Qual è la regione più bella d’Italia? Molti dicono la Toscana, ma ce ne sono tante; io ad esempio adoro visitare il Veneto con le sue città sontuose o scoprire le meraviglie della Sicilia. Un’altra regione italiana assolutamente da vedere in tutti i suoi angoli è la Puglia, il famoso tacco d’Italia; qui più che le città a meravigliare sono i tantissimi paesi e borghi, uno più bello dell’altro, tutti accomunati dall’eleganza della semplicità, dall’equilibrio tra terra e abitazioni e dal candore inconfondibile.
Tutto ciò è sintetizzato perfettamente dalla Valle d’Itria, la terra dei trulli, che ho avuto finalmente il piacere di visitare nel mio viaggio a Bari dell’anno scorso. Qui ho capito dove Domenico Modugno ha trovato l’ispirazione per Meraviglioso: ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso!
Ti racconto i miei due giorni e cosa vedere in Valle d’Itria in primavera.
- La valle d’Itria
- Storia della Valle d’Itria
- I paesaggi della Valle d’Itria in primavera
- Locorotondo
- Ostuni
- Martina Franca
- Alberobello
- Conclusioni
1. La Valle d’Itria




La Valle d’Itria è la parte terminale dell’altopiano delle Murge in Puglia, suddivisa tra le province di Bari, Taranto e Brindisi. Il territorio è costituito da colline createsi per una depressione carsica tra Locorotondo, Cisternino e Martina Franca, che poi ha dato il nome anche alle zone circostanti. Di fatto si chiama valle, ma non ci sono montagne né un fiume. Non si sa come nacque il nome, ma probabilmente deriva dalla Madonna dell’Odegitria conservata nella Chiesa dei Cappuccini a Martina Franca; quest’icona bizantina portata dai monaci basiliani diede il nome a tutta la valle, poi abbreviata in “d’Itria”. Come in gran parte dei paesi della Puglia, anche qui domina il bianco.
2. Storia della Valle d’Itria




I boschi e la macchia mediterranea di oggi sono il rifugio per animali, così come attirarono gli uomini fin dall’Età del Bronzo (ma forse anche prima); i Messapi e soprattutto i Greci di Taranto resero importante il territorio; i Romani incrementarono agricoltura e allevamento, ma la costruzione della via Appia Traianea lungo la costa adriatica la tagliarono fuori dai traffici. La Valle d’Itria rimase così una culla della civiltà contadina, della transumanza delle greggi e delle masserie che punteggiano ancora i campi.
Tra Quattrocento e Cinquecento anche nei tranquilli paesi si fece sentire l’eco delle famiglie nobiliari e enti ecclesiastici, che portarono castelli, conventi e grandi chiese specialmente nel periodo barocco. Nel ‘900 il fascino dei trulli e del paesaggio straordinario ha calamitato i turisti: prima gli italiani, ora da tutto il mondo. Ciò ha ridato vita e trasformato tutta la valle, convertendo masserie e case abbandonate in alloggi (con tutti i confort); si può pure dormire nei trulli, cosa da fare almeno una volta nella vita!
3. I paesaggi della Valle d’Itria in primavera




Per visitare la Valle d’Itria è necessaria l’auto. Solo così si può girare liberamente, fermandosi dove si vuole e soprattutto scoprire la bellezza della campagna pugliese, magari infilandosi per errore in una stradina che porta in un campo. Ma anche quella sarà meravigliosa! La Valle d’Itria si trova ad un’ora di strada verso sud-est da Bari, dove ho noleggiato la mia macchina. Il percorso inizialmente è la superstrada SS16 vista mare… per un lombardo come me è sempre un bel vedere!
Poi si addentra nelle ondulata Murge della Puglia. Percorrere le strade tranquille è stupendo: muretti a secco delimitano i campi dove dominano gli affascinanti ulivi contorti, secolari capolavori che sembrano usciti da un quadro di Picasso; poi iris viola che punteggiano i lati della strada e il bianco dei mandorli in fiore che colorano i campi e contrastano con la terra rossastra scura. Ma capisci di essere arrivato in Valle d’Itria quando scorgi il primo trullo dal pinnacolo bianco: che grande emozione la prima volta! Così mi fermo per una foto; poi riprendo il cammino e ne vedo un altro… poi un altro ancora che spunta tra gli alberi! I trulli sono tantissimi: non me lo aspettavo! Ho scoperto più tardi che sono ben 15.000 e ricoprono tutta questa zona, non solo Alberobello. Sono loro i veri protagonisti, le icone della Valle d’Itria.
4. Locorotondo




