Come Barcellona e Napoli, Palermo è una città tipicamente mediterranea: nata attorno al suo porto, è da millenni un via-vai di persone e di popoli differenti, giunti per commerciare o conquistare una terra piena di ricchezze ed un tempo fertilissima (i Romani consideravano la Sicilia il granaio di Roma). Di questo mix di culture Palermo ha tenuto per sé il meglio, mescolando sapientemente gli ingredienti per creare una ricetta unica al mondo; proprio quando ha visto convivere genti molto diverse, la città ha raggiunto l’apice della bellezza: sto parlando della Palermo barocca in mano agli aragonesi-spagnoli e soprattutto la Palermo arabo-normanna (con grandi influenze bizantine), premiata giustamente con il riconoscimento di Patrimonio Unesco. Aggiungiamo il passaggio di Caravaggio che lasciò un solco profondissimo, il clima meraviglioso e la laboriosità degli artisti e degli artigiani siculi, oltre che la nostalgia per i tempi in cui la città era la capitale del Regno di Sicilia… ora possiamo comprendere l’anima della città!
Vieni con me tra le vie e i vicoli che ti mostro le sue grandissime bellezze: ecco cosa vedere a Palermo in un weekend!
- Info preliminari
- Cosa vedere a Palermo: Giorno 1
- Giorno 2
- Giorno 3
- Cosa vedere a Palermo: i dintorni
- Conclusioni
Cosa vedere a Palermo in un weekend
Info preliminari




Che si arrivi in traghetto, con un lungo tragitto in auto o con un comodo aereo, Palermo è pronta ad accoglierti e stupirti subito. Sarà per le altissime palme che colpiscono l’attenzione o l’autostrada che costeggia il mare blu con le torri di avvistamento dei corsari che si susseguono; poi imbocchi un lungo vialone di palazzacci orrendi che non finisce più: la meraviglia e le cose brutte, Palermo è una città di grandi contrasti! L’aeroporto Falcone e Borsellino dista 50’ dal centro, con la grande variabile del traffico. Passato il monumento di Piazza Vittorio Veneto, all’improvviso la scena cambia totalmente: come fossimo a teatro e cambiasse il fondale, dal cemento indiscriminato si passa ad eleganti palazzi, edifici storici ed uno stile coerente; del resto Palermo è un grande teatro a cielo aperto; non per niente qui sono nati i pupi siciliani!
1.1 Prima impressione di Palermo




Proprio un teatro, il Politeama, apre il centro storico, un dedalo di stradine e vicoli tagliato in 4 quartieri da due grandi strade: la prima è la storica strada che dal porto portava al palazzo regio (e prima ancora all’Alcazar arabo, che ha dato il nome alla strada, il Cassaro come lo chiamano i Palermitani, ora Corso Vittorio Emanuele), la seconda invece una strada voluta a fine ‘500 dal viceré spagnolo da cui ha preso il nome – via Maqueda – dove sono sorti eleganti palazzi nobiliari per ostentare la loro ricchezza. In mezzo ci sono i Quattro Canti, una piazza che è il salotto della città con 4 palazzi barocchi identici e a dominare le statue giganti dei 4 re spagnoli dell’età moderna, da Carlo V a Filippo IV: una meraviglia! Prendere l’hotel nei dintorni è il modo migliore per girare la città.
Infiliamo le scarpe, prendiamo lo zaino: siamo pronti. Andiamo a visitare Palermo!
cosa visitare a Palermo in tre giorni
Cosa vedere a Palermo: Giorno 1
Il Cassaro è l’arteria vitale di Palermo, dove sono disposti tutti i principali edifici cittadini e si possono raggiungere tutti gli altri del centro in pochi minuti. Si gira benissimo a piedi, anche perché dai Quattro Canti in su è zona pedonale.
2.1 Piazza Pretoria




Il punto di partenza obbligatorio per visitare Palermo è lì vicino: Piazza Pretoria, una monumentale fontana circolare con tantissime statue. Pensata per un giardino di Firenze, fu venduta ed ora si trova in mezzo alla piazza davanti al Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo; è accanto a via Maqueda, rialzata rispetto alla strada in modo da essere ancor più imponente. Un cancello la preserva, ma si può entrare e aggirarsi liberamente sui due livelli tra le decine di statue, coi palazzi decadenti ma affascinanti che sono lo sfondo perfetto per le foto.
2.2 La Chiesa di Santa Caterina




A chiudere la piazza ci sono due palazzi, la chiesa di San Giuseppe dei teatini e la meravigliosa chiesa di Santa Caterina, con le loro cupole perfette per foto fantastiche. Proprio in quest’ultima continuiamo il tragitto: bisogna girare l’angolo arrivando in Piazza Bellini e salire la scalinata; il costo è 3€, ma sono ben spesi: Santa Caterina è stupenda, una delle chiese più belle di Palermo con i suoi marmi intarsiati di vari colori che decorano le colonne e le cappelle laterali, mentre putti in marmo e decorazioni sfarzose spuntano ovunque; in questo tripudio barocco esaltante ad attirare l’attenzione è l’abside con 5 stupendi candelabri di cristallo che calano magicamente dall’alto e soprattutto gli affreschi del soffitto e della cupola, con sfavillanti colori. Sulla cupola peraltro è possibile salire per un fantastico panorama su Piazza Pretoria e la città ad un costo aggiuntivo. Dall’ingresso invece si gode una bella vista su Piazza Bellini e i suoi capolavori architettonici: la chiesa di San Cataldo con le cupoline arabe di colore rosso che sembrano apparentemente uscite da un altro mondo e un’altra chiesa.
2.3 La Chiesa della Martorana




