Ci sono città piene di fascino, che ispirano scrittori e pittori. Facile pensare alla Parigi degli impressionisti e di Picasso, alla Vienna di Mozart e Klimt, alla Praga di Kafka o alla Roma senza tempo. Ma in Italia c’è un’altra città fantastica dove James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba hanno vissuto e scritto: Trieste, la perla nel Nord-Est d’Italia. È una città di frontiera, dalla storia unica. Ho voluto visitare Trieste in tre giorni per scoprire se la lunga dominazione austro-ungarica ha lasciato una profonda impronta. Sarà così? Ti racconto l’animo di Trieste e cosa vedere a Trieste e dintorni in tre giorni tra castelli, il blu del mare, i palazzi maestosi, le meraviglie naturali e le pagine buie della sua storia.
- Storia di Trieste
- Come raggiungere Trieste
- Cosa visitare a Trieste in un giorno
- Il secondo giorno a Trieste
- I dintorni di Trieste
- Dove dormire a Trieste
- Dove e cosa mangiare a Trieste
- Conclusioni
1. Storia di Trieste




Diciamolo subito. La storia di Trieste è unica! Ed è fondamentale conoscerla, perché si riflette profondamente sulla città. Dopo insediamenti neolitici nei dintorni, la posizione eccezionale con un colle che domina un golfo, portò alla fondazione della città, probabilmente degli antichi Veneti. Poi Trieste fu una città romana: era castrum militare vicino alla ricca Aquileia da cui partiva la via Flavia verso la Dalmazia; si sviluppò in epoca imperiale e sul colle di San Giusto puoi osservarne l’eredità.
I barbari portarono la decadenza e Trieste tornò un villaggio di pescatori, sottomesso temporaneamente ai bizantini. Col nuovo millennio furono i vescovi a governare, poi divenne libero comune e dal 1368 si alternarono il Patriarcato di Aquileia, la Repubblica di Venezia e l’Impero d’Austria.
1.1 Trieste nell’età moderna




Tre volte Trieste si sottomise all’Impero Asburgico. Due volte volontariamente, la terza e definitiva no: nel 1468 un traditore aprì le porte cittadine e Trieste venne assoggettata al Capitano imperiale che abolì tutte le libertà e diritti medievali. Rimase un borgo dedito al commercio e alle coltivazioni della vite sui monti esposti al sole fino al Settecento. Poi Carlo VI d’Austria la nominò porto franco e soprattutto nel 1740 l’imperatrice Maria Teresa d’Austria volle farne il più importante porto dell’Impero. Trieste fiorì grazie agli ingenti capitali: sorsero palazzi, il primo cantiere navale e ovviamente il Borgo Teresiano. La popolazione sestuplicò: a Trieste si cominciano a parlare diverse lingue (come ora).
Tre occupazioni napoleoniche fecero nascere l’identità italiana della città, ma nel 1813 tornò all’Impero Austriaco. L’espansione continua: nel 1857 la ferrovia che la congiunge direttamente a Vienna; palazzi e piazze eleganti continuarono a sorgere: su tutti Piazza dell’Unità. Trieste è una città cosmopolita, multilingue e plurireligiosa. Fioriscono la cultura e i caffè.
1.2 Trieste in età contemporanea




La terza guerra d’indipendenza e la perdita del Veneto fece cambiare la politica imperiale. In risposta agli ideali di irredentismo, Francesco Giuseppe aumentò la germanizzazione e slavizzazione delle province italofone: gli italiani vennero sfavoriti nei posti pubblici e come maestri, mentre fu favorita la coscienza nazionale slovena. Ciò portò a scontri periodici e – allo scoppio della Prima Guerra Mondiale – alcuni triestini si arruolarono per l’Italia. Con la vittoria Trieste e l’Istria divennero italiane.
Tra le guerre si diffuse velocemente il fascismo e la conseguente italianizzazione delle minoranze, non gradita dagli slavi. Si instaurò un clima teso e la crisi economica per la perdita d’importanza del porto. Con la Seconda Guerra Mondiale la vibrante comunità ebraica fu perseguitata. Dopo l’8 settembre 1943 la situazione peggiorò: Trieste venne governata direttamente dai tedeschi che creano un lager in città. Molti partigiani si schierarono con la resistenza slava; le rappresaglie naziste furono pesanti. Alla fine i partigiani liberarono la città con l’esercito jugoslavo di Tito, che occupò la città; si scatenò la repressione contro gli italiani, gettati nelle foibe. Gli Alleati intervengono solo dopo 10 giorni: nasce il Territorio Libero di Trieste gestito da Usa e Gran Bretagna. Solo nel 1954 Trieste tornò all’Italia: le celebrazioni sono oceaniche. Il trattato di Osimo del 1975 lo ratificò: Trieste però ha perso quasi tutta la sua provincia, ora alla Jugoslavia con l’Istria e il Quarnaro.
Rimane una città di confine fino al 2007, quando la Slovenia entra nell’Unione Europea: cadono le frontiere. Le frizioni di un tempo ora sono un ricordo e la minoranza slovena vive tranquilla anche in città, come testimoniano le scritte bilingue sui mezzi pubblici. E soprattutto le lingue che senti parlare girando per la città cosmopolita che è oggi.
Trieste cosa vedere
2. Come raggiungere Trieste




Trieste è una città di frontiera, è chiaro. L’ultima propaggine dell’Italia nel nord est, tanto che i suoi monti sono circondati dalla Slovenia. Perciò molti la considerano una città di passaggio, da visitare prima di raggiungere le destinazioni vacanziere della Croazia. Ci può stare, perché la tentazione di fermarsi è forte (e te lo dimostrerò). Raggiungere Trieste comunque è facile, anche se lungo. In treno da Milano ci sono molte possibilità, ma spesso bisogna fare 2 cambi e impiegarci almeno 5 ore. Forse però quattro volte al giorno coi treni Frecciarossa hai il diretto Milano-Trieste in sole 3:49! Da Bologna col cambio a Venezia ci vogliono mediamente 4:30h.
In auto è altrettanto semplice, visto che l’Autostrada A4 da Torino porta proprio a Trieste. Da Milano si impiega 4:30h, ma ovviamente i rallentamenti sono possibili. Da Bologna invece sono 3:20h prendendo la Strada Statale 309 Romea.
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3. Cosa visitare a Trieste in un giorno




Sulla strada per Trieste vedi campanili affusolati e appuntiti, tipici del Triveneto. Il treno percorre le campagne fino a che si spalanca il blu del mare dall’alto della ferrovia; è l’ultima propaggine dell’Italia che scende verso l’Istria, che si attraversa e regala grandi panorami sul golfo di Trieste.
3.1 Prima impressione di Trieste




Trieste ti accoglie con grandi palazzi retrò e i lampioni a palla, bellissimi e elegantissimi, a partire dalla stazione ferroviaria in stile eclettico. I gabbiani passano sopra la tua testa in Piazza Libertà, dove una statua ricorda la Principessa Sissi. Questo stile elegante colpisce ed è diffuso in tutto il centro: perciò molti dicono che Trieste è magnifica! In effetti i bei palazzi e gli ottimi scorci continuano pure nelle vie secondarie. Si vedono tante facce slave spigolose, così come si sentono accenti strani che parlano italiano (oltre al riconoscibile friulano/triestino).
Per prima cosa decido di visitare la parte antica di Trieste, il colle di San Giusto. È il primo nucleo cittadino e qui si trovano i monumenti d’epoca romana. Ci sono i resti del foro vicino ad un grande piazzale con Monumento ai Caduti e alberi da cui scorgere un bel panorama sul golfo.
3.2 La Tergeste romana