Cosa vedere in Valle d’Itria in primavera? La mia prima meta è stata Cisternino, descritta in un questo articolo e base del mio viaggio. Da lì con la SP134 si raggiunge in poco tempo Locorotondo, che compare bellissima sulla destra in cima ad una collina come fosse una corona, circondata dai terrazzamenti per coltivare (specialmente la vite). Così mi fermo accanto a un prato per fotografare lo splendido panorama del borgo che svetta con ai piedi una distesa di fiori primaverili come fosse un mantello per esaltarlo; ho bagnato tutte le scarpe, ma ne è valsa la pena!
Svoltando a destra alla rotonda prendo la via per il borgo e appena la strada sale c’è un semaforo: ancora destra e siamo già a destinazione. Ora bisogna trovare parcheggio: o in Piazza Aldo Moro o nei dintorni della Piazza del Municipio in stile razionalista (ma povero); del resto questo stile è ben presente pure a Bari. Domina la pietra bianca locale (dette chianche) che ricopre tutta la pavimentazione.
Il nome del borgo significa “luogo rotondo” e nacque nel XIII secolo, quando acquisì la forma circolare che lo caratterizza ancora oggi; alle mura si è sostituita una strada ad anello che ti consente una bella passeggiata lungo il perimetro. Raggiungo il cuore di Locorotondo camminando in salita lungo Corso XX Settembre, fino a trovare i giardini della Villa Comunale Giuseppe Garibaldi che regalano una stupenda vista sulla campagna attorno.
4.1 Il centro storico di Locorotondo




Sul lato opposto c’è Piazza Dante e l’ingresso del borgo antico: si nota per due pilastri in pietra che rievocano l’antica Porta Napoli e aprono Piazza Vittorio Emanuele, con un grazioso caffè con fiori e tavolini all’aperto ed edifici che ti abbracciano. La pietra chiara a vista si alterna alla calce bianchissima: questo domina il borgo; rarissimi gli edifici colorati. Mi infiltro tra le vie semideserte come un esploratore curioso e mi lascio entusiasmare dagli scorci, uno più bello dell’altro; già mi sono innamorato del borgo! Grandi portali barocchi, imposte verdi, scalinate pittoresche e vasi di fiori caratterizzano tutta Locorotondo. C’è tangibilmente la sensazione di calda accoglienza, quasi di sentirti a casa.
Le vie nel centro storico procedono a zigzag. Continuando a camminare si sbuca nella piazza della settecentesca Chiesa Madre di San Giorgio, candida e semplice come la neve e posta al centro e nel punto più alto del borgo per svettare su tutte le case. Colonne doriche ne decorano la facciata; l’interno è colorato ma semplice, in crepuscolare e spento barocco: non perdere però gli altari barocchi in marmo intagliato e sulla sinistra bellissime formelle del ‘500 in pietra con 42 storie bibliche. Ritorno tra le vie per cercare lo scorcio iconico del borgo: è proprio sulla destra guardando la chiesa, in via Dura; una casa con tetto a punta che sbuca in fondo alla strada piena di vasi e piante, che durante le festività di Natale viene decorata meravigliosamente da meritare il viaggio qui!
4.2 La Quarantana di Locorotondo




Curiosi pupazzi penzolano tra le vie di Locorotondo. Ma cosa sono? È la Quarantana o Caremma, le streghe/donne appese durante la quaresima tipiche di questa zona e del Salento. Per tradizione è la vedova del carnevale, il simbolo della penitenza quaresimale dopo gli eccessi del carnevale appunto; il termine sembra derivare dal francese “caremerer“, importato dagli Angioini che governavano (ma forse deriva addirittura da Bacco e dalla Magna Grecia). Per tradizione ogni famiglia il mercoledì delle Ceneri appende tra le vie la propria Quarantana per ricordare il digiuno che deve precedere la Pasqua; sebbene tutte diverse, in realtà hanno tratti comuni come il colore nero per il lutto, il foulard in testa e spesso un fuso e lana da filare. Poi il giorno di Pasqua un tempo gli sparavano o le bruciavano, mentre ora le conservano perché preziose (sono fatte a mano: e ci vuole molto tempo per realizzarle). Di certo rendono ancora più pittoresco il borgo di Locorotondo in primavera!
4.3 La cena e il resto di Locorotondo