L’altra è la Chiesa della Martorana, il primo di 7 siti patrimonio Unesco della città (più Monreale e Cefalù) che visitiamo. Il campanile con le palme vicine in stile bizantino è la prima cosa che colpisce; l’interno poi ti rapisce!
Ti accoglie un soffitto basso affrescato con storie sulla Gloria di Maria del XVI secolo che fa da contrasto all’oro dei mosaici bizantini della parte centrale, dove il tetto si alza e lo sguardo si perde tra i tasselli colorati che illustrano la vita di Cristo e disegnano gli Angeli e i santi. Un bosco di colonne sorreggono le volte arcuate, dividendo in modo geometrico gli ambienti e lasciandoti a bocca aperta man mano che si procede alla vista del soffitto successivo; aiutano anche i pavimenti, con geometrie marmoree e ricchezza.
I punti focali sono due: innanzi tutto l’abside, in stile barocco trionfante con marmi policromi a profusione e statue e stucchi che escono dalle pareti creando un effetto tridimensionale fantastico: anche nelle colonne i putti si affacciano per sorprenderti, come il magnifico tabernacolo in lapislazzuli. Altro punto focale è la cupola centrale, la più alta, con il Cristo che appare a figura intera e seduto sul trono, circondato dagli evangelisti e gli apostoli, tutti in uno sfondo dorato magnifico; le scritte in greco ricordano che le maestranze che eseguirono i mosaici erano bizantine, ma era facilmente intuibile: lo stile è proprio solenne!
2.4 Il Mercato di Ballarò




Altro Patrimonio Unesco è la attigua chiesa di San Cataldo, che però era chiusa per pranzo. Peccato, ma non ci perdiamo d’animo e ci infiliamo sulla via che costeggia l’università e poi tra i vicoli frizzanti di vita: siamo a Ballarò, un vibrante mercato tipico dove puoi annusare e comprare le specialità locali, con gente di tutte le nazionalità; del resto il quartiere dell’Albergheria era quello arabo!
2.5 La Casa Professa




Poco più in là c’è un altro capolavoro: la Casa Professa o Chiesa del Gesù, la chiesa gesuita della città. L’esterno spoglio dice poco, ma l’interno toglie il fiato! Marmi policromi ovunque, in prevalenza bianchi, neri e rossi che si fondono a stucchi bianchi e decorano le pareti, con putti, animali e angeli a profusione che animano ogni scena. La cosa che più mi ha colpito è che ogni colonna è differente e ogni lapide ha qualcosa che emerge e crea un effetto tridimensionale, come se desse una chiave di lettura all’intero disegno.
Il soffitto invece non è così riccamente decorato, soprattutto all’ingresso dove nel 1943 cadde una bomba; il grande dipinto è stato realizzato tra il 1954-56. Con un occhio attento si possono notare ancora i danni nei marmi della prima parte dell’edificio. Le cappelle laterali sono tutte ricchissime e difficilissime da fotografare: troppi dettagli, non sai su cosa concentrarti! Però la parte migliore è l’abside con le storie bibliche: statue a grandezza naturale si stagliano in 2 scene (molto teatrali) con smalto di azzurro intenso per formare il cielo sullo sfondo e tanti putti (a grandezza naturale pure loro!) che assistono alle scene, decorando i fregi e le cornici delle scene. Insomma, una meraviglia da non perdere!
2.6 Torre di san Nicolò di Bari




Visto che adoro vedere le città dall’alto, mi reco alla vicina Torre di san Nicolò di Bari. La salita è semplice e Palermo ti appare con tutti i suoi contrasti: la meraviglia delle tante cupole accanto a palazzi abbandonati, squarci, vuoti e murales e poi ancora orrendi palazzi moderni; le guglie della Cattedrale con dietro le montagne e l’azzurro del mare dall’altra parte.
In cima, vicino alla grande campana, c’è una scultura moderna che rappresenta Palermo inorridita e arrabbiata per la cattiva gestione; pare che l’artista la rimuoverà quando la situazione migliorerà; nel frattempo continua a rimanere lì. Comunque da qui la vista ti colpisce!!
2.7 Lo street food di Palermo




Un’altra cosa che colpisce di Palermo è lo street food, assolutamente da provare; trovi ovunque piccoli chioschi, ma anche nei bar del centro puoi prendere un panino da portar via assaggiando le loro specialità. Il bello è che costa pochissimo! Ad esempio davanti alla Casa Professa mi hanno consigliato il panino panelle e crocché: crocchette di patate che si sciolgono in bocca e un gustoso strato di farina di ceci fritto (le panelle appunto) dentro al panino; totale 1,50€! Se non basta si può accompagnare con un’arancina ripiena (di tutto ciò che si vuole): quelle di Ke Palle in via Maqueda sono fantastiche!
2.8 Il dialetto palermitano




Il bello dei palermitani poi è che parlano tutti come Ficarra e Picone: quante volte mi sono girato i primi giorni pensando di averli vicini!!! Infatti i due comici ricalcano perfettamente i due accenti che si sentono in città: uno acuto con il finale a salire, come se ogni frase fosse interrogativa, l’altro che trascina le vocali rendendole lunghissime e la s “scivolosa”… Invece della parlata di Montalbano, con i verbi alla fine, nessuna traccia. Ma la particolarità è che il linguaggio siciliano utilizza aggettivi desueti, a volte astrusi: parole italiane che forse hai sentito nei Promessi Sposi o sul dizionario di latino e che nemmeno ti ricordavi potessero esistere, ma che loro usano come normalissime; questo è quello che pare più strano! L’insularità emerge anche in queste cose ed aggiunge fascino al passeggiare tra le vie della città.
2.9 Il Teatro Massimo