Ho scoperto solo prima di venire che Trieste è una città romana: non lo sapevo. Un visitatore disattento potrebbe non notarlo; del resto i resti sono racchiusi attorno al colle di San Giusto. Il Teatro Romano è alla base e si vede dalla via omonima; perciò mi ha ricordato Malaga, ma là è esaltato, qui è quasi nascosto: non ho capito nemmeno se potevi entrarci! Di epoca imperiale, era in riva al mare e poteva contenere 6000 persone; le gradinate si vedono ancora bene.
Risalendo si trova l’Arco di Riccardo del I secolo d.C., ora inglobato nella casa adiacente. Era la porta delle mura e ancora puoi osservare la strada originaria sotto. Si trova in una piazzetta pittoresca ed è ben conservato: si capisce che è un arco antico.
Colpiscono di più però i resti del Foro romano con la basilica civile in cima al colle: le basi delle colonne che dividono in tre navate e due absidi sono ben evidenti tra la cattedrale e il castello. Sono all’aperto; sembra più un parco, visto che è circondato da alberi ed è punto di ritrovo per ragazzi e coppiette.
3.3 Civico Museo d’antichità J.J. Winckelmann




Altre tracce della Trieste romana sono al Civico Museo d’antichità Winckelmann, appena sotto. Nel giardino della casa del Capitano imperiale c’è l’Orto Lapidario, con colonne, lapidi e resti di statue romane sotto gli alberi verdi. È come me l’aspettavo: affascinante e con un bello scorcio verso la Cattedrale. Scendendo i gradini trovi invece un sorprendente tempio neoclassico con la tomba (vuota) di Winckelmann; il padre dell’archeologia fu assassinato a Trieste nel 1768 mentre stava tornando a Roma. È stato sepolto nella cattedrale, sotto l’altare, ma le ossa sono andate perse. Entra per ammirare la bellezza pura e candida!
Altre lapidi medievali sono nel Giardino del Capitano: le migliori sono raccolte sotto una tettoia in ferro rivedibile (proprio il contrario dell’eleganza del tempietto). Tra gli alberi un grande scavo mostra resti di case di Tergeste. Infine in fondo le mura del 1400-1500: in un piccolo tratto puoi salire, ma niente di che.
Il museo




Gli oggetti e statue romane più preziose (scoperte qui, ma anche a Aquileia, in Croazia e Dalmazia) sono nelle prime sale all’interno del museo. Il palazzo dice poco ormai, ma la collezione è vastissima: spazia dalla preistoria agli Etruschi. Importantissima la sezione egizia con ben 1500 reperti; provengono dai triestini che andarono a commerciare in Egitto e si portarono a casa dei “souvenir”, poi donati alla città. Ci sono diverse mummie, tanti oggetti di uso comune… persino una mummia di coccodrillo! Poi spazia sull’arte preistorica e neolitica delle necropoli vicine, arte etrusca, greca, tarantina, di Cipro, del centro Italia, ma anche Maya!!! Insomma un museo sorprendente e grande da vedere. Fai una passeggiata nella storia… e ha pure entrata gratis!
3.4 La Cattedrale di San Giusto




Superando un frondoso viale alberato molto ripido spunta il grande rosone gotico in pietra bianca della Cattedrale, col vetro che nel pomeriggio riflette il sole e ti abbaglia; fu realizzato da scalpellini di Soncino! La Cattedrale fu costruita nel Trecento a forma rettangolare su due edifici preesistenti del X e XI secolo. La facciata è semplice a capanna con pietra scura a vista, piena di lapidi o pietre ritrovate come una colonna corinzia; ad esempio il portale maggiore è ricavato da un monumento sepolcrale romano del I sec d.C. segato a metà: ci sono 6 facce che ti guardano! C’è pure la statua bronzea di Pio II Piccolomini (quello di Pienza) che fu per 2 anni vescovo di Trieste.
Alla sinistra ecco il campanile quadrato e tozzo, che sembra una torre militare; anch’esso del Trecento, inizialmente era più alto, ma venne colpito da un fulmine.
L’interno della Cattedrale




La Cattedrale è sorprendente: nel pomeriggio il rosone la inonda di luce. Ha elementi antichissimi come i preziosi e magnifici mosaici bizantini ai fianchi dell’abside; appartenevano ai due edifici preesistenti, realizzati da maestranze veneziane e costantinopoliane del XII e XIII secolo. Maria in trono è una perfetta Theotókos, con arcangeli e apostoli in adorazione (ricorda la Cattedrale Ursiana di Ravenna); a destra il Cristo Pantocratore, severo e nobile.
Poi conserva affreschi, sculture del XIII-XIV secolo, sarcofagi di martiri triestini… Il soffitto carenato trecentesco lascia senza parole. Interessante anche l’abside principale con l’Incoronazione della Vergine: è un mosaico recente, ma mantiene il gusto bizantineggiante. Il pavimento invece è perfetto, ma probabilmente è quello antico risistemato: gli stilemi geometrici oppure ricchi di marmo intarsiato come i bizantini visti a Venezia e a Bari. Splendide le cappelle laterali barocche e le porte in ferro, sempre con simboli bizantini tipo un cervo.
3.5 Il Castello di San Giusto




Nel punto più alto del colle c’è il Castello di San Giusto. Con la crescita della città fu importante difenderla, ma soprattutto controllarla. Fu eretto tra il 1471 e il 1630 dalle diverse dominazioni: si nota dalle forme differenti dei bastioni. Gli scontri però furono irrisori.
Dal 1930 è stato recuperato a destinazione museale. Ci sono arrivato nel tardo pomeriggio e la grande piazza d’armi era deserta, mentre l’armeria già chiusa. Così ho visitato il lapidario tergestino con reperti romani ritrovati a Trieste: ci sono alcune statue ritrovate nel teatro, busti, mosaici pavimentali… Affascinante la scalinata che scende nel bastione, meno le infiltrazioni che hanno fatto chiudere la sezione inferiore.
Bello invece il camminamento sui bastioni, ma da vedere c’è poco. Però il castello vale la visita per il gran panorama su Trieste e sul golfo dal bastione dove c’è la Casa del Capitano; sfortunatamente il sole ancora alto mi lasciava controluce. Peccato che chiuda molto prima del tramonto: lì sarebbe fantastico da fotografare! Facessero un bar stile Dubrovnik sulle mura si riempirebbe sempre (visto che l’ingresso è gratuito) !
3.6 Ai piedi del Colle




Le piccole vie che scendono dalla Cattedrale non sono molto pulite, ma affascinano: la pietra scura del selciato contrasta con le case color pastello dalle insegne curate che ricordano Praga; davvero pittoresche. Bei colori accesi: verde chiaro, arancio, crema… che si sposano con le imposte colorate. Questo non me la aspettavo, così come prima la fatica per salire alla Cattedrale!
A sinistra trovi la Piazzetta Riccardo con l’Arco di Riccardo e un bar spagnolo vicino; con l’attigua Piazza Barbacan con tanti tavolini all’aperto è piena di vita. Il mio angolo preferito questo primo giorno a Trieste: all’ora dell’aperitivo l’atmosfera è fantastica! Sullo sfondo l’affascinante Rotonda Pancera in stile neoclassico con altorilievi e colonne regala uno scorcio stupendo da fotografare. Idem la lunga via Felice Venezian, con facciate colorate e finestre chiuse, in un’atmosfera popolare e molto malinconica… direi poco italiana. Sembra Porto.
3.7 Piazza Unità d’Italia




Così arrivo “quasi per caso” in Piazza Unità d’Italia, il simbolo di Trieste. La piazza principale è elegantissima e bellissima: il bianco abbagliante contrasta col cielo blu.
Me l’aspettavo più vasta, essendo la piazza sul mare più grande d’Europa; quella di Hvar mi sembrava maggiore, ma è debole la mia memoria; qui è molto più lunga e ampia; infatti impieghi un po’ a raggiungere dal mare il Palazzo del Municipio in fondo. In stile eclettico, le decorazioni di pietra volute dall’architetto triestino Giuseppe Bruni sono il fulcro della piazza. La facciata con bifore e trifore e la torretta centrale coi Mori riprendono il Palazzo del Magistrato che sorgeva prima; infatti a metà Ottocento la piazza fu completamente ripensata: fu interrato il canale che c’era e edificati gli edifici attorno. Ciò ha regalato questo aspetto omogeneo che affascina ancor di più. Sontuosità purissima.
Gli edifici di Piazza Unità d’Italia