Le vie di Locorotondo sono tutte da girare: sono colme di bellezza! Si parte da Palazzo Morelli col fantastico portale scolpito e le ringhiere ondulate piene di vasi, oppure con una torre dell’orologio che spunta tra le vie ed è perfetta per gran foto. Rispetto a Cisternino, qui ogni dettaglio è curato: strade pulitissime, non si vedono fili elettrici, luci a led ma con eleganti lampioni retrò, vasi curati e tanti fiori… di certo l’amministrazione comunale ha fatto un super lavoro di valorizzazione! E poi pittoreschi negozi, spesso di artigianato locale; tra questi, i vasi e i colori mi hanno attirato nel negozio di Anna Maria Ferrara: questa gentile signora vende quadri o magneti dipinti a mano da lei: basta dirle il soggetto e colori preferiti e li realizza. Molto ammirato, l’ho guardata all’opera: il magnete coi trulli ora campeggia in casa mia!
Vista la gran fame, sono entrato nel ristorante accanto, molto pubblicizzato nel borgo: uCurdunn. M’ha deluso: cucina da Masterchef con piatti contenuti, ma io avevo una fame enorme! Orecchiette di semola al ragù di brasciola buone (ma non eccezionali), ottime polpette della nonna, mentre il tiramisù vegano proprio non mi è piaciuto: non era dolce!
All’uscita il cielo è diventato grigissimo; meglio andarsene prima che si scateni un’acquazzone! Peccato perché mi son perso la sorprendente Chiesetta di San Nicola di Myra con fantastici affreschi secenteschi sulle volte e bassorilievo della Crocifissione. Però scendendo ho trovato aperta la Chiesa della Madonna della Greca con un rosone che sembra un merletto: ha molte sculture che provengono dalla Chiesa Madre cinquecentesca, tra cui il polittico dell’altare maggiore e San Giorgio e il drago. Stupende! Del resto Locorotondo è uno dei gioielli della Puglia: è pure tra i borghi più belli d’Italia!
5. Ostuni, la città bianca




Appena in tempo, che temporale ho schivato! Riposo un po’, ma una volta che ha smesso mi torna la voglia di uscire. Stavolta verso est per arrivare a Ostuni, la Città bianca: teoricamente non è in Valle d’Itria, ma è vicinissima!
La cittadina si è espansa tanto (con una grossa parte irrilevante) attorno al piccolo centro storico. Ho parcheggiato su Corso Vittorio Emanuele II con un belvedere sul centro storico: ora è notte e brilla di luci come fossero tante lucciole; però si distinguevano le chiese principali con l’umidità che le avvolgeva: bellissima vista, peccato che questo sia uno dei limiti nel fotografare con uno smartphone! Altrettanto magnifica la vista della piazza sontuosamente illuminata che improvvisamente si spalanca, in nobilissimo stile barocco; una doppia forma triangolare come un papillon che si stringe dove si innalza la Colonna di Sant’Oronzo con statue barocche che ricorda Napoli e Vienna. Ci sono anche resti di fortificazioni; in fondo un palazzo fantastico (che poi ho scoperto essere il Municipio) con a sinistra il Caffè Garibaldi, dove si sentiva la musica live e mi son fatto attrarre per un drink. Del resto è tornato a piovere! Peraltro qui sono talmente poco abituati alla pioggia che ci sono pochi tombini e si creano “fiumi” per i borghi.
5.1 Il centro storico di Ostuni




Quando smette, ho il tempo per una visita rapida al centro storico di Ostuni, in collina. In 5 minuti si passa dalla grande Piazza della Libertà alla Cattedrale seguendo… via Cattedrale! La strada serpenteggia in salita tra case dal fascino antico e imponenti edifici barocchi; anche qui domina il bianco della calce e della pietra… sono il simbolo della Puglia! La chiesa di San Vito martire precede la ConCattedrale gotica che sbuca da dietro una casa con la facciata ondulata e il grande rosone centrale; è il secondo più grande d’Europa ed ha 24 raggi di magistrale realizzazione. Dall’altra parte il Palazzo Vescovile con un magnifico arco, fotografatissimo su Instagram, ora dipinto dalla luce gialla d’altri tempi che regala fascino (come a Palermo). Certamente di giorno Ostuni sarà piena di vita con turisti che affollano i negozi… ora lo posso solo immaginare. Ma la prossima volta che passo di qua mi fermerò di sicuro per una visita approfondita; anche perché non ho potuto vedere la famosa bicicletta davanti a un negozio e la porta blu, altre foto iconiche di Ostuni.
6. Martina Franca