Continuando a camminare, arrivo a un grande spiazzo su via Maqueda, con un’edicola liberty sotto un albero; poco più in là, l’imponente Teatro Massimo in stile neoclassico. È il 3º teatro più grande d’Europa e 1° in Italia, riaperto da non molto dopo decenni. Il nome completo sarebbe Teatro Massimo Vittorio Emanuele, visto che “massimo” è un aggettivo generico per tutti i grandi teatri, ma in questo caso è rimasto indelebile.
I due leoni davanti alla scalinata sono il simbolo della magnificenza che si può trovare dentro.
L’interno del Teatro Massimo




Dentro ti accolgono legno dorato, una grande sala con poltroncine purpuree, fini decorazioni liberty e un immenso affresco sul soffitto della sala. In realtà me lo aspettavo più grande ancora; la guida ci spiega il “trucco”: il palcoscenico che sto calcando è tra i maggiori in circolazione, ma la sala è solo 1.381 posti, molti meno di altri teatri come La Scala; è il dietro le quinte e il soffitto del teatro che sono enormi… praticamente c’è più spazio dietro la scenografia che davanti! L’ampia zona dedicata all’allestimento delle scene sembra un’officina/falegnameria. Poi non bisogna parlare di soffitto, ma di più soffitti: almeno 6-7 che consentono di bilanciare i pesi di luci, quinte e scenografie che alza il tetto ben oltre lo sguardo dello spettatore…praticamente il doppio! Questo consente un’ottima areazione, oltre a raggiungere un volume da record. La parte più bella è il palco reale, decoratissimo e sontuoso. In realtà mai ospitò un re, visto che i Savoia non vinsero mai la loro diffidenza verso Palermo; però quei posti sono in vendita come poltroncine normali: chiunque può sentirsi un re per una sera! L’ho trovato splendido.
2.10 Il fascino decadente di Palermo




Il pomeriggio è lungo e va sfruttato. Risalendo lungo il Cassaro, sulla sinistra, c’è una piazza meravigliosa che sembra un set di un film; è Piazza Bologni, aperta dalla statua di uno smilzo Carlo V che fa ombra ai tavolini all’aperto nel gradevole clima palermitano; la circondano palazzi barocchi che portano tutto il segno dei loro anni, come le rughe di Meryl Streep… danno ancora più fascino!
Questo è un ingrediente basilare per capire Palermo: è la nostalgia per i tempi in cui la città era la capitale del Regno di Sicilia, che si riflette nel carattere dei suoi abitanti e appunto nelle facciate decadenti e dimenticate dei palazzi signorili di tutta la città: balconi muti, facciate tristi con l’intonaco che si stacca, pietre annerite, piante esagerate sui terrazzi… Fascino decadente come Porto, ma dal carattere nobiliare.
2.11 Palazzo Alliata di Villafranca




Così è anche al centro della piazza il Palazzo Alliata di Villafranca, un gioiello da scoprire a Palermo: una sontuosa dimora – in parte rimaneggiata dagli ultimi proprietari – che conserva ancora affreschi, decorazioni dorate e saloni pieni di stucchi magnifici nei soffitti; da non perdere assolutamente il “fumoir” (o sala del fumo) tutta completamente rivestita in pelle rossastra, dove i signori si dedicavano all’ozio e la magistrale Crocifissione di Van Dyck, maestro fiammingo che soggiornò a Palermo durante la Peste del ‘600 (e misteriosamente non lasciò la città mentre moriva 1/3 della popolazione).
2.12 Chiesa del Santissimo Salvatore




Ultima tappa della giornata – sempre sul Cassaro – la Chiesa del Santissimo Salvatore, che appare risalendo sulla sinistra. La facciata non è appariscente e pure l’interno è molto rimaneggiato: tutta colpa delle bombe della guerra che hanno squarciato la cupola causando ingenti danni. Come puoi vedere ora, la cupola è stata rimessa insieme come un puzzle, ma con abbondanti spazi vuoti in cemento. Anche le pareti presentano gravi mutilazioni, ma l’abile restauro ha riportato l’aspetto molto simile a quello che era. Una cosa molto intelligente è stata la ricostruzione di tutto il “nuovo” in semplice stucco bianco che contrasta coi marmi policromi (tra cui svetta quello nero) delle decorazioni originali che puoi apprezzare ancora bene in ampie sezioni; su tutte, la grande crocifissione di una delle cappelle con intarsi in marmi morbidi come un lenzuolo e a fianco putti che reggono simboli sulla gloria e il martirio.
La vista dalla cupola




La chiesa è a pianta centrale e per l’ottima acustica si possono tenere concerti. Altra particolarità è che dal lato esterno della chiesa si può salire sulla cupola per una vista meravigliosa del centro: sembra di avere Palermo ai propri piedi! Il Cassaro, sempre vivo, scorre infatti lì in basso e ti porta con lo sguardo verso il mare oppure alla Cattedrale, di cui pare di poter toccare le guglie! Passeggiando con la fantasia sopra ai tetti marroni e rossi, si arriva a tutte le cupole del centro e alle montagne che abbracciano la città: praticamente si visita tutta Palermo con lo sguardo!
2.13 Prima sera a Palermo




Ritorniamo in strada e la luce comincia a calare: i lampioni si accendono e il cielo diventa di un blu elettrico. In due passi sono arrivato ormai alla Cattedrale che ogni minuto cambia colore, risplendendo sempre di più per i fari che la illuminano mentre le sue torri ancora toccano i raggi solari. Mi siedo in Piazza Sette Angeli ad ammirare questa meraviglia: ragazzi che si abbracciano e si baciano, turisti che si muovono oramai stanchi, palermitani seduti ai tavolini, con le stelle in alto che cominciano ad apparire…
2.14 L’atmosfera notturna di Palermo