La magnificenza e il bianco sono diffusi su tutti i 6 palazzi di Piazza Unità d’Italia; si guardano facendo a gara sul più bello. I miei preferiti sono il Palazzo della Prefettura (o della Luogotenenza austriaca) con le arcate verso la piazza che sono perfette per incorniciare il Palazzo del Lloyd triestino di fronte con le bandiere sventolanti (ora sede della regione). Palazzo Pitteri è invece l’unico palazzo settecentesco della piazza.
Al centro e di fronte al Municipio invece la fontana dei Quattro Continenti: non si avvicina nemmeno a Bernini (nonostante i 4 fiumi), ma è in interessante stile barocco del 1751-54 opera del bergamasco G.B. Mazzoleni. L’angelo in cima rappresenta Trieste baciata dalla fortuna. A fianco la colonna con la statua dell’imperatore Carlo VI: avendo nominato la città porto franco garantendone l’ascesa, merita un posto d’onore.
3.8 Le chiese del centro storico




Attraversando il porticato sotto al Palazzo del Municipio arrivi improvvisamente all’imponente scalinata novecentesca che porta al colle di San Giusto. In cima due chiese affiancate. A destra la romanica Chiesa di San Silvestro del XII secolo, in pietra marrone ma con un bel rosone frontale e un piccolo campanile affascinante; è l’edificio di culto più antico di Trieste e dal Settecento ospita la Comunità Elvetica. L’ho visitata approfittando di un restauro; ha solo minime tracce di affresco, quindi delude.
A fianco la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, detta dei Gesuiti; è l’unica chiesa barocca di Trieste. La scalinata la esalta. L’interno è ricco, con una grande cupola e imponenti altari laterali; ho visto poco avendo trovato la messa, ma ricordo ancora il profumo di incenso.
3.9 Piazza della Borsa




Le vie attorno a Piazza Unità d’Italia e il mare sono quelle dove spiccano i maestosi palazzi. Lo dimostra il lungomare con Palazzo Carciotti (neoclassico con cupola, statue e colonne) e il Teatro Lirico Giuseppe Verdi. Lo dimostra soprattutto Piazza della Borsa, splendida e triangolare: palazzi con fregi e putti, edifici imponenti, tanti tavolini all’aperto, una fontana con Nettuno davanti al neoclassico Palazzo della Borsa con colonne doriche… pare un teatro! Poi una statua di Gabriele d’Annunzio (identica a quella di Gardone Riviera) e la colonna con statua dell’imperatore Leopoldo I; del resto lo stile è molto simile a Vienna! Ma sono tanti gli edifici interessanti: la Casa Bartoli con grandi vetrate in stile liberty che ricorda i tempi del Territorio Libero di Trieste o Palazzo Tergesteo con galleria, dove fu ambientata La Coscienza di Zeno… Insomma questo è il salotto di Trieste, più intimo e accogliente della grande piazza.
3.10 Il Borgo Teresiano




Proseguendo oltre si trova il Borgo Teresiano. Come detto fu un ampliamento cittadino voluto dall’imperatrice Maria Teresa (da qui il nome) dove c’erano le vecchie saline. Lo si capisce girandolo: strade perfettamente perpendicolari e studiate, rivolte verso il mare; al centro il Canal Grande, che in comune con quello veneziano ha solo il nome. Stretto e corto, è più che altro un “parcheggio” tranquillo di piccole barche. Lo chiude la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo in stile neoclassico con sei enormi colonne ioniche nella facciata; piuttosto semplice, anche interiormente dove non ha nulla di particolare a parte la grande cupola.
Sui lati anche qui dominano i grandi e ricchi palazzi, come Palazzo Gopcevich con greche gialle e rosse in stile eclettico o Palazzo Aedes, tutto rosso, il primo grattacielo di Trieste costruito negli anni XX del Novecento ispirandosi a New York.
Fotografare il Borgo Teresiano




La vista del Canal Grande è l’altra immagine iconica di Trieste con la chiesa in fondo riflessa nelle acque. Non me l’aspettavo: ci sono ben 3 ponti da cui fotografarla! Per i più creativi, pure la fontana di Piazza Sant’Antonio Nuovo. I riflessi migliori sono dal terzo ponte (il Ponte Rosso) con l’ultima parte del canale davanti: belle foto assicurate.
Mi sono piaciuti tantissimo i palazzi lungo il canale con davanti i tavolini dei bar all’aperto pieni di gente: i loro riflessi nel canale mi hanno ispirato tanto; ho fatto anch’io una pausa lì.
Il momento migliore per fotografare il Borgo Teresiano è il tramonto e l’ora blu: è stato magico quando all’improvviso si sono accese le luci dei lampioni. C’era l’ultimo raggio di sole rosso e l’ho catturato riflesso nel Canal Grande.
Altrettanto affascinante Piazza Ponterosso a fianco: sulla fontana e le giostre ho trovato una luce fantastica.
3.11 Le chiese ortodosse di Trieste




Come detto, Trieste è una città plurireligiosa. Data l’importante componente slava, ci sono bellissime chiese ortodosse. La più importante è la chiesa serbo-ortodossa di San Spiridone, proprio nel Borgo Teresiano. Del 1868 in stile neobizantino, è impossibile non notare le calotte emisferiche. Fuori è imponente, dentro è sfarzosa: l’oro e il blu elettrico sono magnetici! Infatti è opera di Maciachini: spunta dappertutto. Bellezza abbagliante; l’aspetto è tipico ortodosso e poco bizantino visto che ha pitture ad olio e non mosaici; perlomeno così mi sembra: non sono un esperto! Per visitarla attenzione agli orari: apriva alle 17.
Sulla riva invece una chiesa con facciata neoclassica e due campanili: la chiesa greco-ortodossa di San Nicolò dei Greci. Il contrasto con l’interno è enorme: dominano l’oro e i colori caldi che si riflettono alle luci basse dei lampadari/candele e sulle icone. Questo stile ha sempre un fascino eccezionale (come visto a Kotor).
3.12 Tramonto al Molo Audace




Da lì sono arrivato al Molo Audace che è di fronte. Qui il cacciatorpediniere italiano Audace attraccò il 3 novembre 1918 quando Trieste divenne italiana; perciò si chiama così: c’è pure una targa a ricordarlo. Questo è il punto più bello di Trieste per ammirare il tramonto, col sole che “affonda” nel mare di fronte a te. Ho trovato un momento fantastico: il sole che filtrava tra le nuvole basse e c’era un pescatore in azione che si rifletteva in acqua; a fianco le barche attraccate sulle onde rosate. Poi il sole è stato oscurato del tutto e il tramonto si è spento nel nulla, improvvisamente. Atmosfera semplicemente magica!
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4. Il secondo giorno a Trieste




La mattina Trieste ha una luce eccezionale: i dettagli dei palazzi spiccano ancora di più.
Sono entrato in un bar per la colazione: ho ordinato un cappuccino e mi hanno portano un caffè con la schiuma! Mi avevano avvisato (ma non ci credevo): devi chiedere un “caffelatte” per aver il cappuccino normale. E dire che il mio accento non è certamente triestino! Il primo giorno mi hanno fregato, poi ho imparato.
Ma cosa vedere a Trieste il secondo giorno? Ci sono tanti aspetti da approfondire che abbelliscono e rendono unica la città: la sua anima ebraica, lo stile liberty, i musei e i caffè storici di Trieste.
4.1 Viale XX Settembre