Nuovo giorno. Quando mi alzo il cielo è grigio, ma dicono che si aprirà. Modificando il mio programma decido di andare a Martina Franca. La strada ondulata dopo Cisternino segue il battito del cuore dei campi coi trulli che punteggiano la campagna; alcuni sembrano nuovi di pacca, altri antichi usati per l’agricoltura o come case. La strada è praticamente dritta ma mai rettilinea; ad un certo punto sale e dalla collinetta appare finalmente Martina Franca in tutta la sua lunghezza, anche se da lì si vedono soprattutto i brutti palazzi moderni. Giace su uno sperone roccioso, nel punto più alto di tutta la Valle d’Itria. Come Locorotondo, il centro storico è tondeggiante con grandi vie a circondarlo; le mura purtroppo sono state inglobate dalle abitazioni, ma lungo il perimetro si vedono diverse torri costruite dagli Angioini. Qui si può cercare parcheggio gratis, anche se non facile; io ho trovato posto accanto alla chiesa del Carmine, altissima e barocchissima, che dentro mi sorprende per la grande luce. Lì vicino, ecco uno dei passaggi che introducono nel centro storico: la Porta del Carmine.
6.1 Il centro storico




Dalle case popolari e spartane dell’esterno, varcando la porta si respira già profumo di nobiltà. Infatti Martina Franca è un labirinto barocco in cui è meraviglioso perdersi: portali scolpiti, chiese maestose, lampioni pittoreschi, angoli preziosi… in cui dominano la pietra e il candore delle pareti. Se ci fosse un minotauro, sarebbe anche lui a bocca spalancata per la bellezza! Del resto la cittadina fiorì nel Settecento e la borghesia terriera volle darsi lustro esaltando le architetture spontanee nate durante i secoli attorno alle vie e vichi ondulati come radici. È un’architettura elaborata di impronta leccese, ma rielaborata dagli artigiani locali e unitaria; questo rende speciale Martina Franca! Ora non manca però la vocazione popolare.
Cammino in un continuo susseguirsi di palazzi, portali e terrazzi in ferro battuto quando spunta all’improvviso la chiesa di San Domenico, col suo piccolo spiazzo davanti dove ammirare l’imponente e ricca facciata. Internamente invece non è granché: barocco low-cost, con gesso al posto della pietra; ma è comune in tutta Martina Franca: gli esterni sono ricercatamente ad effetto, gli interni – specialmente dei palazzi – puntano alla pragmatica essenzialità.
Io intanto continuo la mia esplorazione tra anziani che passeggiano col bastone e una Fiat126: sembra quasi di stare in un film!
6.2 Piazza Maria Immacolata e Piazza del Plebiscito




Poi gli spazi si aprono e il tono cambia quando sbuco sull’elegantissima Piazza Maria Immacolata! Prima il Caffè Tripoli in stile razionalista, poi le arcate dei portici neoclassici semicircolari che abbracciano la piazza coi bellissimi lampioni in ferro che penzolano. Risistemato nell’800, questo è da sempre il cuore economico e commerciale di Martina Franca. Sulla destra si apre via Cavour con gli aristocratici Palazzo Fanelli/Torricella e Palazzo Blasi (già Magli), armoniosamente geometrici; purtroppo non si possono visitare. Allora continuo e dopo una strettoia tra i palazzi compare un’altra piazza, la fantastica Piazza Plebiscito con la Basilica di San Martino e a sinistra il semplice Palazzo del Comune con la Torre Civica: che scorcio sorprendente! Devo dire che si sente poco parlare di Martina Franca, ma è meravigliosa! Ho fatto una scelta azzeccatissima!
La basilica ha una facciata altissima con trionfante barocco settecentesco riassunto nella scultura di San Martino che divide il mantello con un mendicante. L’interno invece colpisce per i marmi policromi: non sembra di stare in Puglia! Difatti l’architetto Sammartino è napoletano, così come diversi artisti. L’altare maggiore, il battistero e le statue sono vibranti. Belle pure le tele.
6.3 Il Palazzo Ducale di Martina Franca