Di notte Palermo è vivace come non mai. Sarà per il bel clima di fine ottobre, tantissima gente si riversa per strada attorno ai Quattro Canti e via Maqueda, per mangiare o solo passeggiare. Lo faccio anche io, per assaggiare questa atmosfera frizzante e viva…e ovviamente godermi lo street food cittadino, da buon palermitano (anche se solo per qualche giorno).
Col buio la città diventa di un colore unico, come fosse un fumetto: il nero del cielo si mischia al giallo dei lampioni uniformando i colori degli oggetti, rendendoli così praticamente irriconoscibili; le ombre lunghe fanno il resto. Questo contrasto giallo-nero era tipico una volta, ma ora in via di estinzione coi led; ciò rende ancor di più l’atmosfera di Palermo affascinante, misteriosa e romantica!
cosa visitare a Palermo
Cosa vedere a Palermo: Giorno 2




Se la prima giornata è stata piena, anche oggi non sarà da meno! La prima tappa è una delle cose da vedere assolutamente a Palermo: il Palazzo dei Normanni e la Cappella Palatina. Da secoli sono il cuore politico della città, dove gli Arabi costruirono il loro ‘Al Kasr (sopra le fortificazioni punico-fenicie) su una collina che svettava sul porto; convertito poi dai Normanni, nel corso dei secoli ha mantenuto le linee arabe e gli influssi europei, mischiati alla forte influenza bizantina; per tutto ciò entrambi sono Patrimonio Unesco.
3.1 La Cappella Palatina




La meraviglia più grande è proprio la Cappella Palatina, un gioiello d’oro pieno di mosaici che rappresenta l’apice di questo mix di culture e influenze, come testimoniato dall’iscrizione in tre lingue (latino, greco e arabo) appena fuori. Questo è un esempio di come civiltà profondamente diverse tra loro – araba, normanna e bizantina – potessero convivere o influenzarsi in un periodo passato alla storia per le Crociate: gli scambi e i commerci invece portarono benefici ben maggiori rispetto a sparute guerre di avventurieri affamati di terre (con la religione come alibi) e dovrebbe far riflettere chi al giorno d’oggi ritiene che Arabi e Cristiani siano totalmente inconciliabili tra loro. Stuoli di angeli e santi, scritte in greco e le storie della Bibbia sullo sfondo d’oro decorano la Cappella, culminanti nei due Cristi – uno nell’abside e l’altro nella cupola principale – fulcro di ogni chiesa bizantina: però qui la pianta è basilicale, come le chiese occidentali, con colonne che dividono le strette navate.
3.2 Palazzo dei Normanni




Era la chiesa del Palazzo Normanno (da lì il nome “palatina”), dove per secoli si è comandata Palermo e la Sicilia. L’imponente palazzo è costruito attorno a due grandi cortili in epoca spagnola; visitando l’interno ammiri stanze di varie epoche: si va da altre stanze normanne (come la Sala dei Venti e la Sala di Ruggero con magnifici mosaici di ispirazione persiana), a quelle aragonesi-spagnole come la Sala dei Viceré con i loro severi ritratti alle pareti; il tour si conclude con le sale borboniche come la Sala Cinese e la magnifica Sala Pompeiana, ispirata dai ritrovamenti di Pompei. Insomma, con pochi passi fai un magnifico viaggio nel tempo!
3.3 San Giovanni degli Eremiti




Lasciando l’imponente palazzo, che si affaccia sulla verdissima Piazza Della Vittoria, prendiamo la strada sulla destra e a 100m troviamo un cancello che chiude un frondoso giardino esotico, un po’ abbandonato a se stesso; oltre si innalza San Giovanni degli Eremiti, chiesa e chiostro ormai spogli e in disuso, ma che con le sue cupoline arabe sono un simbolo della città. Come abbiamo visto già per San Cataldo, l’architettura araba ha lasciato tracce ancora visibili: del resto 2 secoli di dominazione non sono pochi e Palermo era diventata un’importante città islamica; il colore rosso usato per le cupole però è molto dubbio, visto che ne era rimasto solo una traccia e nell’800 questa piccola prova è stata usata per dipingerle tutte di rosso…. ma nel mondo arabo non esistono cupoline rosse! Però va detto che così hanno grande fascino, soprattutto qui che contrastano con il verde del giardino e l’azzurro del cielo! È altrettanto vero che spendere 6€ per vedere una minima traccia di affresco, una chiesa spoglia e un chiostro scoperto in mezzo a un giardino mi pare troppo!
3.4 Campanile di San Giuseppe Cafasso




Su di esso spicca un campanile, quello di San Giuseppe Cafasso, da cui si vede bene anche il vicino Palazzo dei Normanni e la più lontana Cattedrale: però sarà che è decentrato, sarà la scala strettissima e ballerina, saranno i soffitti bassi (difatti ti danno un caschetto per accedere)… Insomma non mi ha fatto una bella impressione. Solo la vista sulle cupoline rosse arabe è fantastica!
3.5 Pranzo alla Vucciria




È ora di pranzo e voglio mangiare qualcosa di tipico; per questo torno ai Quattro Canti e mi immergo nella Vucciria, un altro mercato caratteristico dove si può comprare e mangiare di tutto, reso celebre dal dipinto di Guttuso. Da Piazza San Domenico alle viuzze interne, ci sono tanti ristoranti o invitanti streetfood. Io prendo un mix di fritto (abbondantissimo) e poi un piatto di pasta con sarde e muddica atturrata, ovvero pan grattugiato e finocchietto; devo dire che ai primi bocconi è ottimo, ma alla lunga stanca.
3.6 La Chiesa di San Domenico