Uno dei luoghi imperdibili da vedere a Trieste è viale XX Settembre. Gli alberi fanno ombra a una lunga passeggiata pedonale che è un susseguirsi di bar pittoreschi con tavolini all’aperto e bei negozi (di fiori e molto altro) che la fanno sembrare un viale spagnolo stile Rambla (più di Palma di Maiorca che Barcellona viste le dimensioni). Molto particolare rispetto al resto: non diresti di essere in Italia! Di sera i tavoli sono pieni di vita, ma anche la mattina per colazione è frizzante. Me l’hanno consigliato per mangiare un gelato.
4.2 La Trieste ebraica
Trieste per secoli è stata un crocevia di popoli, religioni e commerci. Non sorprende quindi che abbia avuto una forte minoranza ebraica; nel 1695 fu rinchiusa in un ghetto dietro Piazza della Borsa, ma poi ampiamente tollerata nell’Impero Asburgico. Così nell’Ottocento molti raggiunsero posizioni di prestigio, a cominciare dagli affari. Gli stessi Saba e Svevo erano di famiglia ebraica, perfettamente integrati nella vita cittadina.
La Sinagoga di Trieste




Nel 1912 al posto delle 4 antiche sinagoghe fu decisa la costruzione della Sinagoga di Trieste, la seconda più grande d’Europa dopo quella di Budapest. Danneggiata durante la seconda guerra mondiale, fortunatamente ha mantenuto l’arredo d’argento originario.
Da via San Francesco svetta il grande rosone centrale con la croce di David. Per il resto l’esterno è semplice in cemento, ma ha splendidi dettagli orientaleggianti, in particolare scolpiti nei portali e nei fregi in pietra chiara. Purtroppo apre solo poche ore a settimana e non ho potuto visitarla; ho fotografato solo l’esterno, dove ci sono 4 pietre d’inciampo per ricordare 4 deportati morti nei campi di concentramento. Chissà che meraviglia l’interno con la grande cupola, la volta con mosaici dorati e le ricche decorazioni! Questa è l’unica pecca del mio viaggio…
4.3 Risiera di San Sabba




Nella periferia industriale c’è un luogo legato alla Trieste ebraica: la Risiera di San Sabba; è un lager della seconda guerra mondiale, certamente uno dei luoghi più emozionanti di Trieste. Si raggiunge con l’autobus 8 o 10.
Incute grande inquietudine. Si capisce fin da subito, dalla lunga e stretta entrata con altissimi muri di cemento: sembra un carcere! In fondo i finestroni in mattoni con timpano tipici della Risiera, senza vetro, quasi spettrali… per testimoniare quel periodo terribile.
I tedeschi in fuga cercarono di occultare le prove facendola esplodere; dopo un abbandono di 30 anni e con la dichiarazione di Monumento Nazionale nel 1965 è partito il restauro. Si è consolidato ciò che era rimasto e abbattuto le zone pericolanti. Per creare l’effetto angosciante nei punti rimasti vuoti hanno innalzato proprio i muri di cemento grigi, alti 12metri che si vedono anche nel cortile.
Visita alla Risiera




Gli ambienti sono pochi e puoi girare liberamente. Sulla sinistra trovi tre celle, l’ultima con 17 micro-cabine affiancate, dove venivano rinchiusi 6 prigionieri ciascuna; la prima invece, la “cella della morte”, in cui venivano condotti i prigionieri da giustiziare subito (ora è la biglietteria). Poi la grande sala delle croci, che sono le travi portanti costruite proprio a forma di inquietanti croci sovrapposte; erano le camerate per i prigionieri da deportare negli altri campi; qui Il silenzio è particolarmente emozionante.
Di fronte l’ampio cortile… che non esisteva. Infatti c’erano il corpo centrale e la ciminiera (distrutti dai tedeschi); ora li rievocano una scultura in ferro alta e la sagoma dell’edificio a terra. Qui avvenivano le uccisioni e l’eliminazione dei corpi nel forno crematorio. Il resto del fabbricato – non visitabile – era destinato a caserme militari e i laboratori dove lavoravano i prigionieri; l’alta torre è il simbolo della Risiera. L’edificio però era molto più grande!
Puoi conoscere tutta la storia nella sala/museo con video e cartelloni informativi che trovi entrando sulla destra; qui trovi gli unici reperti donati dalla comunità ebraica triestina: qualche camice dei lager, lettere di deportati e poco altro.
Chi è stato imprigionato qui




Quasi nulla è rimasto infatti dopo la fuga dei tedeschi e l’arrivo degli esuli giuliani, qui temporaneamente ospitati. Era un lager soprattutto per oppositori politici: italiani, ma anche croati e sloveni. Gli ebrei ci passavano per essere mandati in altri campi in Germania. Non c’era spargimento di sangue: gli altri raramente trovavano le vesti macchiate; i condannati o venivano impiccati, o colpiti a mazzate in testa (ne è stata trovata una) oppure ancora asfissiati col gas di un van. Comunque mettevano la musica ad alto volume per non fare sentire il rumore e le urla dei condannati agli altri occupanti del centro.
Non si sa quanti morirono qui: si calcola 3-5.000 persone. È toccante, anche se pensavo di più; sarà che non c’era molto… mi sono emozionato maggiormente nella casa di Anna Frank e con le scarpe sul Danubio a Budapest. Le spettrali finestre in mattoni però ti rimangono impresse.
4.4. Lo stile liberty a Trieste




Una caratteristica di Trieste sono gli esuberanti stili architettonici, affiancati l’uno all’altro. Un po’ come Vicenza, Trieste è un museo di architettura a cielo aperto che impressiona esperti e turisti come me. Ovviamente è l’epoca d’oro della città che ha lasciato la traccia più profonda, l’Ottocento e il primissimo Novecento.
I grandi palazzi si trovano in tutto il centro storico; colpiscono quelli in stile neoclassico e eclettico, ma lo stile liberty è mozzafiato! Questi capolavori sono dispersi qua e là a Trieste e appaiono improvvisi con le loro forme sorprendenti. Non ha i colori dello jugendstil viennese: è per lo più bianco. Ovviamente non ho potuto vederli tutti; ad esempio mi sono perso la fantastica Casa Valdoni in via Commerciale 25 ispirata dal Secessionismo viennese e altri edifici sulla stessa via o la casa in via Tigor 12.
Casa Terni-Smolars




Secondo me il palazzo liberty più bello di Trieste è Casa Terni-Smolars, in via Dante Alighieri 6, pieno centro. Opera di Romeo Depaoli del 1907, colpisce per il candore delle facciate e le decorazioni quasi eccessive che contrastano coi lineari palazzi vicini; sembra un merletto di pietra bianca! Ci sono tornato diverse volte e cambiando la luce si creano notevoli effetto di chiaroscuro. Lascia senza parole la grande finestra rotonda esaltata da due figure femminili ai lati, posta sopra l’ingresso. Peccato solo non poterci entrare!
Cinema Ambasciatori




L’altro palazzo che mi ha stupito tantissimo è il Palazzo Vivanti-Giberti in viale XX Settembre 35, dove c’è il Cinema Ambasciatori. L’aspetto è imperioso, anche se un po’ nascosto dagli alberi del viale. Le due grandi figure femminili dell’ingresso emozionano! Realizzate dallo scultore Romeo Rathman, sono in pietra grigia e mi ricordano Casa Campanini a Milano; ma qui domina solo la pietra, piegata in decorazioni floreali attorno alle finestre di tutta la facciata. La cima dell’edificio non si vede, ma non importa: gli sguardi sono totalmente rubati dall’eleganza delle due donne prorompenti. Inaugurato nel 1907 come teatro filodrammatico, ora è un cinema. Anche qui purtroppo non sono entrato.
4.5 I musei di Trieste
Come ogni città importante, Trieste ha tanti musei interessanti da vedere; molti sono pure ad accesso gratuito! Mi sarebbe piaciuto visitare l’antico Museo di storia naturale col dinosauro più grande d’Italia e il 2° squalo più grande al mondo. Ma è un po’ fuori dal centro e non si può vedere tutto in tre giorni a Trieste. Anche il Museo del Mare e l’Acquario marino (nell’ex Pescheria Centrale in stile liberty) parlano di una componente fondamentale della città, così come il Joyce museum e il Museo sveviano. Ma ti assicuro che non mi sono riposato; comunque ho visitato i due musei più affascinanti di Trieste.
4.6 Museo Revoltella