In Piazza Plebiscito convergono tutte le strade: è il punto focale. Io tiro dritto su via Vittorio Emanuele e raggiungo Piazza Roma, altrettanto splendida, con aiuole verdi al centro. Sullo sfondo un edificio enorme e imponente: il Palazzo Ducale! Il duca Petracone Caracciolo ordinò nel 1668 la costruzione della dimora dove sorgeva il castello medievale; all’esterno mostra una fusione dello stile rinascimentale col barocco leccese; peraltro l’architetto era bergamasco (G.A. Carducci) e fu approvato da Gianlorenzo Bernini, soprintendente del Regno di Napoli!
Ora ospita Municipio e biblioteca, ma una parte è visitabile gratuitamente. Infatti se le decorazioni sono svanite in molti punti, sono rimasti i meravigliosi affreschi voluti dal duca Francesco III ed eseguiti da Domenico Carella nel 1776 nella cosiddetta Galleria dell’Inferriata. Sono 3 sale completamente dipinte con colori vivaci: dettagli non eccezionali, ma incarnano gli ideali politici e i gusti raffinati del duca. La prima è la Sala dell’Arcadia, piena di figure galanti settecentesche con parrucconi che diffondono la gioia di vivere; sulla volta le 4 stagioni e l’apoteosi di Ercole e Ebe. Poi la Sala del Mito, con 7 miti (tra cui la fuga di Enea e Apollo e Dafne) che rappresentano lo splendore della casata; sul soffitto il Carro del Sole. Terza la Sala della Bibbia, con 6 scene bibliche che associano il popolo martinese a quello d’Israele: entrambi devono sopportare le sventure, lottare contro l’ambiente e lavorare tenacemente.
Esco e finalmente spunta qualche raggio di sole. A fianco l’alta Porta di Santo Stefano sembra un arco di trionfo e conduce nell’alberata Piazza XX Settembre. Il mio tempo però sta per finire, per cui passeggio veloce tra le vie rimanenti del centro storico. Altri palazzi, altre chiese, altri negozi pittoreschi… Meritava più tempo!
7. Alberobello




In 10 minuti ritorno a Locorotondo e altri 10 servono per arrivare a Alberobello, certamente il paese più famoso della valle d’Itria. Seguo i cartelli per la parte storica, lascio l’auto in via Isonzo e corro a visitarlo. Con mia sorpresa scopro che è un paese grandissimo; io mi aspettavo un piccolo borgo, invece è una distesa con oltre mille trulli! Trovo subito la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, del XX secolo e a croce greca, coronata da diverse coperture a trullo; molto particolare, secondo me un po’ kitch.
Sfortunatamente il cielo si fa minaccioso… Infatti dopo poco arriva un altro temporale! E pensare che mi han detto che la settimana precedente c’era un sole fantastico! Un bar mi ripara, un cappuccino mi scalda e aspetto che passi. In radio si sentono solo cantanti pugliesi: Caparezza, Emma, Alessandra Amoroso… perché no Albano?
7.1 I trulli di Alberobello




Una volta smesso, visito il Rione Monti, la parte alta del paese dove ci sono solo trulli con negozietti pittoreschi di artigianato o souvenir e tanti turisti che affollano le 8 strade che salgono e scendono; che fatica visitarlo, altra cosa che non mi aspettavo! Tantissimi i giapponesi: finora non li avevo visti nemmeno a Bari. Le vie traverse, meno affollate, regalano viste migliori col cielo tetro come sfondo alle foto… chiaramente l’azzurro sarebbe stato meglio. Vasi, piante e insegne decorano i trulli, mentre qualche gatto guarda incuriosito chi passa. Però non ho trovato i Trulli Siamesi!
Ma come nacquero i trulli? Nel 1481 gli Acquaviva d’Aragona conti di Conversano decisero di popolare la zona; simpaticamente imposero ai contadini di non usare la malta, per avere edifici di facile demolizione. Con le pietre (unico materiale reperibile) realizzarono la forma più semplice possibile (simile al thòlos miceneo), tonda con cerchi sovrapposti che poi si stringono per formare il cono che fa da tetto. Sotto la calce ricopre le pietre, sopra le chiancarelle rimangono a vista. Sul tetto sono disegnati simboli mistici o profani del maestro trullaro che l’ha realizzato: si vedono bene su quelli di via Monte Pertica. Inizialmente vennero usati in campagna come ricoveri temporanei o depositi per gli attrezzi, ma coi secoli divennero più articolati e vere e proprie abitazioni. Il più antico trullo della Puglia (1559) si trova a Locorotondo, nella contrada Marziolla. Per tutto ciò, i trulli di Alberobello sono Patrimonio Unesco: questa distesa di trulli è una delle cose da vedere una volta nella vita.
7.2 Rione Aia Piccola e il resto di Alberobello