Lì vicino si innalza l’imponente chiesa di San Domenico, che domina la sua piazza con la sua facciata barocca bianca e gialla. Dall’800 è il Pantheon dei grandi Palermitani: qui è sepolto ad esempio Francesco Crispi. Non poteva mancare Giovanni Falcone, che qui ha ricevuto l’ultimo saluto ed è sepolto in una tomba minimale; puoi osservare posati sopra i messaggi di persone ispirate dalla sua grande figura.
Per il resto nella chiesa domina il contrasto tra la semplicità delle volte e la ricchezza delle cappelle barocche volute dalle grandi famiglie della città.
3.7 Gli oratori di Palermo




Da un grande ordine medievale all’altro: attraversiamo il Cassaro e raggiungiamo l’affascinante Piazza di San Francesco d’Assisi con l’omonima basilica. Contiene affreschi antichi e stucchi di Giacomo Serpotta raffiguranti le 10 virtù francescane, ma purtroppo è in corso una messa quindi esco quasi subito.
Poco male, perché a fianco ci sono 2 meravigliosi oratori: a differenza del significato attuale, con “oratorio” a Palermo si indicava un luogo dove si ritrovavano persone laiche legate da una stessa passione (solitamente il culto per un santo) per discutere, riflettere e pregare; quindi a differenza delle chiese, dove l’attenzione deve concentrarsi verso l’abside e la volta, negli oratori le persone si sedevano in cerchio e quindi i luoghi erano abbelliti a 360º: perciò anche le pareti di ingresso sono molto curate!
La famiglia Serpotta




Molti di questi capolavori sono opera dei Serpotta, la famiglia dedita alle decorazioni in stucco che operò in tutta la Sicilia. A differenza del costosissimo marmo, questa lavorazione era più veloce ed economica, quindi facilitò il tripudio barocco sparso in molte chiese palermitane; così pure gli oratori che facevano collette tra i loro adepti potevano permettersi queste bellezze!
3.8 L’Oratorio dell’Immacolatella




Non fa eccezione l’Oratorio dell’Immacolatella, a due passi dalla chiesa di San Francesco. Si accede tramite una ripida scalinata; superato il ballatoio con iscrizioni in latino, entri in una sala dove domina il bianco! Ad esaltarlo, cornici e decorazioni dorate (sempre in stucco), che definiscono gli spazi, le geometrie e sottolineano l’affresco centrale.
Questo è opera di Procopio, l’ultimo della famiglia, del 1726; realizzò i medaglioni dei santi e dei padri della chiesa e le altre statue e putti. Il suo tocco geniale è stato la realizzazione in stucco di alcune membra (le ali, un paio di gambe e un braccio) dei demoni dell’affresco centrale, che così “escono” dal dipinto e lo rendono tridimensionale: sembra di partecipare in prima persona all’assunzione di Maria in cielo! Bisogna scrutarlo bene per capire… perché non si crede ai propri occhi! Anche qui lo stucco aiuta: col pesante marmo sarebbe stato impossibile.
3.9 L’Oratorio di San Lorenzo




Però l’oratorio più bello della città è certamente San Lorenzo, lì accanto, capolavoro di Giacomo Serpotta (il più grande della famiglia). Qui si ribalta l’ordine consueto di lettura delle decorazioni di un oratorio: non va dalla porta all’abside, ma viceversa perché Giacomo le creò a partire dal quadro che già c’era nell’abside: La natività con i santi Francesco e Lorenzo di Caravaggio. Quest’opera lasciò un solco profondissimo nell’arte di Palermo come dimostrano le tele caravaggesche presenti in tantissime chiese cittadine; anche il Serpotta volle omaggiarlo realizzando 8 teatrini con le storie di San Francesco e San Lorenzo e le statue allegoriche delle Virtù con chiara ispirazione berniniana. Tutto culmina nella tela, che assieme al tabernacolo è l’unico elemento colorato dell’oratorio: dai banchi intarsiati in legno in su domina un bianco etereo, paradisiaco… Che meraviglia! Sembra il set per una pubblicità di detersivi: più bianco non si può!
Nei tanti putti sparsi esce il genio dell’autore: invece di scolpirli uguali, rappresentano le espressioni tutte differenti mentre osservano le scene delle vite dei santi; sono bambini umanissimi: ci sono quelli che fanno i capricci, che fanno scherzi, che si meravigliano o si scandalizzano davanti ad un nudo! Un capolavoro nel capolavoro!!
Il furto del quadro




Peccato solo non averli potuti fotografare perché qui è severamente vietato. Ci sarebbe dovuto essere un’attenzione simile anche nel 1969, quando qualcuno entrò e si portò via la tela originale di Caravaggio: da allora è sparita, diventando la 2°opera d’arte più ricercata al mondo! Solo nel 2016, grazie a fotografie in bianco e nero e analisi di altri suoi quadri, è stata realizzata la copia che puoi vedere, che colma un minimo questo enorme vuoto. Vuoto che è pure aumentato, perché in seguito sono state rubate anche diverse figure dei teatrini, lasciandone alcuni sguarniti e privi di senso. Uno stato d’animo di desolazione mi coglie pensando a tutti questi tesori, probabilmente persi per sempre.
3.10 Chiesa della Gancia




Per completare il “pomeriggio Serpottiano”, raggiungo la vicina chiesa della Gancia (o di Santa Maria degli Angeli): ma quante chiese fantastiche ci sono a Palermo? Questa è legata al convento dei frati minori osservanti, sotto influenza aragonese; perciò l’interno è sobrio, coi classici candelabri che pendono. Però le cappelle regalano piccole gioie e capolavori, come affreschi rinascimentali, dipinti o intarsi marmorei meravigliosi che descrivono scene bibliche. L’opera Serpottiana qui è nel transetto sinistro, con due putti e due magnifici angeli che reggono una cornice, elegantissimi.
3.11 Il tramonto dal porto