Il museo più sorprendente di Trieste è il Museo Revoltella. Prende nome da Pasquale Revoltella, imprenditore nato a Venezia da un macellaio che emigrò a Trieste per cercare fortuna. E ci riuscì! Il successo nell’importazione di legname e investimenti mirati lo resero protagonista della finanza triestina e non solo… pensa che fu il vicepresidente dell’impresa per la creazione del canale di Suez! Perciò l’imperatore lo nominò barone nel 1867. La sua attività diede prestigio a Trieste e gli conferì molta ricchezza, con la quale ha allestito un lussuoso palazzo con pinacoteca piena di opere ottocentesche. Alla sua morte, Palazzo Revoltella è stato donato alla città diventando un museo. Nel Novecento fu acquisito l’attiguo palazzo sistemato dall’architetto Carlo Scarpa per la collezione novecentesca. Insomma ora il museo è molto ampio, articolato su ben 7 piani! Tre appartenevano agli appartamenti del barone, gli altri sono una tipica galleria d’arte.
Visita al Museo Revoltella




Il Museo Revoltella ti colpisce subito: nell’entrata principale ti accoglie un ritratto del barone; poi trovi una carrozza, un lampadario e l’eccezionale scalone elicoidale con fontana e grandi colonne di marmo grigio e vasi antichi. Si vede che è una grande raccolta d’opere d’arte: c’è pure un gesso di Antonio Canova. Al piano terra fantastica anche la biblioteca in legno.
Salendo lo scalone che collega i tre piani che appartenevano al barone si arriva nel vestibolo con la statua de Il taglio dell’istmo di Suez di Pietro Magni; a lui piaceva averle in casa invece che metterle in giardino! Il primo piano conserva l’appartamento privato del barone: favoloso il “salotto verde” con mobili dorati. Grande lusso, anche se volte è ingannevole: infatti è diffuso l’uso del finto marmo. Sulle pareti quadri che stavano a cuore al barone, tra cui uno di Francesco Hayez.
Il secondo piano è ancora più sfavillante e decorato, come dimostrano la Sala da ballo e la Sala da pranzo da 36 posti, tutta in stucco bianco e dorature; delizioso anche il “salotto azzurro” d’impronta austriaca. Insomma è tutto una meraviglia!! Gli arredi sono pazzeschi e originali; tutto ben conservato e integro, anche perciò eccezionale! È difficile da spiegare a parole, devi andare a vederlo di persona!
La Galleria d’arte moderna




Cambia totalmente lo stile nei quattro piani superiori: da dimora si passa a un ambiente bianco… un tipico museo. Qui ha lavorato Carlo Scarpa e si nota: lui ama i gradini e ogni due metri ne mette uno!
È una vera e propria Galleria d’arte moderna, con artisti famosi come maestri del ‘900 De Chirico, Sironi, Carrà, Morandi, Burri, Guttuso, tagli di Fontana, sculture di Manzù e Pomodoro. Però la collezione è molto ampia, le sale moltissime; trovi sculture di Ruggero Rovan, dipinti di Eugenio Scomparini e Umberto Veruda e altri artisti che non avevo mai sentito. A un certo punto ero talmente stanco che mi sembrava una maratona! Mi ha allietato il balcone del sesto piano con vista fantastica sul porto. Da lì scendi dalle scale esterne di sicurezza (forse causa covid).
Ma il Museo Revoltella merita: è una delle cose da vedere a Trieste. Mi è piaciuto tantissimo!
4.7 Museo d’Arte Orientale




A un passo dalla piazza principale c’è il Museo d’Arte Orientale. Che ci fa qui? Testimonia l’anima mercantile di Trieste che aveva rapporti con l’Oriente; infatti dopo una spedizione asburgica in Cina esplose la cineseria (come dimostra anche il castello di Miramare); una mania tipica dell’Ottocento: ricordo benissimo il Palazzo reale di Madrid.
Ha 4 piani: 2 dedicati alla Cina, 2 al Giappone. L’esposizione parte da antichissime sculture del Gandhara e poi abiti in seta e grande collezione di porcellane cinesi; si delinea l’evoluzione e quanto hanno influenzato quelle europee, finché nel Settecento sono stati in gradi di replicarle. Nella sezione giapponese soprattutto stampe, tra cui La grande onda di Kanagawa di Hokusai: non sapevo ci fossero copie in tanti musei! Infine una sala dedicata alle armi: tante sciabole, spade e due armature complete dei Samurai.
Rappresenta un’altra faccia di Trieste che merita di essere conosciuta (gratis).
4.8 I caffè storici di Trieste
Girando per la città ho avuto l’occasione di fermarmi a godermi un altro elemento distintivo di Trieste: i caffè storici eleganti e retrò. Qua si riconosce la tradizione mitteleuropea che la accomuna a Vienna e Budapest: sono locali affascinanti dove venivano artisti, intellettuali e uomini d’affari ed erano il centro della vita mondana e culturale della città. Del resto il caffè era protagonista del traffico del porto.
Ovviamente non ho potuto girarli tutti: a Trieste i caffè storici sono molti! Mi sono perso il Caffè Torinese con gli interni in legno che ricordano una nave di lusso o il Caffè Stella Polare con le specchiere ottocentesche e stucchi che lo rendono molto austro-ungarico… Ma ho visitato 3 caffè altrettanto notevoli (o forse di più).
Caffè Tommaseo




Il Caffè Tommaseo è il più antico di Trieste: è stato aperto nel 1830! Si trova in Piazza Niccolò Tommaseo accanto al Borgo Teresiano, proprio di fronte al mare. Dentro è un tripudio bianco! Le candide pareti, soffitti e specchi contrastano con le sedie di legno… sembra quasi un sogno. Tanti dettagli stupendi: donne, fiori, putti. Capisco perché ci venivano scrittori come Stendhal, Saba e Italo Svevo! Fu anche ritrovo degli irredentisti. Peccato che il profilo IG non mostri la bellezza del caffè ma posti solo slogan.
Qui mi sono preso uno spritz aperol. Per essere un caffè storico e di fronte al mare l’aperitivo con arachidi e patatine è costato solo 5,50€!
Caffè San Marco




In via Battisti 18 si trova il Caffè San Marco, altro celebre caffè triestino. Aperto nel 1914, fu frequentato da studenti e intellettuali come Saba, Svevo e James Joyce, ma anche irredentisti italiani: era anche un laboratorio per produrre passaporti falsi ai patrioti. Perciò durante la Grande Guerra fu devastato dai soldati austro-ungarici.
Solo nel secondo dopoguerra venne riaperto, con un grande restauro che riportò lo stile secessionista viennese al suo splendore originario. I dettagli floreali sono fantastici, così come i lampadari, le maschere dipinte e il grande bancone. Peccato che di sera con le luci non è semplice da fotografare. Anche perché è uno di quei posti dove ti viene istintivo parlare sottovoce, per non rompere la magia. Molto particolare poi che una parte del locale è una libreria.
Qui ho preso uno spritz locale, fatto con vino bianco.
Caffè degli Specchi




L’altro caffè storico di Trieste si trova in Piazza Unità d’Italia: il Caffè degli Specchi; impossibile non notare i suoi frequentatissimi tavolini all’aperto mentre si visita la piazza! Aperto nel 1839 nel neoclassico Palazzo Stratti, conserva eleganza del tempo in cui ci venivano gli intellettuali come Joyce e Svevo. Però delle lastre di vetro originarie se ne conservano solo tre.
4.9 Le statue di Trieste




Personaggi illustri hanno segnato la vita di Trieste, partecipando alla vita mondana. Su tutti i grandi letterati che hanno preso ispirazione e parlato di Trieste. Trovo stupendo che la città li abbia omaggiati realizzando dei percorsi turistici per conoscere i luoghi che hanno vissuto o descritto nelle loro opere. Ancora meglio, ha creato tante statue in giro per la città delle persone che hanno nobilitato Trieste. Così puoi incontrare James Joyce sul Ponterosso o vedere Umberto Saba davanti all’omonima libreria in cui ha lavorato per anni. È un modo per chiamare l’attenzione di chi passa: “ehi, qui ha lavorato Saba!” e incuriosire per approfondire.
In ciò mi ha ricordato Budapest, anche se in Ungheria esagerano mettendo pure statue di folletti.
cose da visitare a trieste
5. I dintorni di Trieste