Arrivato in piano c’è una lunga via ampia con negozi normali e banali, che qui stonano. Dall’altra parte, sempre in salita, si apre il Rione Aia Piccola, la seconda zona storica di Alberobello; forse è ancora più caratteristica: non ci sono negozietti uno dietro l’altro (da sembrare un parco tematico), ma 400 trulli dove la gente vive o camere dell’hotel diffuso. Qui si trova uno degli angoli più fotografati di Alberobello, una piccola via a fondo chiuso circondata dai trulli e decorata da una bicicletta piena di fiori; il proprietario gli aveva messo un celophan giallo per ripararla dalla pioggia e purtroppo perde un po’ di magia.
Ma Alberobello si estende tantissimo e i trulli sono sparsi ovunque! Proseguendo si incontra Piazza Del Popolo dove si mischiano gli stili: c’è il municipio lineare, piante geometriche, case normali e panchine. D’importante tra le altre cose da vedere a Alberobello c’è il trullo Casa d’Amore del 1797 che è da cercare come una caccia al tesoro, viste le indicazioni non chiarissime; più facile trovare in fondo al lungo Corso Vittorio Emanuele la chiesa neoclassica dei Medici Cosma e Damiano che mi ricorda le chiese di Malta per la pietra gialla e i due campanili. Alle sue spalle, il Trullo Sovrano, ovvero il più grande di tutti: è su due piani ed è uno dei più antichi; visitarlo costa 1,50€; io non ci sono entrato, ma tanti altri trulli sono visitabili a pagamento… cosa non si fa per arrotondare!
Prima di andarsene, non perdere il magnifico panorama sul Rione Monti dal belvedere Santa Lucia, proprio accanto alla chiesetta omonima e la scalinata: i tantissimi pinnacoli dei trulli sono tutti di fronte a te.
8. Conclusioni




Alberobello è un posto molto turistico, ma me l’aspettavo e ci sta. È più da girare a zonzo in tutti i suoi angoli, che non da visitare; anche se un trullo dentro l’avrei visto volentieri. Nel Rione Monti ci sono pure trulli/bar con terrazza per godersi un drink con un panorama unico! Certo che se mettessero un pavimento in pietra nell’Aia Piccola invece che rappezzare continuamente l’asfalto verrebbe valorizzato ancora meglio; l’asfalto poi è poco consono! Questa è la più grande pecca di Alberobello.
Per il resto la Valle d’Itria mi ha confermato che è una destinazione da sogno: sogni di visitarla la prima volta e poi sogni di tornarci e conoscerne ogni suo angolo, anche dei paesi nei dintorni come Ceglie Messapica. Forse d’estate è presa d’assalto dai turisti e dal caldo, ma la primavera il periodo perfetto per visitarla e godersi le sue bellezze con calma. Se potessi tornare indietro, ci avrei dedicato almeno 3 giorni. Con un po’ di fortuna, mi sarei pure potuto abbronzare! Ma mi aspettava l’aereo per tornare…
Paesi meravigliosi vero? Ti sono stato d’aiuto per capire cosa vedere in Valle d’Itria in primavera? Spero di sì. Se ti è piaciuto l’articolo condividilo, mentre se hai qualche domanda scrivila sotto. Segui già i miei canali social?
Ecco altre foto di quei giorni:




























































Altre foto
































































































Ma che meraviglia! Io ci sono stata anni fa ad Ostuni, Cisternino e Alberobello. Mi hai fatto venire voglia di tornare. Ostuni è stupenda sia di giorno che di sera. Mi piacerebbe tantissimo vedere Locorotondo ma la Puglia è meravigliosa tutta!
Esatto. Secondo me l’insegnamento del mio articolo è questo: la Puglia è tutta meravigliosa! Per questo mi piacerebbe aver visto molto di più…. Locorotondo è davvero fantastica, mi ha colpito tantissimo
Sorprendente Simo! La bellezza degli articoli é accentuata dalla passione e accuratezza con cui scrivi, spesso insegnando nuove nozioni e curiosità anche agli autoctoni. É sempre un piacere perdersi nella tua narrazione e rivivere emozioni dimenticate, grazie!
Sei troppo gentile! È la meraviglia di questi luoghi che ispira tantissimo… prima le foto, poi le parole. Forse troppo, visto che esagero con numero di foto e parole… ma pazienza! Secondo me chi interessato a questi posti può leggerselo tutto. Comunque la tua Puglia è davvero fantastica!!!