Vacanza in Grecia? Ti porto in una zona sottovalutata della Grecia: la Penisola Calcidica, la penisola nel nord-est dalla particolarissima forma di tre dita. Le tante isole greche fanno sognare, ma anche questo territorio ti può regalare una vacanza da sogno. Infatti è la prima regione della Grecia per bandiere blu: ben 96 nel 2022! È molto ampia: pensa che ha più di 550 km di costa, con spiagge sia rocciose che sabbiose. Anche per questo per Lonely Planet è una destinazione “Best in travel 2023”.
Prende il nome da Calcide, poleis dell’Eubea che fondò qui diverse colonie nel VII e VI secolo a.C.; la più importante di tutte fu Stagira, la città dove nacque Aristotele; aree archeologiche preziose come questa sono incastonate in un fantastico territorio naturale poco urbanizzato, che ti rilassa solo attraversandolo; camminate o escursioni in bicicletta assicurate per gli appassionati. Fa eccezione Salonicco, città millenaria e caotica a nord-ovest.
Non voglio raccontare cosa vedere nella Penisola Calcidica, perché è vasta e ha molteplici attività; solamente descrivo la mia vacanza nella Penisola Calcidica, tra spiagge meravigliose, splendidi hotel e con particolare attenzione alle bellezze storico-artistiche e ai borghi tradizionali da scoprire.
- Introduzione
- Salonicco
- Guidando nella Penisola Calcidica
- 2° giorno: il Monte Athos
- 3° giorno nella Penisola Calcidica
- 3° giorno nella Penisola Calcidica
- Conclusioni
Cosa vedere nella Penisola Calcidica
1. Come organizzarsi




Come detto, la Penisola Calcidica è ampia. Se i balcanici vengono in vacanza in auto, dall’Italia è quasi obbligatorio arrivare in aereo e noleggiare un’auto per muoversi. Solo così hai la libertà di movimento necessaria per visitare tanti posti e spostarsi; anche se scegli una zona determinata, è fondamentale per muoversi (oltre che arrivarci).
Le tre estensioni che si protendono nel mare Egeo per decine di chilometri hanno caratteristiche molto diverse tra loro: il primo dito a ovest si chiama Kassandra, quello in mezzo Sithonia e terzo a est quello del Monte Athos. Kassandra è più attrezzata come spiagge, paesi e vita notturna; certo non bisogna aspettarsi la movida di Mykonos: la Penisola Calcidica è una destinazione per coppie, famiglie (soprattutto giovani); Sithonia è più naturalistica e selvaggia, con spiagge meno attrezzate e perfetta per le famiglie; invece il Monte Athos è totalmente unico: è un’oasi monastica e spirituale.
2. Salonicco




Qual è la seconda città della Grecia? Te lo dico io: Salonicco, una città millenaria e sorprendente; è l’antica Tessalonica (difatti in inglese e in greco si chiama ancora Thessaloniki). Formalmente non fa parte della Penisola Calcidica, perché è un’unità periferica separata; ma certamente è il baricentro di tutta la regione, oltre che la porta d’ingresso dei turisti grazie al suo aeroporto. Considera poi che spesso gli abitanti di Salonicco hanno la loro seconda casa nella Penisola Calcidica: il legame è fortissimo.
In una vacanza nella Penisola Calcidica, vale la pena visitare anche Salonicco. Così ho fatto io, dedicandole mezza giornata. Sapevo che non era abbastanza (Salonicco ha tanti musei), ma comunque sufficiente per farsi un’idea della città ed ammirare qualche monumento paleocristiano e bizantino Patrimonio Unesco di Salonicco.
2.1 Arrivo a Salonicco




Salonicco è una città con 1 milione di abitanti e il secondo porto più grande della Grecia. Facile ipotizzare di trovare traffico e caos per entrare in città. Dall’aeroporto presto imbocchi la millenaria Via Egnatia, costruita dai Romani nel II secolo a.C. per collegare Roma a Costantinopoli; ancora oggi porta dritta nel cuore di Salonicco. È super caotica: auto che si fermano, auto che si immettono, semafori in serie, incroci…
In centro poi c’è ovviamente il problema del parcheggio. Io l’ho risolto posteggiando al Parking Karavan Sarai: è un po’ caro, ma sei in pieno centro, subito pronto a visitare Salonicco; poi il posto è sotterraneo e l’auto rimane al fresco!
2.2 Cosa vedere a Salonicco in mezza giornata




Appena uscito dal parcheggio trovo una città molto mediterranea: palazzoni tristi e grigi e lavori in corso accanto ad un bar con tavoli all’aperto, murales e tag accanto ad un angolo stupendo, una via pittoresca accanto ad auto ferme nel traffico; insomma una città di grandi contrasti!
Pochi passi e sono nella centrale piazza di Salonicco, coperta in gran parte da un parco; in un angolo la chiesa della Panagia Chalkeon in purissimo stile bizantino del 1028 e Patrimonio Unesco. Semplici mattoni usati per creare architetture complesse; dentro conserva preziosi affreschi, ma purtroppo l’ho trovata chiusa. La piazza sembra grande… ma è enorme! Ha tanti alberi e panchine, la statua dello statista Venizelos, il Bey Hamam e a nord confina con il vecchio Foro Romano; pietre e rovine sono a cielo aperto, ma dentro fervono lavori archeologici; non so se è visitabile, ma dall’esterno si vede bene. Accanto la via Agnostou Stratiotou è carina, con bar per fare una sosta, soprattutto se sei sveglio dalle 5:30 come me; mi sono fermato al The Blues Bar, molto figo; ha luci e oggetti di design!
La chiesa di San Demetrio




Continuando giungo alla grande chiesa di San Demetrio (Agios Dimitrios in greco), patrono di Salonicco; l’esterno in pietra con grandi finestre dice poco, ma è una delle chiese paleocristiane di Salonicco e Patrimonio Unesco.
Entrando però si ha l’impressione che sia recente, non del IV secolo! Infatti per secoli diventò una moschea e poi fu devastata dal Grande Incendio di Salonicco del 1917; perciò venne in gran parte ricostruita: si vede soprattutto nella parte alta. Spiccano le icone, le possenti colonne e la parte absidale con l’Iconostasi dove domina il colore giallo-oro; è famosa per 6 mosaici che si sono salvati dall’Iconoclasmo bizantino. Poi mi accorgo del ciborio, curiosa struttura esagonale in marmo nella navata sinistra; del resto la chiesa nacque come martyrium, ovvero costruita sulle terme romane dove fu martirizzato San Demetrio. Curiosamente però, non ha mai contenuto una reliquia, anche se i fedeli entrano tuttora a pregare.
I monumenti sul lungomare di Salonicco