Cosa vedere nei dintorni di Trieste? Non c’è molto, visto che come detto la provincia è stata più che dimezzata dopo la guerra; è di soli 212 km²! Però ha grandi bellezze da scoprire. Avendo pochi giorni e dovendo girare in autobus, ho selezionato quelle che per me sono le 3 meraviglie più grandi della provincia di Trieste.
La Strada del Friuli procede tra paesi in collina immersi nel verde appena fuori Trieste e panorami aperti sul mare, dove solcano le navi cargo, ci sono boe per la coltivazione delle cozze e la costa rocciosa scende ripida. Un’ora circa di autobus e raggiungo Duino: non sono tanti chilometri, ma il bus si ferma spesso; tanti ragazzi scendono a Sistiana per andare in spiaggia, a Duino invece solo io e una donna.
5.1 Castello di Duino




L’ingresso del castello di Duino è misterioso. Attraversando il giardino noti subito due parti molto diverse: la prima ha l’aspetto di una fortezza con mura, l’altra invece un palazzo giallo compatto che dà sul mare; sembra un edificio cittadino più che un castello… non pare nemmeno particolarmente eccezionale!
Lo ammiri bene dal bunker sotterraneo della Seconda Guerra Mondiale: 100 gradini per trovare questo grande ambiente fresco dove senti il rumore delle gocce che filtrano dalle rocce carsiche e cadono a terra. Profondo 18 metri, fu costruito dai tedeschi nel 1943 a difesa della baia di Sistiana; cartelloni con foto spiegano le vicende, assieme a qualche cimelio nazista in teche arrugginite e impolverate. Infine ecco la terrazza belvedere con vista fantastica sul mare blu e sul palazzo: sei circondato dalla natura, tra iris e le cicale estive. Sopra al bunker un altro belvedere: qui ammiri gli stili contrastanti del castello.
Il castello




Una bandiera blu e rossa sventola sulla torre: è quella dei principi Della Torre e Tasso; non li avevo mai sentiti e dopo aver visitato Cornello dei Tasso e Bellagio spuntano ovunque! Sono i proprietari da 420 anni. Un arco con merlature ti porta nel cortile interno, dove l’edera avvolge le mura regalando angoli splendidi. Qui c’è l’ingresso al palazzo; a piano terra sale molto museali, con ad esempio l’albero genealogico della famiglia: discende da Francesco Tasso (qui chiamato François) e ha esponenti divenuti patriarchi d’Aquileia.
Poi trovi la favolosa scala Palladio: una meraviglia architettonica bardata di rosso che regala foto eccezionali; il vortice formato dalla scala e i lampadari in ferro e vetro sono fantastici! Attraverso questa arrivi ai due piani superiori, con 18 sale arredate preziosamente e elegantemente in stile ottocentesco. Spiccano il Salotto Impero dove l’imperatore Leopoldo I d’Austria firmò l’atto di vendita, la Sala da Pranzo gialla con tavolo apparecchiato, pittoreschi pappagalli e vista spaziale sul golfo e il Salotto Verde, dipinto di verde con candelabri, quadri e vetri antichi un po’ fumosi ma splendidi. Sul soffitto delle sale ogni tanto ci sono affreschi… l’atmosfera è ovviamente d’altri tempi!
Al secondo piano una galleria con stampe e dipinti cinesi e la bella Sala dei cavalieri con dipinti della famiglia Della Torre, a cavallo o come cardinali.
Poi un salotto con un forte-piano dove ha suonato Liszt, una stupenda biblioteca, e un altro balcone circondato di fiori con un pozzo al centro, fiorito anch’esso. Lo sovrasta un pergolato di gelsomino finto… ecco da dove proveniva il profumo!! Gran vista da lì. Insomma, più che un castello militare sembra fatto per la pace dei sensi. Difatti qui vennero ospitati personaggi illustri come la Principessa Sissi, Strauss o D’Annunzio.
La torre e il parco




Sempre dal cortile interno si può salire sulla torre più alta; attento perché l’entrata è nascosta dall’edera! Qui hai una stupenda vista a 360°: sul castello stesso, sul paese vicino, sulla baia di Sistiana e sul Castel Vecchio costruito sulla roccia a picco sul mare; il panorama sembra quello di Tropea. La fortezza datata 1139 è ormai in rovina, ma ha grandissimo fascino e volendo puoi raggiungerla con un sentiero. Dall’altra parte la passeggiata Rilke che conduce a Sistiana, intitolata al poeta austriaco che scrisse opere qui.
Prima però bisogna visitare il parco, con la macchia mediterranea punteggiata da fiori che regalano colore nel corso dell’anno e statue affascinanti; è formato su vari livelli che seguono la pendenza. Le panchine ti invitano a fermarti per goderti i panorami e la natura. Gran finale con la vasca delle ninfee e il pozzo con lo stemma familiare, circondati dai fiori.
Il porticciolo di Duino




La visita al castello di Duino necessita di almeno 90 minuti. Appena fuori le mura, tra splendide case popolari e tranquille, c’è la chiesa del Santo Spirito.
Poi la curiosità mi ha portato a scendere verso il porticciolo di Duino, ricavato tra le rocce che lo abbracciano; a fianco pure una piccola spiaggia sassosa. Coi pini marittimi, auto parcheggiate a un passo dal mare e l’atmosfera placida, mi ha ricordato i paesini della Croazia. C’era chi prendeva il sole sul molo, ragazzi facevano il bagno e gente mangiava nel Ristorante al Cavalluccio. Era pieno, perciò ho pranzato nel Bar Al Castel, in piazza di fronte al castello. Un semplice panino sostanzioso era ciò che ci voleva per riprendere le forze. La giornata è ancora lunga!
5.2 Il Castello di Miramare




Più vicino alla città invece il Castello di Miramare, una delle cose da vedere assolutamente a Trieste. Sta su un promontorio sul mare che si vede quando si apre il panorama. Lascio l’autobus APT 51 e cerco l’ingresso. Tra gli alberi scendo fino al porto di Grignano, tranquillo angolo di Adriatico con barche attraccate al sole e qualche ristorante; da lì il sentiero risale per il castello.
Il parco di Miramare è di libero accesso: chiunque può entrare e godersi la sua bellezza. Ci sono tanti cartelli delle attrazioni presenti (statue, piante, luoghi), ma peccato che manca una grande mappa per orientarsi bene e trovarle; così non capisci cosa troverai nel punto successivo e non sai cosa ti stai perdendo! Infatti il parco è molto grande (22 ettari) e nel bosco non è facile orientarsi. Ad esempio ho cercato la casa delle farfalle e non l’ho trovata!
Massimiliano d’Asburgo