La chiesa è a passo da Piazza Marina, un triangolare spiazzo accanto alle mura ed al mare: attorno al ficus centenario pulsa vita a tutte le ore del giorno. Oltrepassando la Porta Felice, arrivo al porto mentre il cielo si dipinge dei colori pastello del tramonto tra le tranquille barche ormeggiate che fluttuano; molte famiglie passeggiano. La costa prosegue con una caletta dove mi soffermo ad osservare le onde: tutto è pulito e nuovo, forse deve essere ancora inaugurato; l’atmosfera è da favola.
Continuo a camminare all’esterno delle mura e raggiungo un bar all’aperto: sebbene si stia facendo buio e sia autunno inoltrato, ordino una brioche con gelato. Come si fa a non amare la Sicilia!? Una morbida brioche che contiene una montagna di gelato per soli 3€, da gustare vista mare.
3.12 Cena alla Focacceria San Francesco




Quando è già calata la notte cerco un posto dove cenare: torno in Piazza San Francesco d’Assisi dove mi hanno consigliato la Focacceria San Francesco (proprio di fronte alla chiesa) ed è un edificio in stile liberty (molto spartano) che fa cucina popolare siciliana, tra cui il famoso pani ca’ meusa (panino con la milza): lo prendo subito e mi godo la vista della milza che soffrigge e poi viene strizzata per essere inserita nel panino per poi essere “maritata” con ricotta e trucioli di caciocavallo; devo dire che nonostante i caldi consigli ero un po’ scettico, ma invece il gusto è molto interessante! Ne prenderei un altro!!
Per digerire, non c’è cosa migliore di una passeggiata notturna sul Cassaro ad osservare la gente; il bello è che nel weekend anche la parte più bassa della via viene chiusa al traffico e vengono messi i tavolini sulla strada davanti ai vari ristoranti, quindi è possibile cenare sotto le stelle!
Palermo cosa vedere
Cosa vedere a Palermo: Giorno 3
Abbiamo già visto tanto, ma c’è ancora tantissimo da vedere, a cominciare dalla Palermo Liberty che è un altro emblema della città al di fuori del centro. In particolare si trova nei nuovi quartieri realizzati nel primo Novecento, dove i ricchi hanno potuto edificare le proprie ville: Mondello, la Favorita e le colline che circondano la città, dove si estendevano i fantastici giardini che un tempo avevano reso famosa Palermo. Per arrivarci passo a fianco ad un’altra meraviglia arabo-normanna di Palermo.
4.1 La Zisa




Immerso proprio in quei favolosi giardini arabi fuori dalle mura cittadine c’era il Palazzo della Zisa; il nome deriva dall’arabo “al Aziza“, ovvero la Splendida. Però questo è un edificio normanno voluto da Guglielmo I attorno al 1165. Rimase inalterato fino a metà Seicento, quando il principe di Castelreale lo adattò alle proprie esigenze abitative; idem successe nell’800. Un restauro ha cercato di restituirlo alla bellezza originaria; perciò rientra tra i monumenti Patrimonio Unesco di Palermo; infatti è la sintesi perfetta tra l’architettura araba e quella normanna.
Purtroppo non l’ho visitato internamente, ma solo vedere il possente palazzo riflesso nelle vasche d’acqua antistanti è uno spettacolo. Ora ospita il Museo d’arte islamica.
4.2 Villa Whitaker Malfitano




Per vedere qualche villa approfitto di una intelligente iniziativa che ogni anno viene riproposta felicemente, le Vie dei Tesori; apre le porte di luoghi solitamente inaccessibili oppure consente di visitarne tanti altri, tutti al modico prezzo di 1€. Il problema maggiore è scegliere cosa visitare tra gli oltre 100 luoghi proposti! Anche le ville liberty sono molte; io opto per Villa Whitaker Malfitano, una villa a due piani in un enorme giardino, dove si stagliano alcune piante esotiche e giganti, con rami lunghi almeno una decina di metri che sembrano labirinti. La villa, con entrate neoclassiche, all’interno è un tripudio di vetro e ferro battuto. Puro stile liberty!
4.3 Il Villino Florio




Stile che si può ammirare nel vicinissimo Villino Florio, una casetta tra le prime opere liberty d’Italia somigliante ad un castello medievale; fu però distrutto da un incendio doloso nel 1962: nel piano nobile puoi ancora ammirare il camino e le travi originali del soffitto carbonizzate, assieme alla carta da pareti in stile floreale e i dettagli in legno: tutto è stato ricostruito usando foto d’epoca.
Ovviamente il mobilio originale non c’è e le sale – ora di proprietà della provincia – sono quasi spoglie. Di notevole c’è la vista dai finestroni e dal terrazzo superiore, che dava sull’immenso giardino che arrivava al mare (distante almeno 2km!!), ora desolatamente coperto da condomini e industrie dell’Olivuzza, totalmente privi di ogni bellezza.
Storia della famiglia Florio




Molto interessante anche la storia dei Florio, famiglia d’origine calabrese che si arricchì con il commercio del Marsala e le tonnare (famosa quella di Favignana) tanto da diventare tra le famiglie più importanti d’Italia; capito perché il giardino era così enorme!? Aveva anche la passione per le corse automobilistiche: perciò istituirono la Targa Florio (che tuttora esiste).
Il capofamiglia Vincenzo era pure un donnaiolo per cui la casa prevedeva un’entrata dal retro per le varie accompagnatrici; c’era sempre una stanza a disposizione tra quelle dei servi, con la moglie invece relegata nelle sue stanze. Invece la sala al pian terreno – dei giochi e del fumo – era proibita alle donne.
Ovviamente non era l’unica dimora che avevano a Palermo: presso il porto c’è pure la Casa Florio all’Arenella (o dei 4 pizzi), anch’essa in stile liberty e visitabile con le vie dei Tesori; purtroppo io non ho avuto il tempo di vederla.
4.4 La chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo




Ma ci sono ancora tante zone di Palermo da esplorare! Camminando un po’ si arriva a Porta Carini con il mercato del Capo in cui mangio qualcosa al volo. Continuando per la via, dove il profumo di verdure si mischia a quello di residui pesce gettati per terra, si raggiunge sulla destra la sorprendente chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo: ancora lampadari di cristalli, ancora statue e meravigliosi marmi policromi ovunque e stucchi, in armonia totale; qui però il colore che rimane impresso è il celeste degli smalti color lapislazzuli nei 4 altari laterali; raffigurano preziosamente il cielo in paesaggi biblici ideali, con colonne tortili e pavimenti perfetti per prospettiva e dettagli realizzati con minuscoli frammenti di marmo. Difficile da descrivere a parole, ma da ammirare con gli occhi!
4.5 Il Palazzo di Rudinì




Riprendendo la via sia arriva dietro la Cattedrale: da strade e vicoli tranquilli si ritorna in pieno Cassaro. Raggiungo i Quattro Canti e mi metto in coda per visitare Palazzo di Rudinì; merita anche se abbandonato e molto rimaneggiato: infatti gli interni sono vuoti e poco roba, ma offre una meravigliosa vista proprio sul Cassaro e via Maqueda: con la grande statua di Filippo II che svetta!
Per concludere sulle Vie dei Tesori, è un’iniziativa davvero eccezionale perché permette di valorizzare patrimoni altrimenti inaccessibili e coinvolge guide preparatissime oppure i ragazzi delle scuole di Palermo, istruendoli bene e facendogli vincere la timidezza. Gli unici limiti sono gli orari a volte molto diversi l’uno dall’altro (e tenerne d’occhio e incastrarne 10-15 che ti interessano è difficile) e le code che si formano inevitabilmente in alcuni posti, che i ragazzi faticano a gestire e ti complicano i piani: mi è capitato di attendere almeno 2h e pensare a cosa avrei potuto vedere altrove in quel tempo. Del resto i palermitani hanno 5 weekend per l’iniziativa, tu solo quello!
4.6 L’Oratorio delle Dame del Giardinello




Un altro posto che ho visitato grazie alle Vie dei Tesori è l’Oratorio delle Dame del Giardinello, un tesoro nascosto di Palermo. Si trova in via Ponticello, nel quartiere dell’Albergheria: le dame che ne facevano parte fin dal 1595 hanno assistito le persone disagiate del quartiere, specialmente le donne partorienti. Ma l’ambiente è talmente splendido che è stato dichiarato monumento nazionale! Si apre con un piccolo giardino (un “giardinello” appunto), con ancora bellissime maioliche colorate ottocentesche; l’oratorio è un capolavoro barocco con pitture trompe l’oeil! Finte architetture incorniciano il Trionfo della Vergine della volta; poi candelabri, medaglioni e la Madonna del Parto sull’altare. Davvero sorprendente!
4.7 Altre chiese di Palermo




Io sono un camminatore instancabile e un viaggiatore curioso. Così ho visitato molte altre chiese di Palermo, come la chiesa di San Giuseppe dei Teatini, la Cappella dei Falegnami (entrambe di fronte a Piazza Pretoria), la chiesa di San Matteo e la chiesa dei SS 40 Martiri alla Guilla. Devo dire che – Roma a parte – non ho mai visto così tante chiese come a Palermo…. e sono tutte bellissime!
4.8 L’ultima sera a Palermo




Come ultima serata in città, me la voglio godere girando un po’ a zonzo per i vicoli del centro. Ammiro il calare della sera su Piazza Pretoria, con i lampioni che prendono vita: è certamente il luogo che mi ha affascinato di più, ci sono passato ogni giorno! Poi mi avvio verso il Teatro Massimo e mi infilo in un vicolo di fronte, tanto stretto quanto meraviglioso: è via dell’Orologio; lo scorcio è da quadro! Il meraviglioso orologio della chiesa in fondo ti guarda dritto per tutto il percorso, facendo lo slalom tra tavoli di ristoranti, piante e gente che cammina. Insomma, la solita pittoresca Palermo! Infine mi perdo tra i vicoli, ammirando la gente e la vita siciliana. Che c’è di più bello?
Palermo cosa visitare
5. Cosa vedere a Palermo: i dintorni, Monreale e Mondello
Finora ho parlato solo di Palermo città, ma ovviamente la bellezza è sparsa anche nei dintorni. Senza raggiungere Cefalù o San Vito lo Capo, ci sono due bellissimi luoghi vicini in cui ho trascorso la mia ultima giornata.
5.1 Monreale




Cominciamo con Monreale, paese sui monti appena sopra Palermo, che in realtà meriterebbe un giorno intero. Lo si può raggiungere in autobus dalla fermata di Piazza Indipendenza, davanti al Palazzo dei Normanni. Va detto che gli orari sono prettamente indicativi, perché la puntualità non è di casa a Palermo e dopo mezz’ora mi spazientisco io, figuriamoci gli inglesi che ho a fianco: oggi non sono fortunato! Nonostante il viaggio in piedi e schiacciato, ne vale la pena: appena scesi si può godere un panorama su tutta Palermo e il mare di fronte… si respira libertà!
Il Duomo di Monreale