Sul lungomare di Salonicco trovi alcuni dei monumenti più famosi della città. Si parte dal più grande personaggio della Penisola Calcidica: Aristotele. Andrò a vedere la città dove è nato, ma a Salonicco c’è una statua di Aristotele che dà il nome alla grande piazza affacciata sul mare; gli edifici che la contengono sono moderni ma non eccezionali. Camminando un po’ sul lungomare davanti a ristoranti e negozi si raggiunge la Torre Bianca di Salonicco, cilindrica e alta 34 metri; in cima sventola la bandiera greca. Costruita nel 1535 dall’architetto ottomano Sinan, fu luogo di torture e perciò era chiamata “Torre del Sangue”; ora ha una mostra dedicata alla storia della città. Poco oltre sulla passerella costiera trovi pure la statua di Alessandro il Grande che cavalca il suo amato cavallo. Ancora pochi passi e raggiungi la piattaforma con le fontane sul mare (Seaside fountains) e poi Gli Ombrelli di Zongolopoulos, simbolo di Salonicco su Instagram; quanto sono grandi questi ombrelli in acciaio! Qui al tramonto deve essere fantastico, ma anche col sole che splende non è male.
L’Arco di Galerio




Altra meraviglia di Salonicco è l’Arco di Galerio, realizzato dall’omonimo imperatore romano. Pensa che è sulla Via Egnatia, ma preso dal traffico non l’avevo notato! L’arco celebra il trionfo sul re persiano Narsete del 297 d.C. e raffigura in sculture molte scene della campagna di Persia, battaglie comprese. Inoltre rappresenta un momento particolare della storia romana, quello dei 4 tetrarchi (tra cui Galerio); sono gli uomini della statua in un angolo della Basilica di San Marco a Venezia, rubata da Costantinopoli.
Vicina all’arco – ed un tempo collegata – c’è anche la Tomba di Galerio, un mausoleo circolare. Pensa la coincidenza: come l’imperatore Diocleziano suo genero, Galerio fu un grande persecutore di cristiani ed ora il suo mausoleo è una chiesa, proprio come è successo a Diocleziano a Spalato! È conosciuta come la “Rotonda di San Giorgio” e purtroppo non l’ho visitata, ma è ricca di mosaici paleocristiani; perciò è Patrimonio Unesco.
2.3 Pranzo a Salonicco




Dove mangiare a Salonicco? Io sono andato in un ottimo posto vicino ai resti delle antiche mura di Tessalonica: il Ristorante Sebriko (o Sempriko: le traduzioni dall’alfabeto greco sono spesso fantasiose). Ho preso l’antipasto di sgombro affumicato e spaghetti neri con gamberetti, cozze, granchio e crema di “safron”. Come accompagnamento la birra weiss Noctua tropical. Era tutto squisito e abbondante: non sono riuscito a finirlo! In particolare il pesce era freschissimo. Del resto la pesca è una delle attività locali e quindi in tutta la regione trovi sempre pesce in quantità e a buoni prezzi.
2.4 Giudizio su Salonicco




So che dare un giudizio basato su una visita breve non è corretto, ma Salonicco non mi ha fatto grande impressione; me ne avevano parlato come bellissima, città viva e per giovani, ma ho trovato quel fascino mediterraneo trasandato che non mi piace; seppure ci siano zone pittoresche con mercatini dell’antico, la città è sporca ed ho visto tanta gente che chiedeva l’elemosina; alcuni col cane, altri suonando per strada, persone amputate… non dà un’impressione positiva. Poi il caldo, il traffico sulla via principale, i semafori per pedoni che durano 5 secondi (incredibile: se non parti subito becchi il rosso!). Almeno il centro e le zone limitrofe me le aspettavo perfette e curate, non trasandate!
Mi ha ricordato Palma di Maiorca: caotica e troppo mediterranea; sarà per quello che invece è piaciuta a mio fratello! Spero di tornare per visitarla bene e cambiare idea.
3. Guidando nella Penisola Calcidica




Nel pomeriggio il programma di viaggio prevede di raggiungere l’hotel a Ouranoupolis. Sono ben 2 ore di strada (non me l’aspettavo), ma in effetti è diametralmente all’opposto; Salonicco a nord est della Penisola Calcidica, Ouranoupolis all’inizio del dito (che qui chiamano gamba, come in inglese “leg”) del Monte Athos.
A parte la super caotica via Egnatia uscendo da Salonicco, poi la strada è tranquilla e nella natura, larga e curvilinea; a sinistra vedi i monti che fanno da confine nord della penisola; però i paesaggi potrebbero essere migliori, non mi hanno colpito: stupendi solo gli arbusti di ginestre gialle a lato strada. Forse perché ho ancora negli occhi Cefalonia dove ad ogni curva compaiono viste spettacolari sul mare.
Alla fine la strada diventa più tortuosa, ma si viaggia sempre bene: c’è pochissimo traffico. Queste colline tempestate di ulivi color smeraldo e rocce rossastre che emergono qua e là sono bellissime; peccato che non mi posso fermare! Ho visto anche un bel panorama “toscano”, col grano dorato. Finalmente si apre il panorama e compare il mare con una delle tre dita; la strada scende. Passando in un paesino con porticciolo e sfiorando la spiaggia, raggiungo l’Akrathos Beach Hotel di Ouranoupolis.
3.1 L’Akrathos Beach Hotel




Svolto a sinistra ed ecco l’Akrathos Beach Hotel, fantastico hotel 4 stelle di fronte al mare con camere sparse in diversi edifici, una super piscina con bar e perfino un supermercato e boutique. Ti danno pure la cartina per non perderti! È uno di quei posti in cui arrivi e non vorresti andartene più, anche per la vegetazione mediterranea che ti circonda e la vista sul mare. Mi ha ricordato l’Anassa Hotel di Cipro; almeno questo ho tempo per godermelo un po’!
Tramonto e cena all’Akrathos Beach Hotel




Punto forte dell’Akrathos Beach Hotel è la spiaggia privata, raggiungibile con passerella che passa sopra la strada. La zona è tranquillissima: dopo poco comincia la penisola del Monte Athos (e i turisti non possono andarci); quindi girano pochissime auto. Si sentono solo i gabbiani e le onde del mare. Ci sono arrivato al tramonto, anche se non era granché viste le tante nuvole basse. Oleandri rosa dividono la strada dalla spiaggia, su cui sono in secca diverse imbarcazioni; dall’altro lato file geometriche di ombrelloni, come in una coreografia. Ancorata, una barca oscillava sul mare calmo della sera. Che senso di pace!
La cena a buffet si svolge nell’ampia sala ristorante dell’hotel; trovi di tutto e per tutti i gusti e puoi prendere ciò che vuoi.
Ho concluso la serata con un’altra passeggiata nel giardino. C’era un’atmosfera magica con l’ora blu, la piscina illuminata di notte e le luci dell’hotel.
4. 2° giorno: il Monte Athos




La mattina dopo una colaziona abbondante, lascio questo paradiso. Oggi la giornata è destinata alla scoperta della penisola del Monte Athos, il terzo dito della Penisola Calcidica e Patrimonio Unesco. È un posto unico: infatti il Monte Athos è l’unica repubblica di monaci al mondo, da 1200 anni! Uno stato indipendente dentro la Grecia. Ha regole ferree: si può visitare, ma non è un posto turistico; per potere entrare devi obbligatoriamente dormire una notte in un monastero e quindi devi chiedere un permesso tempo prima; anche per questo io non ci sono andato. Altra cosa: le donne non sono ammesse in alcun modo, perché considerate impure; anzi devono stare a a 500m di distanza. Perciò le crociere attorno al Monte Athos non possono avvicinarsi alla costa.
Punto di partenza per scoprire il Monte Athos è Ouranoupolis, paese sulla costa che si trova vicino al confine della repubblica monastica.
4.1 Ouranoupolis




Ouranoupolis (Uranopoli) è poco più a sud dell’Akrathos Beach Hotel. È un piccolo paese con una strada principale che l’attraversa e poche case; affacciati sulla spiaggia negozi di souvenir e pittoreschi ristoranti uno dietro l’altro. Era un villaggio di pescatori che si è aperto al turismo, come dimostrano gli hotel e le gioiellerie. Ma ha mantenuto l’atmosfera tranquilla, come i grossi cani che riposano all’ombra. Il simbolo di Ouranoupolis è una torre bizantina che spicca, circondata dal mare blu cristallino, vicino il piccolo porto sgangherato. Da qui partono le crociere attorno al Monte Athos. Pensa che a questo porticciolo con lavori in corso fermi da molti anni arrivano 2-3 crociere giornaliere da Sithonia; quindi 2000 persone ogni giorno sbarcano qui anche se rimangono solo per un paio di ore, per mangiare. Ogni persona che visita il Monte Athos sbarca qui (vip compresi!): 3 milioni di persone all’anno.
La torre bizantina di Ouranoupolis




La torre bizantina di Ouranoupolis è possente ed in pietra. Risale all’XI-XII secolo, anche se fu modificata nel corso dei secoli; lo dimostra l’edificio annesso del primo periodo ottomano e i balconi in legno, senza alcuno scopo militare. Infatti dopo un terremoto fu restaurata a metà Ottocento. Fortunatamente si può visitare; dentro contiene un museo con modellini di alcuni monasteri del Monte Athos e reperti scoperti in zona, dall’età antica fino al periodo ottomano. Spiccano due elmi corinzi del VI sec a.C. trovati in mare (perciò con coralli all’interno), qualche anfora rotta e i gioielli in argento e bronzo scoperti con le monete nelle sepolture.
Salendo sui gradini in legno che fanno da scheletro interno della torre, arrivi ai piani superiori; qui i cartelli informativi ricostruiscono la storia della torre, in particolare quella dell’ultimo secolo. Nel 1924 arrivarono tantissimi profughi della guerra greco-turca che vivevano in Turchia; così si formò Ouranoupolis; alcuni vissero proprio nella torre! La famiglia Lochs venne dall’Australia per fini umanitari; fece lavorare i profughi per produrre tappeti e aprì una scuola per loro. Nelle sale in cima alla torre puoi vedere il loro appartamento.
4.2 Crociera attorno al Monte Athos




Senza dubbio, l’attrazione principale di Ouranoupolis è la crociera attorno al Monte Athos con Athos Sea Cruises. Parte alle 10:30 (o 14:00) ogni giorno e arriva sulla punta della penisola, poi torna indietro. Lì c’è la vetta piramidale del Monte Athos che supera i 2000 metri; perciò si vede da lontano ed è sempre avvolta dalle nuvole.
Il porto è costruito sulla punta di Ouranoupolis, accanto alla torre bizantina. Prendi il largo nel mare azzurro con tantissimi gabbiani che volteggiano attorno alla barca, chiedendo cibo e fermandosi a riposare. E non se ne vanno. Anche perché qualche turista gli dà da mangiare; alcuni lo lanciano in aria così ti arrivano le briciole addosso!
Il megafono offre una spiegazione multilingue, ma tra il caos di chiacchiere e la mia prima fila sento veramente poco; anche perché ascoltare il greco, tedesco e russo non ti allena a restare attento.
I monasteri del Monte Athos




Il promontorio roccioso del Monte Athos è coperto di vegetazione verde; sparsi lassù ci sono i 20 monasteri che compongono la repubblica monastica.
Quindi di rado spunta un edificio e sono soprattutto sulla costa. Improvvisamente appare una struttura che sembra un castello: è il monastero di Dochiariou, forse il più bello di tutta la penisola. Dedicato a San Michele e Gabriele, impressiona per l’imponenza: sembra una città del Trono di Spade! Subito dopo il monastero di Xenophontos (dal nome del fondatore). Edificato nel 1010, è possente e basso sul mare; ha pure qualche chiesetta isolata, una con la cupola blu acceso come a Santorini. Più avanti il grande monastero russo di San Panteleimon: si capisce da lontano per la forma delle cupole e il colore celeste della facciata e i tetti verdi che ricorda chiaramente San Pietroburgo. Poi c’è un piccolo paese: Dafne; ha polizia, ristorante, un albergo e nessun monaco: è il porto centrale della penisola e qui si sbarca per visitare il Monte Athos.
Dopo finalmente appare il monte, coronato da una nuvola come se fosse fumante davanti alle acque blu intenso. Sotto il monastero di Simonopetra, costruito nel XII secolo da San Simone sulla roccia a picco sul mare; è il più impressionante edificio della penisola, anche per i ballatoi sulle pareti esterne! Diversi incendi purtroppo l’hanno rovinato. Continuando trovi il monastero di San Gregorio (Osiou Grigoriou), uno dei più abitati della penisola: 100 monaci vivono qui. Ma non finiscono qui: segue il monastero di Dionysiou con grandi terrazzamenti in pietra, poi quello di San Paolo proprio ai piedi del Monte Athos.
Giudizio sulla crociera




Davanti al monastero di San Paolo il traghetto vira e torna indietro. Ha impiegato 2 ore di navigazione per arrivare ai piedi del Monte Athos, mentre per ritornare a Ouranoupolis taglia in mare aperto; così ci mette “solo” 90 minuti; il ritorno però è noioso poiché ripercorre la stessa rotta e non ci sono spiegazioni. Però vedi meglio la penisola di Sithonia che si stende sfumata sulla sinistra.
La crociera comunque è interessante, anche perché è l’unico modo per osservare i monasteri del Monte Athos. Tutti custodiscono ricchezze: reliquie, affreschi, biblioteche preziose, cimeli di arte sacra… La spiegazione del megafono ne parla, ma in modo ripetitivo. Peccato solo che i monasteri più importanti siano sull’altro lato della penisola e peccato che vedi i monasteri da lontano per il divieto di avvicinamento delle donne; così fare foto belle con lo smartphone è difficile.
4.3 Pranzo a Ouranoupolis




Alla fine sbarchiamo a Ouranoupolis alle 14:10; l’azzurro del mare brilla intenso ora, ma io penso solo al pranzo: ho super fame! Per fortuna Ouranoupolis ha tanti ristoranti apprezzati. Io mi fermo allo storico Ristorante Lemoniadis: c’è dal 1957! Ha un tendone per mangiare all’aperto con la brezza e la vista del mare. Ma soprattutto cibo ottimo: sardine fritte, calamari fritti, un po’ di insalata e ancora zucchine fritte e polpo grigliato. Le sardine molto meglio di quelle di Malaga! Molto fritto, ma ho mangiato tanto e tutto buonissimo. Per tutto ciò è il preferito dei vip che vengono qui, come ad esempio il fenomeno greco del basket Antetoukoumpo.
Peraltro la via di negozi e ristoranti che costeggia il mare a me è piaciuta molto, ma presto verrà risistemata totalmente per renderla tutta omogenea con lo stesso stile e le stesse pietre; così sarà ancor più pittoresca.
4.4 L’isola di Ammouliani




Prossima fermata l’isola di Ammouliani, unica isola abitata della Penisola Calcidica. Si raggiunge in traghetto da Tripiti con 15 minuti di attraversata; praticamente è davanti l’Akrathos Beach Hotel. Ammouliani (con accento sulla “i”) ha un paese moderno raccolto attorno al piccolo porto, con case bianche e insegne degli hotel su qualche tetto; noti la scritta “I love Ammouliani” su una piattaforma sul mare.
Cosa particolare e incredibile: qui non ci sono indirizzi, tutta l’isola è Ammouliani; basta scrivere nome e cognome e il postino porterà la posta. Anzi, non c’è nemmeno il postino! Del resto sono solo 500 abitanti, che si salutano ogni volta che si incontrano.
L’isola di Ammouliani ha diverse spiagge sparse tra coste rocciose: alcune facili da trovare, altre meno. Fortunatamente mi accompagna Xristina; lei fa la guida, ma lavora anche nell’hotel di famiglia, durante l’inverno crea souvenir con le sue mani, insegna lingue… insomma fa tantissime cose!
Le spiagge di Ammouliani




Prima fermata a Karagatsia beach, la più “tropicale” dell’isola; infatti è incastonata tra due promontori naturali ed il mare cristallino. Sabbia morbida, tranquillità, un piccolo bar che sembra esotico… che chiedere di più? Essendo piccola, pero in piena estate è affollata.
La spiaggia più famosa di Ammouliani è Alikes Beach (o Alykes), molto ampia e con sabbia bianca finissima; agavi e piante grasse cingono la spiaggia e creano un’atmosfera molto mediterranea. Quasi da sogno! Parcheggio vicino lo Spyros bar, perfetto per prendere un drink o un gelato; ha vasi di fiori su una pittoresca barca e una carriola decorativa. La spiaggia ha pochi ombrelloni, ma è talmente lunga che anche più avanti c’è un lido attrezzato. È la spiaggia più bella di Ammouliani, ma anche frequentata e quindi caotica (anche per un campeggio vicino).
Costeggiando un piccolo lago interno arriviamo alla terza spiaggia: Agios Georgios (St. George); è lunga e una strada la costeggia, così puoi scegliere dove fermarti. Xristina la preferisce quando Alikes è piena di turisti; però guarda verso la terraferma, quindi non ha l’atmosfera incantata delle altre spiagge. Continuando oltre si scende fino alla spiaggia di Megali Ammos, con l’isola di Drenia vicina e di fronte Ouranoupolis; siamo infatti sulla punta sud-est dell’isola. Una pineta delimita la spiaggia e a fine giornata ci sono solo i gabbiani che si rilassano; alcuni pedalò abbandonati rendono l’atmosfera malinconica, ma affascinante.
Il tramonto ad Ammouliani




È l’ora del tramonto e le sfumature di luce colorano il mare da azzurro a rosa; coi gabbiani che volteggiano sull’acqua calma la vista da Megali Ammos è uno spettacolo! Momento quasi poetico. Dobbiamo ritornare indietro, ma ne approfitto per fermarmi sulla collina tra le due spiagge: lì tra i fichi d’india e cactus la vista è stupenda.
Ripassando accanto alla spiaggia di Agios Georgios la luce era fantastica; ho chiesto a Xristina di fermarsi e posare per me. Sul piccolo attracco di legno con la luce calda del tramonto e una barca nell’acqua tranquilla davanti l’atmosfera sembrava senza tempo, come incantata; a mala pena c’erano le onde. In 5 minuti ho fatto tante foto spettacolari!
Giro del paese e cena ad Ammouliani




Poi abbiamo visitato il paese. Nella parte alta trovi la piazza principale con la chiesa di San Nicola (ora in restauro) e angoli caratteristici; bellissime case in pietra a vista in stile tradizionale e tante piante e fiori a decorarle. Per il resto Ammouliani ha hotel e case spartane ma accoglienti che scendono verso il porto; in qualche angolo trovi pure la street art. Il giro del centro termina all’Arhontiko Hotel di Xristina dove c’è la sua boutique di oggetti fatti durante l’inverno: creazioni belle e originali.
Infine all’imbrunire siamo passati dal porto con le barche attraccate che oscillavano e la scritta “I love Ammouliani” illuminata. Sull’altra sponda della baia, siamo andati a cenare al Bongo beach bar, con grande spazio all’aperto. Io volevo provare le polpette tradizionali al sugo, ma mi hanno portato anche tantissimi piatti della cucina greca da provare, a partire dai formaggi. Tutto davvero buono!
L’Hotel Sunrise




Ad Ammouliani ho dormito al Sunrise Hotel, un 3 stelle molto carino con camere belle e moderne. Ha un giardino interno colmo di fiori, colori e profumi; da lì lo sguardo va sulla terraferma verso est e quindi l’alba: perciò ha questo nome. Stupendo svegliarsi accanto al mare blu; ma ancora di più ho gradito il favoloso profumo dei fiori di gelsomino nel giardino dell’hotel per andare a fare colazione e la gentilezza del personale.
Devo dire che mi aspettavo poco prima di venirci e invece Ammouliani mi ha sorpreso per la bellezza e la tranquillità, anche se in piena estate quest’ultima un po’ si perde. Poi mi hanno accolto tutti come se fossi uno di famiglia e mi ha fatto estremamente piacere. Posto fantastico, peccato dover andare via!
5. 3º Giorno nella Penisola Calcidica




Alle 10:15 il traghetto salpa verso la terraferma. Riprendo l’auto che avevo lasciato nel parcheggio di Tripiti e ho 40 minuti di strada tranquilla per raggiungere Stagira. Il tragitto è tondeggiante; passa attraverso alcune colline, tra altre ginestre gialle e tantissime farfalle che danzano e volteggiano; che spettacolo della natura! Ho visto pure alcuni animali selvatici: purtroppo una volpe e un rapace investiti, un serpente, ma addirittura una tartaruga che ho dovuto schivare in mezzo alla strada! Ma questo significa che la natura è quasi incontaminata.
Ad un certo punto mi sono fermato in un punto panoramico per una stupenda vista sul mare. Ma anche attorno alla Città Antica di Stagira ci sono due spiagge da sogno: Kephalás e Sikia Beach; sono piccoli angoli tra le rocce con mare cristallino favoloso e poche persone con un ombrellone. Sembrava incantato! Sarà che è inizio giugno, quindi bassa stagione ancora.
5.1 La Città Antica di Stagira




La Città Antica di Stagira (Ancient Stagira) è un parco archeologico vicino alla cittadina di Olympiada, famoso per essere la città di Aristotele. Questo ne fa uno dei posti da vedere nella Penisola Calcidica, soprattutto se ami la storia o la filosofia; certamente non è imperdibile come Pompei. Del resto fu scavata solo negli anni ‘90 ed inizio 2000.
La città fu colonizzata dal VII a.C. dagli abitanti dell’Eubea per le sue miniere di metalli (pure oro). Poi mentre nel sud nascevano le poleis, nel nord si formò il regno di Macedonia da popolazioni discese dalle montagne (“macedon” significa alto); non ebbe mai forme democratiche fino alla conquista romana. Il re Filippo II entrò in Stagira e la distrusse; 3 anni dopo la ricostruì, come richiesto da Aristotele per diventare tutore del figlio. Suo padre era il medico del re, ma a 8-9 anni Aristotele divenne orfano e andò in Asia Minore e poi ad Atene, dove venne educato all’accademia di Platone (per 20 anni!). Quando quest’ultimo morì, Aristotele non fu nominato direttore dell’accademia e se ne andò; lì ricevette la lettera di Filippo. Quindi Aristotele conosceva entrambe le culture.
Visitare la Città Antica di Stagira




Per visitare la Città Antica di Stagira devi essere preparato: bisogna avere acqua e un cappello per ripararsi dal sole perché dentro non c’è niente.
Dopo i pannelli descrittivi iniziali, ammiri le grosse fortificazioni di Stagira. Le mura hanno pietre in 3 stili differenti (e si vede). Questa è l’acropoli, la parte più alta dove viveva la guarnigione dei soldati e si rifugiava la gente in caso di attacchi. Ha forma triangolare, c’è una cisterna per l’acqua e ha una gran vista sulle isole e montagne metallifere attorno.
Scendendo tra la natura trovi l’Agorà, costruita tra le due colline dell’attuale parco archeologico. Non é piatta e quadrata (come al solito), perché gli abitanti dell’Eubea vivevano in montagna; perciò hanno costruito livelli terrazzati a cui erano abituati. Poi sfiorando le mura medievali (storte) dell’XI secolo il sentiero nella natura risale verso resti di case; sono costruite come le case di Andros (da dove venivano), con vie molto in pendenza. Non è la tipica casa: l’atrio non è al centro. Tutta la collina è piena di case, ma non l’hanno scavata perché non hanno soldi per restaurarle e quindi si distruggerebbero. In basso c’erano i porti, anch’essi non ancora scavati.
Segue la zona del Santuario di Demetra e Persefone, dove si nota la ricostruzione di Filippo II: c’è un grosso muro sugli edifici precedenti. Fece in fretta, ma lasciò fuori un pezzo di città e il santuario, l’unico rimasto dei precedenti; così ubbidì all’impegno con Aristotele. È suggestivo che ha il mare tutt’intorno. Rientriamo nel bosco che dà un po’ di sollievo dall’afa; poi troviamo i resti del castello bizantino costruito sui possenti pietre del tempio di Zeus e Atena del VII a.C., la più antica costruzione qui.
L’Aristotelion




Più sotto la zona più affascinante di tutta la città; ha costruzioni di età molto diverse, come la torre bizantina che ha trasformato totalmente l’aspetto. Questo dovrebbe essere l’Aristotelion, la tomba di Aristotele voluta dagli abitanti in quanto rifondatore della città: è un onore che solo i fondatori e gli eroi potevano avere. Attorno c’era il parlamento, ma si vede anche l’ingresso tra le mura del VI secolo a.C.: lì finiva la città prima. Comunque non sono state trovate ossa: solo ceneri che indicano un altare. Ma ancora più in basso c’è un portico nell’Agorà che poteva essere anch’esso un parlamento e ha un altare. Quindi non si sa di preciso dove fosse la tomba.
A Stagira ogni estate organizzano 4-5 festival e affascinanti concerti serali. Comunque uscendo da questo posto culturale e filosofico vedi persone che prendono il sole in spiaggia; che contrasto!
5.2 I cavallucci marini della Penisola Calcidica




Non lontano da Stagira, a nord est della penisola Calcidica, c’è il villaggio di Stratoni. È poco turistico, ma proprio per questo nelle acque tranquille di fronte è stata trovata per caso una colonia di cavallucci marini. Così hanno cominciato a sorvegliare la zona. Nonostante il mare sia molto grande, erano sempre in una zona piccolissima, larga come un campo da calcio; perciò hanno capito che era una colonia stanziale.
Il passo successivo è stato pensare a come supportarli: sono animali deboli e le correnti forti li possono trascinare lontano e far morire. Essendo un fondale solo sabbioso, senza rocce, hanno creato rocce artificiali, funi e alghe; è stato un grande successo: i cavallucci marini si aggrappano alle funi. Altro passo è stato lottare contro i loro nemici, come i pesci predatori; perciò hanno posizionato gabbie dove solo gli ippocampi possono entrare. Poi come a Cefalonia e Itaca, hanno raccolto 2 tonnellate di reti abbandonate in mare. L’ultima sfida è stata mettere telecamere sottomarine per monitorarli e studiare cosa fanno tutto il giorno. È tuttora in corso: mi hanno mostrato le immagini live.
Il prossimo passo sarà trasformare l’area in oasi marina protetta: non manca molto. Del resto sono animali unici ed hanno avuto un forte impatto sui bambini e molta gente li supporta. L’Hippocampus Institute alcune volte all’anno organizza tuffi con bambini; c’è pure una summer school con studenti di tutto il mondo (soprattutto biologi marini). Comunque avvistarli è difficilissimo.
5.3 Pranzo e pomeriggio al Blue Dolphin Hotel




Tappa successiva la penisola di Sithonia. Devo raggiungere il Blue Dolphin Hotel, fantastico resort 4 stelle sulla costa poco dopo Metamorfosi. Si affaccia sul golfo di Kassandra, tra il primo e secondo dito. La camera è bellissima e lunghissima: si potrebbe fare quasi una partitella di calcio! Vista sul giardino curatissimo, ma il mare è lontano… Però è impossibile lamentarsi. Lascio le valigie velocemente, supero la pineta e vado a mangiare all’Akatos Tavern su una terrazza sul mare accanto alla spiaggia privata dell’hotel. Ho preso un souvlaki, che sono i soliti spiedini con una montagna di patatine fritte; forse era meglio il gyros. Comunque mangiare con la brezza marina e guardando il mare è speciale.
L’hotel ha una piscina con bar ed una spa, ma io ho preferito rilassarmi nella spiaggia privata, sui lettini e sotto gli ombrelloni a disposizione ad un passo dal mare.
5.4 Nikiti




Cosa vedere nella Penisola Calcidica di caratteristico? Io a fine pomeriggio ho visitato Nikiti, paese distante 10 minuti verso est, posto all’inizio della penisola di Sithonia. È diviso in due della grande strada che lo attraversa: la parte moderna e turistica verso il mare con locali e divertimento, la parte antica e autentica fatta di case tradizionali e pittoresche che sale ai piedi della collina. Una località a due facce – come Giano bifronte – che gli conferisce fascino.
La parte alta di Nikiti




Il paese antico di Nikiti sale fino alla chiesa di Agios Nikitas e quella più alta ancora di San Giorgio; ho trovato chiusa la prima e mi ha deluso perché non è particolarmente antica (ma solo del 1870). Perciò mi sono concentrato sul borgo, fantastico e caratteristico: strade pavimentate in pietra che salgono tra le case, anch’esse in pietra a vista con balconi in legno e circondate dalla natura, soprattutto piante da fiore come rose, oleandri, buganvillee o gelsomino finto che profuma ed esaltano le abitazioni. Le case sono antiche o ristrutturate intelligentemente in modo da sembrarlo; alcune sono abbandonate, altre restaurate da pochissimo. Bisogna perdersi nei vicoli per ammirare tutte queste meravigliose case! Sembrano intime e riservate, ma allo stesso tempo aperte a mostrarsi a chi passa: super affascinante! Poi trovi gatti che riposano qua e là, come in uno slargo dove ci sono due bar pittoreschi sotto ad un grande albero con le luci sospese per aria; davvero fantastico! Un borgo meraviglioso, sicuramente tra i più belli della Grecia. Unico neo: le strade sono strette e non è facile trovare parcheggio.
La parte bassa di Nikiti




Invece tutt’altro aspetto la parte bassa di Nikiti. Edifici che sembrano costruiti in fretta, negozi di souvenir, case grezze; tutto senza alcuna finalità estetica. Avvicinandoti al mare però migliora; trovi i ristoranti decorati da piante e fiori; uno ha i tavoli sulla banchina, affacciati sul mare! Stupendo lo scorcio col porto di Sithonia dietro e il sole basso. Dritto davanti un piccolo molo si protende nel mare; alcuni ragazzi si tuffano dalla punta. Il mare è talmente cristallino che vedi i pesci e le piante acquatiche sul fondo.
Dall’altro lato verso est si stende la spiaggia costeggiata da uno splendido lungomare pedonale chiamato Egialou; in un angolo la piccola chiesa di San Teodoro, visitata rapidamente. Sono le 20:00 e il sole regala un tramonto magnifico, colorando coi suoi riflessi il mare; contemporaneamente gli ultimi bagnanti si ritirano e arrivano le persone pronte a cenare nei tanti ristoranti del lungomare.
5.5 Cena sul mare a Nikiti




Anche io faccio così: stasera ceno al Rizes restaurant coi tavoli all’aperto vicini alla spiaggia. La cucina è greca e mediterranea. Come antipasto abbiamo preso tartarre e anguilla; quest’ultima era delicatissima, decisamente diversa da quella saporita provata a Comacchio. A seguire linguine ai frutti di mare e bottarga dal sapore di limone; tutto ottimo e di alto livello… però i dolci greci non possono essere paragonati a quelli italiani!
Comunque splendida l’atmosfera serale di Nikiti; famiglie passano tranquille sulla passeggiata lungomare illuminata, sbirciano tra i negozi aperti fino a tardi e chiacchierano; le onde del mare scuro come sottofondo. Che pace e che serenità!
6. 4º Giorno nella Penisola Calcidica




La colazione al Blue Dolphin Hotel ha un enorme buffet, ma il cappuccino è fatto alla macchinetta e non ci sono brioches. Sono orientati sulla colazione salata continentale, ma ci sta visto che fin dagli anni ’70 tedeschi e austriaci sono i turisti principali della Penisola Calcidica; solo negli ultimi 10 anni sono arrivati in massa i balcanici. Comunque pane e marmellata vanno più che bene. Mi servono le forze perché oggi sarà una giornata intensa tra beni culturali, un po’ di relax al mare e la scoperta di un altro borgo tradizionale da vedere nella Penisola Calcidica.
6.1 Il parco archeologico di Olynthos
Prima tappa giornaliera è il parco archeologico di Olynthos, di poco a nord della penisola di Kassandra. Ho impostato l’indirizzo su Google Maps e sono partito sulla strada rettilinea. Ma una volta arrivato nel parcheggio mi ha detto di fare inversione per raggiungere un altro punto; pensando che ci fossero due entrate, ho obbedito al navigatore e mi sono trovato… dentro a un oliveto! Il sentiero iniziale è svanito presto… e eccomi a fare rally e slalom tra gli ulivi. Fa molto ridere, ma per un attimo ho temuto di rompere l’auto sugli avvallamenti o di non uscirne per le pozze! Google Maps indicava il punto più vicino al parco archeologico posto in cima alla collina: che errore!
Storia di Olynthos




Una collina naturale, probabilmente con un fiume attorno. Perciò quando i macedoni scesero dalle montagne le popolazioni autoctone della Fresia si rifugiarono qui e fondarono Olynthos (Olinto in italiano) nel VII secolo a.C.; la parola in antico greco significa fico (la pianta). Dopo la sconfitta subita a Platea, i Persiani di passaggio distrussero la città nel 479 a.C.. Così Olynthos fu ricostruita da Ippodamo con una pianta molto democratica; le case erano tutte orientate a sud-est per sfruttare il sole tutto il giorno (poiché non avevano finestre esterne, ma la luce veniva dall’atrio). Anche il Pireo venne costruito così: è chiamato sistema ippodamico. Olynthos fu importante: divenne la capitale della Lega Calcidica promossa dal re macedone (molto strano!).
Ma nel 1928 quando l’americano Robinson iniziò gli scavi trovò una città distrutta; gli scavi archeologici nel nord della Grecia partirono tardi perché fino al 1912 era sotto dominio turco.
Visita dell’antica Olynthos




Fu Filippo II che nel 348 a.C. rase al suolo pure Olynthos; fu odiato dagli Ateniesi per queste distruzioni, come un barbaro. Il risultato è ciò che vedi: una grande distesa di pietre. I reperti più importanti sono nel Museo Archeologico vicino l’ingresso. Solo pochi alberi per ripararti dal sole; se a Stagira era difficile, qui quando fa caldo la visita è impegnativa.
Comunque sono riconoscibili le strade, le case, i mosaici e tutta la forma dell’antica Olynthos. Come visto anche ieri, i restauratori hanno messo una striscia serpeggiante di bitume per differenziare cosa è stato trovato e cosa hanno aggiunto per renderlo più leggibile; a mio avviso è discutibile, seppur utile. Prendo la via sulla sinistra e mi addentro tra le case, che si assomigliano tutte. Ogni due c’era un passaggio con un sistema di raccoglimento dell’acqua piovana che la portava in una cisterna grazie a tubature sotterranee. Però qualcosa di notevole c’è; una casa ha i mosaici pavimentali dell’androne: due grifoni che azzannano una preda e sopra Bellerofonte che cavalca Pegaso e combatte la Chimera. Un’altra villa ha ancora il colore delle pareti rosso come Pompei, assieme a due mosaici circolari (uno col sole). Questi mosaici bicolori sono realizzati con pietre di fiume; sono tutti del V-IV secolo, tra i più antichi della Grecia.
6.2 Il Centro per la Cultura Bizantina Justinianus




A seguire ho avuto la fortuna di visitare un museo nuovo, ancora da inaugurare; anzi ha ancora tanti lavori da fare! Si trova nella campagna attorno a Flogita, tra campi di lavanda, ulivi, cipressi e colline dorate; sembra un angolo di Toscana! Diventerà il Centro per la Cultura Bizantina della Penisola Calcidica (Centre for Byzantine Culture o Byzantine Museum of Chalkidiki), detto anche “Justinianus” dal nome del grandissimo imperatore.
Un antico monastero restaurato che apparteneva al Monte Athos sarà un cuore pulsante dell’arte bizantina in Grecia. I tre edifici avranno ruoli diversi: il primo ospiterà la mostra coi reperti bizantini scoperti in loco; nel secondo (Old building) potrai fare un tour guidato e virtuale sul Monte Athos, perfetto per i tanti che non possono andarci; il terzo edificio isolato è il Centre for Conservation and Restoration, dove già lavorano per restaurare ciò che trovano in Calcidica. Potrai pure osservarli all’opera. A me hanno permesso una visita rapida: un uomo stava restaurando vasi del V secolo a.C. che vennero usati per seppellire bambini morti prematuri; tutt’intorno c’erano icone, croci… Super affascinante.
All’esterno verrà creato un giardino con alberi per godersi il paesaggio, un ristorante ed un teatro all’aperto. Insomma è un grande progetto!
Il Museo Bizantino




Poi ho visitato il Museo Bizantino. Ha solo una sala pronta, mentre nelle altre c’erano operai al lavoro. Il piano prevede l’apertura tra due anni. Nella prima sezione ho visto elementi provenienti dalle basiliche antiche della Penisola Calcidica. Fantastico il dipinto del Battesimo di Cristo del katholikon (chiesa principale) del monastero di Zygos, il primo del Monte Athos (ora parco archeologico); belle anche le tante piccole croci in metallo.
Stanno facendo tutto benissimo: non vedo l’ora di vederlo terminato. È in mezzo al nulla (anche se il mare è vicino), ma se il museo sarà riempito di reperti interessanti diventerà certamente un museo importante della Penisola Calcidica. Intanto praticamente sono stato il primo visitatore!
6.3 Il canale di Nea Potidia




Questa zona della Penisola Calcidica è esteticamente poco interessante. I paesi sono quasi tutti moderni, costruiti per i profughi della guerra greco-turca. Spesso conservano nel nome il paese di provenienza: ed esempio Nea Moudania fu creata nel 1922 per i profughi che provenivano da Moudania, in Asia minore. A ciò si aggiungono le tante brutte villette turistiche edificate con lo stampino vicino al mare.
Con una deviazione dalla strada principale raggiungiamo Nea Potidia, all’ingresso della penisola di Kassandra. Qui il lembo di terra è stretto; perciò i Romani costruirono un canale per evitare di circumnavigare la penisola; lo racconta Tito Livio. Negli anni ’30 sullo stesso tracciato fu ricostruito il canale di Nea Potidia. Questo luogo era importante: qui c’era la città greca di Potidia (o Possidia, “protetta da Poseidone” perché era tra due due mari) e – dopo la solita distruzione di Filippo II – Cassandro la ricostruì chiamandola Kassandra. Quindi la cittadina moderna è costruita su due città antiche!
Ci siamo fermati vicino alla marina, dove si vedono resti delle mura della città antica e nel mare una torre bizantina; pure guardando il canale di Nea Potidia trovi resti antichi come parti di colonne, oltre ai colori favolosi dell’acqua che vanno dal celeste al blu per tornare al celeste. Sembra un angolo incantato!
6.4 Il MOA Beach Bar




Ritorno indietro in auto: è ora di scoprire la penisola di Sithonia. Superata Nikiti la strada sale regalando un gran panorama sul mare celeste e blu. Poco dopo con una via laterale raggiungo Kalogria Beach; la prima parte è spiaggia libera, poi trovi 2 bagni attrezzati. Il secondo è il MOA Beach Bar, un angolo di paradiso con lettini adagiati sull’erba, alberi, ombrelloni di paglia e davanti il mare azzurro cristallino. Lo scorcio dal primo ingresso tra le siepi col camminamento in legno che porta al mare fa sognare! C’era pure un grosso cane tranquillo, all’ombra a riposare; mi ha ricordato Atene tanti anni fa: lì erano tantissimi.
La cosa fantastica è che non paghi il lettino: è gratis! Come in Brasile, paghi solo il cibo e le bevande che prendi. Io ordino subito un hamburger e cocktail di frutta perché ho molta fame; i prezzi sono pure onesti.
Pomeriggio in spiaggia




Nonostante sia sfiorato da una strada, è un posto molto tranquillo; del resto le file di ombrelloni sono solo 3: credo che in piena estate devi arrivare presto o non trovi posto. Ci sono alcune famiglie, diverse coppie e qualche anziano in vacanza: questo sono i turisti della penisola di Sithonia.
Percorrendola, la striscia di spiaggia è fatta da minuscoli sassolini, non sabbia. Ho passato il pomeriggio a prendere il sole e fare il bagno in questo mare da sogno; ho visto tanti pesci, tra le rocce granchi e piccoli gamberi… è la prima volta che mi succede! Anche un simpatico pesce mimetico che si adagiava furbo sul fondo.
6.5 Parthenonas




Purtroppo devo lasciare questo paradiso; ho deciso di visitare Parthenonas, un altro borgo tradizionale sui rilievi della penisola di Sithonia. Riprendo la strada e dopo poco una svolta a sinistra comincia la salita decisa tra migliaia di ulivi; mi ha ricordato stamattina, ma almeno ora c’è l’asfalto! Tante curve e saliscendi dopo, appare Parthenonas; per raggiungerlo ho impiegato 20 minuti. Parthenonas ha tante case immerse nel verde, tutte tradizionali in pietra a vista, il legno che sostiene i balconi e fiori attorno; alcune sono decrepite, altre addirittura distrutte… ma tante case sono stupende. Ognuna ha tanto spazio attorno, tanto silenzio e tanta libertà… e un super panorama! Infatti siamo alle pendici del monte Itamos al centro di Sithonia e le abitazioni sono su più livelli, per cui una sovrasta l’altra; la vista fantastica spazia sulle case sottostanti, sulle colline inferiori con gli ulivi ed il mare blu in basso.
Le taverne di Parthenonas




È veramente un piacere vedere e girare per Parthenonas. Si può visitare con un percorso ad anello di 4,2 km che fa tutto il giro del paese, ma io non ho tempo. Così ho girovagato tra le case partendo dalla piazza principale dove ho parcheggiato, accanto alla taverna “To Steki tou Meniou”; nei tavoli sotto gli ulivi alcuni turisti mangiavano già, sorvegliati dai gatti. Sempre lì c’è la chiesa di Agios Stefanos; non è particolare e l’ho trovata chiusa: sono entrato solo nella cappella adiacente.
A differenza di Nikiti, sei proprio immerso nella natura: è la prima cosa che noti; poi gli scorci meravigliosi. Gli abitanti devono proprio amare la tranquillità e la natura… oltre i gatti ovviamente; come in tutta la regione, ne vedi tantissimi: alcuni belli ed altri brutti. Ad esempio due sonnecchiavano davanti la Paul’s Tavern, una taverna tradizionale molto famosa (e con super panorama). Del resto Parthenonas non solo è un borgo da vedere nella Penisola Calcidica, ma attrae i turisti proprio per le sue taverne: ho visto diverse auto che salivano verso l’ora di cena.
6.6 Tramonto e cena al Blue Dolphin Hotel




Poi rientro. Appena prima dell’hotel, i colori del tramonto mi hanno bloccato sulla Metamorfosi Beach; le acque calme si sono tinte di sfumature meravigliose e una barca oscillava lentamente. Anche i riflessi delle palme sulla piscina del Blue Dolphin Hotel erano fantastici!
Anche la cena del Blue Dolphin Hotel è a buffet e hai una grande varietà di cibo; peraltro paghi solo ciò che bevi e non ciò che mangi! Però le penne che ho preso erano totalmente scondite; invece buonissimo il risotto ai frutti di mare. Il buffet chiude alle 21:30: è bello che i camerieri 5 minuti prima vengono ad avvertirti di andare a prendere ciò che ancora vuoi mangiare. È una gentilezza che ho apprezzato tanto.
Di sera c’è sempre qualche tipo di animazione nel resort. Io ho trovato un cantante dal vivo che ho ascoltato sorseggiando un mojito accanto alla piscina.
7. Conclusioni




La mia visita della Penisola Calcidica è stato un tour breve ma intenso. Ho visto poche cose, ma fatto tanti chilometri in auto visto che il territorio è vasto; il caldo poi mi ha affaticato molto. Ovviamente non volevo scrivere una guida su cosa vedere nella Penisola Calcidica, ma solo raccontare la mia esperienza ed il mio itinerario; infatti c’è molto altro da vedere. Ad esempio nella penisola di Kassandra c’è la meravigliosa spiaggia di Possidi, con una lingua di sabbia chiara che si protende nel mare. Anche Porto Carras a Sithonia è molto famosa per i resort di lusso. Io in particolare nella Penisola Calcidica avrei voluto vedere anche la basilica di Sofronios e il monastero di Zygos, entrambi antichissimi.
Comunque è affascinante visitare questi luoghi dove si sono svolti fatti storici importanti, come il naufragio della flotta persiana sulle scogliere del Monte Athos o la battaglia di Potidia nelle due guerre persiane. Passi dal libro di storia alla realtà. Per questo Lonely Planet l’ha eletta tra le destinazioni “Best in travel 2023”.
Un ringraziamento speciale a Visit Halkidiki.
Hai capito cosa vedere nella Penisola Calcidica? Spero di averti stuzzicato l’idea di visitarla. Dimmi che ne pensi e se hai domande lascia un commento. Mi segui già sui social?
Altri video:
Tramonto da Megali Ammos sull’isola di Ammouliani
Panorama sul golfo di Ierissos
L’ingresso al MOA Beach Bar
Tramonto a Metamorfosi Beach
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ofcourse every one is sharing information, that’s truly fine, keep
up writing.