Il Castello di Miramare è strettamente legato alla figura di Massimiliano d’Asburgo, fratello minore dell’imperatore e contrammiraglio della flotta austriaca. Deciso di trasferirsi a Trieste, cercò una dimora: trovò perfetto uno scoglio aspro a picco sul mare, circondato da rocce senza alberi. Nel 1856 cominciarono i lavori; vennero piantati alberi per proteggere dal forte vento che sferzava, consentendo la nascita del giardino che vediamo ora. Amante della botanica, Massimiliano fece arrivare piante da ogni angolo del mondo. Per un periodo con la moglie Carlotta del Belgio abitò nel Castelletto, finché nel 1860 entrarono nel castello ancora da terminare. Però nel 1864 a Massimiliano fu offerta la corona di imperatore del Messico e la coppia partì. Il palazzo venne terminato quando Massimiliano era già morto fucilato in Messico (1867).
Pure il secondo inquilino, il duca Amedeo di Savoia, ebbe cattiva sorte: fu imprigionato e morì in Etiopia nel 1942.
Visita al Castello di Miramare
Ad un certo punto tra i pini marittimi verdi ecco sbucare le bianchissime torri del castello, che contrastano col mare blu; la pietra bianca d’Istria luccica, molto di più del palazzo di Diocleziano di Spalato. Il meraviglioso interno in stile eclettico realizzato da Carl Junker rispecchia fedelmente le richieste di Massimiliano: perciò la sua stanza da letto è arredata con lo stile nautico; ananas, corone e ancore si ripetono in tutte le stanze. Colpiscono le decorazioni lignee di Franz e Julius Hofmann, la grande biblioteca e i ritratti delle sale, sia dei parenti, sia degli altri regnanti dell’epoca; è fantastico che ogni stanza ha vista sul mare!
Se le stanze del piano terra sono gli appartamenti di Massimiliano e Carlotta, il primo piano ospita le sale di rappresentanza (alcune divenute gli appartamenti sabaudi). La stoffa rossa è diffusa in tutto il primo piano del castello e ripete il suo monogramma con la corona del Messico. Ci sono pure due salottini orientali: uno cinese e uno giapponese, come tipico dell’epoca. Impressiona la grande Sala del trono coi ritratti dei più importanti imperatori degli Asburgo: stile neogotico tedesco, con legno intagliato ovunque che sembra piovere dal tetto; poi l’albero genealogico da Carlo V.
Come visitare il castello




Il Castello di Miramare è uno dei castelli più belli d’Italia e certamente la grande attrazione di Trieste: tutti vogliono vederlo. Perciò quasi sempre c’è coda per entrare; pure dentro è un lungo serpentone, ma immagino sia sempre così: del resto gli ambienti sono piccoli.
Con la FVGcard l’entrata è gratuita, però senza l’audio guida (causa covid) comprendi meno: puoi solo leggere le indicazioni sala per sala che spiegano velocemente.
Un restauro recente ha riportato molte sale all’originario splendore; manca la parte sabauda al secondo piano e anche la torre che riapriranno a breve. Peccato non averle viste! Secondo i cartelli non si poteva fare foto, ma io le ho fatte senza problemi.
Pensieri sul Castello di Miramare




Il castello si vede bene da Trieste oppure arrivando col treno, così come al contrario la città si osserva dalle sue finestre. Fotograficamente è super instagrammabile, ma quale è la foto migliore? Bello lo scorcio tra le piante se scendi dall’alto; invece dal giardino davanti all’entrata non è eccezionale: non si vede la torre e spesso sei controsole. Scendendo sotto si arriva a un porticciolo e dal frangiflutti hai una fantastica vista, soprattutto nel tardo pomeriggio con la facciata tutta illuminata dal sole; lì c’è pure una sfinge! Secondo me è il punto migliore: dal basso è ancora più imponente. La vista classica invece è dal Viale dei Lecci che è l’ingresso principale da Trieste; sporgendosi e schermando il sole pomeridiano coi rami vedi la torre sul mare (con la luce giusta puoi averla pure riflessa).
Mi ricorda la Torre di Belem: sia per il bianco sfavillante, sia perché isolato, sia per le merlature particolari (anche se non è così antico). Il Castello di Miramare fu uno dei posti più amati dalla Principessa Sissi, che vi alloggiò spesso; la trovi raffigurata in un dipinto, anche se non particolarmente evidenziato: c’è solo scritto “Elisabetta”. Ammirando questa bellezza abbagliante e la pace dei giardini, non posso che capire il motivo. Bellezza magnetica… non riesci più ad andartene!
Il ritorno a Trieste
Nel parco ho visto qualche scalinata liberty in ferro e tanti alberi, ma non ciò che cercavo. Stanco di girare a caso, sono uscito attraversando la Porta della Bora.
Mi aspettavo di trovare subito una fermata dell’autobus, ma ho dovuto camminare molto. C’erano invece tanti bagnanti sul lungomare e sulle piattaforme come fossero foche, ammassati visto che gli spazi sono pochi. In un punto erano affiancati dai cormorani che prendevano il sole di luglio sugli scogli accanto! Ma tutta quella passeggiata lungomare è piena di gente al sole sdraiata sul porfido: chissà che mal di schiena poi! Alcuni fanno il bagno, mentre qualcuna osa pure il topless!
Prendendo l’autobus lo noti facilmente: sfiori la pineta di Barcola piena di gente, soprattutto ragazzi che giocano a palla e si divertono. È la zona dove i triestini vengono a godersi l’estate, sempre ventilata, mai afosa.
cose da fare a trieste
5.3 La Grotta Gigante




La mattina dopo sono andato a vedere una meraviglia naturale nei dintorni di Trieste: la Grotta Gigante. Del resto tutta la zona del Carso Triestino è piena di grotte!! Questa è la grotta turistica più grande al mondo: la “Grande Caverna” ha 99 metri d’altezza, 167 di lunghezza e 76 di larghezza! Si trova a soli 10km da Trieste e si raggiunge con l’autobus numero 42 da piazza Oberdan o dalla Stazione centrale dei treni. Si ferma a Borgo Grotta Gigante, piccolo centro costruito proprio dopo la scoperta di questa grotta.
Storia della Grotta Gigante
Nell’Ottocento Trieste era in rapida espansione, ma aveva una cronica mancanza d’acqua. Perciò cominciarono le perlustrazioni nella speranza di trovare le acque sotterranee del fiume Timavo; nel 1840 alcuni Austriaci per primi esplorarono l’enorme spelonca. Vi trovarono nella prima parte resti dal neolitico all’età romana, ma non l’acqua.
A fine secolo fu scoperta un’altra entrata e venne eseguita la perlustrazione completa della grotta. Con la crescita dell’interesse e una terza entrata più comoda (quella usata oggi), nel 1908 la Grotta Gigante fu aperta al pubblico.
Si è originata da due fiumi che hanno scavato la roccia per milioni di anni. Visto l’acqua continua a filtrare nella roccia calcarea o carbonatica, è cominciata la creazione di stalattiti e stalagmiti. Goccia dopo goccia, crescono di 1mm ogni 10-15 anni, quindi 1 metro ogni 10.000 anni. La stalagmite più alta è di 12 metri ed è ancora attiva!
La visita alla Grotta Gigante




Il percorso interno è di 850 metri, con 100 metri di dislivello. Le condizioni sono costanti: temperatura sempre 11°, 97-100% di umidità. Perciò d’inverno fa più caldo, ma d’estate fa freddo: ho fatto bene a portarmi felpa e giacchetta (sono freddoloso), ma qualcuno era a mezze maniche! La visita dura un’ora… non poco.
Sono 500 gradini che scendono a zigzag, spettacolare anche da fotografare dall’alto. Però attento: fermati se vuoi scattare! È un vero viaggio al centro della terra per raggiungere la “Grande Caverna”, con gocce di acqua piovana dei giorni precedenti che ti cadono in testa .
La caverna è davvero enorme: lascia senza parole! Tutt’intorno stalagmiti e stalattiti; bianche se solo calcaree, rossicce se hanno anche ossidi ferrosi. Qui sono molto allargate, tipico delle grande caverne perché cadono da molto in alto; quindi toccano il suolo con maggior energia potenziale. In alcuni casi – dove l’altezza è minore – sono congiunte formando una colonna.
Nella grotta ci sono strumentazioni scientifiche, compresi i due tubi che si vedono al centro scendere dall’alto; sono due pendoli geodetici di 94m di lunghezza messi nel 1959 e protetti da tubi di nylon.
La guida ti accompagna in tutto il percorso e spiega bene: dice ad esempio che le stalagmiti morte sono quelle annerite a causa delle candele che venivano usate inizialmente, mentre quelle attive hanno la testa bianca e umida.
Ora la luce elettrica illumina senza inquinare dentro; anzi, è molto particolare che grazie a quella in alcuni punti sono spuntati muschi con le spore portate dal vento o dai turisti. Che forza la natura!
La Sala dell’Altare




Risalendo trovi un’altra apertura di 50m: la Sala dell’Altare; si chiama così per la stalagmite che sembra una madonna con bambino con un arco tondo attorno. Da lì la grotta scende ancora per altri 150 metri fino a incontrare i fiumi sotterranei quasi al livello del mare; questa è stata l’ultima l’esplorazione del 2005. Ovviamente lì non si va, ma risali (un po’ a fatica) altri 500 gradini per tornare in superficie. Hai pure una fantastica vista dall’alto sulla Grande Caverna.
Insomma la Grotta Gigante merita la visita: è una meraviglia naturale alla portata di tutti, molto comoda anche per famiglie con bambini. Basta saper camminare.
itinerario turistico trieste di tre giorni
6. Dove dormire a Trieste




Nei miei giorni a Trieste ho alloggiato alla Maison Amelie in via San Francesco d’Assisi 23, a un passo dalla Sinagoga. È stata la scelta perfetta! La camera è molto grande, arredata in modo moderno ma pratico… è pure bella da fotografare! Inoltre è in pieno centro, a 10-15 minuti a piedi dalla Stazione centrale e a 5 minuti da Piazza Oberdan, dove partono gli autobus. In pochi minuti sei nel Borgo Teresiano e quindi nel cuore della città: ti consente di visitare il centro di Trieste facilmente a piedi.
Poi Ludovico è una persona discreta ma gentilissima; è sempre pronto a fornirti indicazioni, su come visitare i monumenti oppure dove andare a mangiare le specialità locali.
10 cose da vedere a trieste
7. Dove e cosa mangiare a Trieste




A proposito di cibo: a Trieste è un piacere mangiare! Unisce la tradizione italiana del nord-est ad influenze germaniche e slave, creando un mix unico e vario, perfetto per tutti i gusti. Purtroppo non sono andato in una osmiza, le case private aperte ai clienti dove mangi bene e spendi poco; dev’essere un’esperienza unica!
Ho provato diversi posti tipici e pittoreschi, a cominciare Da Pepi (Pepi S’ciavo) in pieno centro che m’ha consigliato Paolo Condò, grande triestino (in tutti i sensi); è un locale storico triestino aperto da generazioni, dove si sente l’influenza austriaca e tedesca. La specialità è carne di maiale in tutti i modi, soprattutto bollita; puoi prendere i famosi panini o il piatto misto alla triestina con diverse (cotechino, spalla e altro) con patate, senape e rafano speziato. Non sembra di mangiare italiano. Pur non amando la carne, mi è piaciuto tantissimo!
Altro posto imperdibile è l’Osteria de Scarpon; anche qui gestione familiare da generazioni, ma specialità pesce: cucina casalinga e abbondante! Cominciamo con un antipasto di deliziose alici fatte in 5 modi: molto meglio di quelle abbrustolite di Malaga! Poi è arrivata una pignatta di spaghetti allo scoglio: tantissime cozze e gamberoni… Non sono riuscito a finirla (e mi è dispiaciuto!).
Il Kapuziner Keller rappresenta il mix di Trieste. Giusto dietro Piazza Unità d’Italia e dentro arredato benissimo, sembra di stare in Germania! Cucina tipica bavarese: ho scelto i canederli con gulasch, un po’ speziati. Pesanti a pranzo, ma buonissimi. Anche questo è Trieste.
Una sera invece ho mangiato un’ottima pizza napoletana alla Trattoria Caprese in Piazza della Borsa. Un po’ cara, ma gli ingredienti sono di primissima qualità. Poi cenare all’aperto in una bella piazza merita sempre.
visitare trieste e dintorni
8. Conclusioni




Un dominio asburgico secolare. Una città di frontiera, per anni la prima tra Europa occidentale e l’Europa comunista. Perciò mi aspettavo da Trieste un’atmosfera molto internazionale e poco italiana. Invece ho trovato molta Italia. È vero, lo stile architettonico è elegante e asburgico; le influenze di Vienna, Praga e Budapest si vedono chiare. Però se entri in un negozio o in un bar sei in Italia al 100%.
Le uniche due cose che testimoniano che è una città di confine sono le scritte bilingue (italiano e sloveno) sui mezzi istituzionali e i dialetti strani che si alternano all’italiano; ogni tanto si sentono persone (pure bambini) parlare tra loro in perfetto italiano e dopo un secondo in una lingua incomprensibile (che non è il dialetto triestino); questo è incredibile!
Sicuramente è una città viva: c’è gente che corre, ragazzi in giro, molte persone ai tavolini all’aperto per l’aperitivo. Ritmi placidi, per godersi la vita come merita (e come dovrebbe sempre essere). Questo aumenta il suo fascino; perciò piace ai turisti italiani, austriaci e tedeschi che vengono. Me incluso.
I rimpianti
Ci sono posti che avrei voluto vedere e non sono riuscito. In primis prendere lo storico Tram di Opicina che dal 1902 porta sul paese dell’altopiano dopo un percorso ripido; purtroppo è chiuso per lavori. Oppure ancora visitare il pittoresco porticciolo di Muggia o assistere al magnifico tramonto panoramico (così mi hanno detto) tra le rupi dalla Strada Napoleonica. Della Sinagoga ho già detto, ma la città ha altre bellezze interessanti come la chiesa con cuspide in stile viennese; oppure qualche negozio storico come la pasticceria Bomboniera che ho trovato chiusa.
Mi mancherà il profumo della brezza mattutina dal mare, così come Piazza Unità d’Italia, sempre una favola; quando si accendono le luci della sera è ancora più elegante. Indimenticabile.
L’ultimo consiglio
Per visitare i musei ho preso la Fvgcard nell’info-point sotto al Municipio. Te la consiglio perché è pratica e utile: così paghi una volta sola e puoi entrare in tutti i musei a pagamento; l’unica eccezione è il castello di Duino (lì solo uno sconto di 1€). Ha validità 48 ore o 1 settimana e la puoi comprare anche online: si attiva al primo utilizzo.
cosa vedere a Trieste e dintorni
Se ti è venuta la voglia di fare le valigie, non preoccuparti! Trieste è fantastica, è una delle città da vedere assolutamente! Magari complessa da raggiungere, ma merita tutto il viaggio.
Se avessi domande o commenti scrivili sotto. Mi segui già sui miei canali social?😉
cose da vedere a trieste in due giorni
Amo diverse città, ma con Trieste è stato amore a prima vista. Scrittori, caffè storici, e quei palazzi raffinati… questo e altro mi riporterà laggiù, non appena sarà possibile. Anch’io sono capitata in Piazza Unità un po’ per caso, camminavo che ormai era buio, e l’ho trovata tutta illuminata come un salone delle feste… Molto belle le foto dei monumenti in bianco con sfondo blu, si ricollega al mare.
Grazie per il tuo commento Patrizia. Ripensando ai miei giorni a Trieste sembra che siano volati. Ho visto talmente tante bellezze! Però è l’atmosfera placida e incantevole che mi è rimasta più impressa, oltre ovviamente alla favolosa Piazza Unità d’Italia 😃
Salve, articolo interessante. Noi siamo Luigi Cozza, siamo un azienda
di trasporti Italiana. Se potrebbe interessarti venite a visitare il nostro sito.
I could not refrain from commenting. Very well written!
Thank you, very kind. Trieste is such a wonderful city! Very suggested
Tra le cose da vedere e dai piu’ dimenticata c’e’ anche la statua la “religione velata” opera dello stesso artista del “Cristo velato” di Napoli e cioe’ Giuseppe Sammartino.
A Napoli giustamente si fa la fila per vedere un capolavoro , a Trieste per l’ultima opera del Sammartino al cimitero monumentale di s. Anna non c’e’ mai nessuno e ovviamente essendo una scultura su una tomba in un cimitero pubblico l’ingresso e’ pure gratis.
La statua e’ posta sulla tomba della famiglia Sartorio.
Peccato non averlo saputo prima, mi sarebbe piaciuto ammirarla. Anche se già così l’itinerario era bello pregno. Grazie mille