anche qui azulejos, colonne, archi, decorazioni in gesso e volte fanno sognare!
Termina la visita con un panorama eccezionale su Granada dal Patio de la Reja: vedi solo il bianco delle case, l’ocra dei tetti e il verde della natura che cresce nell’Albaicín; sei più basso delle torri dell’Alcazaba, la vista è migliore!
6.8 Giudizio sull’Alhambra




Fuori dal palazzo ho trovato due gattini dolci che dormono; un altro si avvicina per farsi coccolare. Il sole sta calando: lascio perdere la parte alta del Partal che non ho visto, così come la chiesa de Santa Maria e la Mezquita. Sono quasi le 20, sta per chiudere l’Alhambra e me ne devo andare a malincuore; è stata una giornata fantastica, un sogno realizzato! Sono felicissimo, ma stremato dal camminare. Ho fatto tantissime foto, quasi 1000: sono incorreggibile!
Però dai giardini mi aspettavo di più: sono enormi e difficili da mantenere (vedi tanti giardinieri all’opera), ma non sono perfetti o splendenti; le siepi sono un po’ rovinate, probabilmente soffrono della malattia dei bossi. Ma da un posto da sogno ti aspetti la perfezione!
È come mi aspettavo? Sì, ma peccato per la moltitudine di turisti che rovina la visita… I gruppi arrivano a mandrie e rovinano quel secondo di tranquillità che riesci a trovare per contemplare le sale; Però sai che sarà così… Più di scaglionare gli ingressi cosa possono fare? Del resto l’Alhambra è uno degli edifici più visitati al mondo.
6.9 Cena vista Alhambra




Uscendo dall’Alhambra attraversi un quartiere popolare, dove un artigiano sta fabbricando chitarre come una volta. Continuo a scendere e sono in Plaza Nueva, dove puoi trovare tapas a buon prezzo. In effetti risalendo la Carrera del Darro arrivo in una splendida piazza all’ombra di ombrelloni e alberi chiamata Calle Chirimías, con tanti ristoranti e bar affiancati. Si accendono le luci dei lampioni quando mi siedo al tavolino all’aperto di Casa 1899 attratto dall’offerta: “5 tapas 10€”. Poi alzo la testa vedo in cima alla collina le torri possenti dell’Alhambra, illuminate già dai riflettori; che atmosfera meravigliosa!
Ho scelto queste tapas: calamari, merluzzo fritto, acciughe fritte, tortilla e infine melanzane fritte caramellate. Non sarà stato il massimo della salute, ma me lo sono meritato dopo tanta fatica!
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7. Il 3° giorno a Granada
Ci sono tante altre cose da vedere a Granada e dintorni, come il Museo Archeologico o la Casa de los Tiros che la mia guida cartacea consigliava e sono in centro; oppure visitare la chiesa de Santa Ana e gli edifici rinascimentali della Plaza Nueva. Io però seguo l’istinto e l’ultimo giorno decido di visitare una meraviglia fuori dal centro, la Cartuja di Granada: uno degli edifici barocchi più importanti di Spagna e dei luoghi religiosi più importanti dell’Andalusia.
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7.1 La Cartuja di Granada




Si trova infatti nel quartiere moderno e universitario a nord; la raggiungo in 20 minuti a piedi.
Varcato il portale plateresco in un anonimo muro vicino a una rotonda, trovi un mondo completamente diverso; un grande spiazzo tranquillo con la chiesa della Cartuja di fronte, sopra alla scalinata che la rende più imponente. Anche qui ti danno l’audioguida compresa nei 5€ del biglietto d’ingresso.
La Cartuja di Granada fu edificata nel Cinquecento dopo la Reconquista dall’ordine dei Certosini (da lì il nome). Ci vollero ben 3 secoli per terminarla: perciò è in diversi stili architettonici; ad esempio la facciata è barocca ma semplice, mentre la sala capitolare è addirittura in stile gotico! Il monastero era molto più grande, ma con Napoleone venne sequestrato il chiostro maggiore, distrutto poco dopo. Nel 1836 lo stato spagnolo espropriò il monastero ai monaci. Per fortuna fu dichiarato bene culturale e preservato.
Il monastero




Nonostante gli abbattimenti delle celle dei monaci e della casa del priore, il monastero è interessante. L’umiltà e povertà degli ideali evangelici dei Certosini è espressa ovunque: spiega la facciata spoglia della chiesa, con solo la statua di San Bruno (fondatore dell’ordine) sopra a due colonne ioniche bianche.
Il monastero è imperniato attorno al chiostro minore in stile rinascimentale, grazioso e con fontana al centro. Lo decorano siepi e alberi da frutto, mentre le arcate consentono di raggiungere tutti gli altri ambienti. In senso antiorario trovi il Refettorio, due cappelle e la Sala Capitolare. Dominano le volte gotiche a crociera e il bianco delle pareti, decorate dai grandi quadri di Sanchez Cotán, pittore certosino che visse qui nel ‘600 e dipinse instancabilmente; ammetto che non l’avevo mai sentito prima. Altre opere sono di Carducho e un cinquecentesco Ecce-Homo di terracotta.
Sfrutto le arcate per incorniciare campanile e chiesa.
La chiesa




Però il vero capolavoro della Cartuja è la chiesa, terminata nel 1662. Ha un’unica navata, ma divisa in 3 parti, con entrate diverse per fedeli, frati conversi e monaci; se c’è un semplice cancello tra le prime due, un sontuoso portale barocco dorato divideva conversi e monaci: a decorarlo quadri di Sanchez Cotán e tarsie di oggetti preziosi. Questa doratura contrasta col resto della chiesa, dove domina il bianco degli stucchi che si alzano dal coro fino alle volte.
Nel presbiterio gli stucchi diventano policromi creando un grande impatto visivo; stucchi floreali e angeli decorano gli spazi attorno alle nicchie delle statue dei santi (in gesso) e i quadri; qui le opere sono soprattutto di Bocanegra. Un baldacchino in legno dorato su colonne di marmo rosso con l’immagine della Madonna Assunta decora l’Altare Maggiore. Il vetro nell’arco permette di vedere il Sacrario dietro.
Il Sacrario e la Sacrestia




Il Sacrario o Sancta Santorum è il capolavoro del complesso dove architettura, scultura e pittura si fondono. Tutto è molto teatrale. È stato creato nel ‘700 con ricchi materiali: marmi policromi, statue e dorature lasciano senza parole. L’imponente ciborio ti porta a guardare in alto, verso la Madonna e la cupola dipinta con San Bruno e la Gerusalemme celeste trionfante; è dipinta dal Palomino (come altre cose). È ciò che mi ha attirato qui, ma in foto è molto diversa rispetto dal vivo. Super barocco comunque, riccamente decorato “alla romana”.
Idem l’impressionante Sacrestia, ultimo elemento completato a metà ‘700. Anche qui la luce è importante: stucchi e decorazioni sono magnifici e ampliano gli spazi. Ha bellissime cassettiere intarsiate che si integrano ai marmi policromi con venature color cappuccino (che non avevo mai visto). In fondo la “solita” statua di San Bruno.
Incredibile che in posto così meraviglioso vengano pochi turisti!
7.2 Pranzo in Calle Elvira




Torno a piedi anche al ritorno. Mi godo la passeggiata, che sfiora l’Hospital Real e la chiesa parrocchiale de San Ildefonso; qui faccio una rapida visita: l’interno è in stile barocco, con un impressionante retablo dorato nell’altare maggiore!
Pochi passi e in Plaza del Triunfo c’è la grande Puerta de Elvira in stile moresco, l’antica porta di accesso della città. Varcandola scovo un angolo super pittoresco, coi gradini che cominciano a salire. Rimango però su Calle Elvira nella parte bassa dell’Albaicín. Questa zona non ha la nobiltà del centro, ma è splendido il contrasto tra case popolari e chicche come la Chiesa de San Andrés. Più prosegui e più trovi negozi e ristoranti etnici: libanesi, nord africani… Mi fermo per pranzo al El origen de la Buena Vida, un bar de tapas: paghi la birra e hai una tapas gratis! Ho preso 2 tapas e una birra: totale 3,70€!
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8. Conclusioni




Purtroppo devo lasciare Granada; l’autobus mi attende per tornare a Malaga e completare il mio tour di 7 giorni in Andalusia. E dire che avrei voluto vedere molto altro; ho lasciato fuori il Sacromonte e il flamenco che sono tipici della città!
Non so come facciano a dire che vedi tutta Granada in due giorni: probabilmente visitano l’Alhambra e poco altro! È vero che è piccola e le piazze principali sono 2-3… Ma penso di averti dimostrato che è un errore: ci sono tante cose da vedere a Granada e bisogna assaporare l’atmosfera unica di Granada!
Se avessi potuto, avrei trascorso un giorno in più: le vie cambiano faccia nel corso del giorno e l’Albaicín è da esplorare in ogni angolo, con le sue tantissime viste e dettagli fantastici. Sarà per la prossima volta, del resto amo l’Andalusia.
Ma questo viaggio a Granada e l’Alhambra rimarrà indimenticabile!
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Spero di che ti sia piaciuto il mio racconto di Granada in 3 giorni. Se vuoi leggere pure la prima parte del viaggio a Malaga la trovi qui. Ho scritto anche di Siviglia, Cordoba e dell’Andalusia on the road.
Se avessi domande lascia un commento oppure dimmi che ne pensi; mi segui già sui social? 🙂
Ecco altre foto di Granada:












































































Granada e dintorni























































