Camminando in salita si entra in paese; poco dopo sulla sinistra ecco il Duomo di Monreale! Come gli altri edifici arabo-normanni, fuori non sono appariscenti, ma dentro si è circondati dall’oro delle tessere dei mosaici che ricoprono tutta la chiesa: angeli, santi, ma soprattutto le storie della Bibbia coprono interamente le navate come fossero un libro da leggere; ogni dettaglio è fantastico! È molto più ampio di quanto sembrava fuori. La luce che entra in diagonale dalle finestre non consente gran foto, ma non importa: questa meraviglia rimane impressa nella mente!
Il punto focale di tutte le attenzioni sta nell’abside, con il magnifico Cristo Pantocratore dal sapore orientale che ti fissa negli occhi; per bellezza, modernità e colori, sembra sia stato realizzato ieri! Pagando 4€ è possibile ammirarlo da vicino, osservando quanto è enorme; inoltre visiti l’abside e la cappella Roano con marmi stupendi: bellissimo quello pavimentale con le storie bibliche di Giona mangiato dalla balena!
Sui tetti del Duomo e il chiostro di Monreale




Oltrepassando le due tombe dei re normanni, in fondo alla chiesa si può invece salire sui tetti: un camminamento inizialmente stretto che poi spalanca la vista sul chiostro e su tutta Palermo; qui si possono ammirare i ricami delle decorazioni arabeggianti, le tegole dai colori sgargianti e “spiare” i passanti dall’alto!
Torniamo a terra, un ultimo sguardo al Cristo e poi usciamo proprio per visitare il chiostro: costa 6€, ma credo siano soldi ben spesi per cercare di ristrutturare questo luogo magico. Un labirinto di colonne decorate con frammenti di vetro colorati e capitelli scolpiti nel marmo con le storie testamentarie ti lasceranno senza parole: sono tutte diverse! Peccato che alcune siano danneggiate e altre abbiano bisogno di restauri e pulizia, ma l’incantesimo di questo luogo è massimo! Si può immaginare il silenzio mentre i frati pregavano o passeggiavano.
5.2 Mondello




Monreale ha altre bellezze, ma ci attende un’altra destinazione: Mondello! Da qui però arrivarci è complicato: bisogna tornare a Palermo, andare allo stadio e da lì prendere uno dei due autobus per la meravigliosa spiaggia, sfiorando il Monte Pellegrino. A parole è facile, ma ci vogliono quasi 2 ore!
Così sono già le 15 quando ci arrivo e la fame è enorme; per fortuna mi fermo davanti al Touring Café: gelati e torte (che sembrano deliziose) per la prossima volta, mi gusto un pranzo a buon mercato e una arancina non può mancare! Mi mancherà!
Mondello è un vecchio borgo di pescatori diventato poi nel Novecento una zona “in” di Palermo, con tanti edifici liberty costruiti attorno alla baia; il più famoso ovviamente è lo stabilimento balneare, ora appariscente ristorante che abbraccia la costa. Nei giorni scorsi la spiaggia era ancora piena, mentre oggi tira vento e non c’è nessuno.
Il borgo di Mondello




Solo qualcuno passeggia a cavallo e mi affianca mentre vado verso il borgo antico, aperto dalla torre rotonda: poi tantissime case colorate e piccole davanti al molo, con il lungomare moderno dove riposare a guardare il mare…già il profumo e la vista ti rilassa! Un vecchio pescatore in fondo al pontile muove stancamente la sua canna, ma senza fortuna, mentre bambini giocano a calcio nel piazzale spezzando un po’ la quiete. Solo qualche turista passeggia ciondolando la testa e scrutando di continuo il mare.
Insomma, vento a parte è una favola! Capisco perché è sempre affollato e lo descrivono come la fine del mondo: hanno ragione!
5.3 Cosa mi sono perso




Peccato che il tempo voli: ho un aereo da prendere e conoscendo i tempi dei mezzi palermitani meglio partire con ampio margine. Torno in città, ultimi acquisti, prendo la valigia e via!
Ma c’era talmente tanto da ammirare che in questo weekend a Palermo sono arrivato sempre lungo. Ad esempio non sono riuscito a visitare la Cattedrale dall’interno e soprattutto dai tetti, che mi han detto essere meravigliosi; io volevo godermeli al tramonto. Mi sono davvero mangiato le mani, ma almeno ho un buon motivo per ritornare a Palermo! Lo stesso vale per Santa Cita e l’oratorio del Rosario di San Domenico, dove ci sono altri capolavori del Serpotta, la Cuba, o Palazzo Mirto e Palazzo Abatellis, probabilmente i due migliori musei della città. Ci sono troppe bellezze a Palermo per vederle tutte in un weekend!
6. Conclusioni




Ho usato moltissime volte il termine “meraviglia” per indicare le bellezze di Palermo, ma non credo di aver esagerato: visitare Palermo è un’esperienza da fare, una cosa che consiglio assolutamente! Come spero di aver fatto capire, la città è piena di posti eccezionali. Ma poi c’è tutto il contorno: un clima stupendo che consente di visitare la città in maniche corte anche in primavera e autunno inoltrato; specialità culinarie squisite e davvero a buon mercato; il fascino mediterraneo delle strade e dei palazzi; la nostalgica gloria passata che traspare ovunque… Infine ci sono loro, i Palermitani, persone fantastiche che girano per la città come attori consumati in un enorme teatro, con le loro espressioni tipiche, i loro sguardi intensi, la loro lingua affascinante.
Insomma, ci siamo capiti? Mi mancherai Palermo!
Spero che il mio articolo ti possa essere utile. Fammi sapere che ne pensi lasciando un commento e seguimi sui miei canali social 🙂
Un ringraziamento a Rosi (su Instagram @blq74) per le preziose indicazioni.
Ecco altre foto del mio weekend: