A volte un disastro terrificante è l’inizio di una rinascita eccezionale, che rende tutto ancora più bello. È stato così per la zona del Val di Noto in Sicilia, devastata da un terremoto, ma risorta in un meraviglioso stile barocco che da allora incanta i turisti di ogni parte del mondo. Perché ha creato città meravigliose, dove ammiri bellezza ad ogni angolo ed un magnifico senso omogeneo; ma cosa vedere in Val di Noto in Sicilia? In questo articolo parlo di cosa vedere a Ragusa, Modica e Scicli, tra maestose chiese barocche, palazzi sontuosi e vie pittoresche e piene di vita. Perciò capisci perché questi sono perfetti set cinematografici per serie e film famosi come Il Commissario Montalbano e le location di Malena di Giuseppe Tornatore. Sono tre città da visitare assolutamente una volta nella vita e valgono un indimenticabile viaggio in Sicilia tra arte, storia, tradizioni e ottimo cibo.
- Storia
- Come organizzarsi e dove dormire
- Ragusa
- Modica
- Scicli
- Conclusioni
1. Storia




11 gennaio 1693. Un devastante terremoto distrugge tutta la Sicilia sud-orientale, da Catania in giù: il Val di Noto. Ragusa, Scicli e Modica furono duramente colpite. In ogni città si discusse se ricostruire in loco o ripartire totalmente da zero altrove. Modica e Scicli scelsero la prima opzione, riedificando chiese e palazzi velocemente; Noto la seconda. A Ragusa il confronto fu acceso e la città si spezzò: nobiltà e clero (i sangiorgiani) ricostruirono in loco, mentre la borghesia agricola (i sangiovannari) ripartirono più a ovest, a Ragusa superiore. Nel 1866 i due comuni si divisero tra Ragusa Superiore e Inferiore; visto che i nobili non apprezzano l’appellativo “inferiore”, dal nome di una dea presero il termine “Ibla”; ma questa divisione durò poco. Nel 1998 iniziano le riprese di Montalbano e nel 2002 le città del Val di Noto diventano Patrimonio Unesco, regalando notorietà e flusso turistico incessante.
2. Come organizzarsi e dove dormire




Come visitare il Val di Noto? In generale, per girare la Sicilia è necessaria un’auto. Ci sono alcuni mezzi pubblici, ma non sono efficienti e rischi di perdere tanto tempo prezioso. Per essere indipendenti e veloci l’automobile è imprescindibile, anche perché alcuni luoghi non sono per nulla collegati tra loro.
Invece su dove dormire in Val di Noto tra Ragusa, Scicli e Modica c’è tantissima scelta. Noi non abbiamo resistito al fascino di Palazzo Conti a Scicli, storico palazzo barocco nel centro della cittadina; varcando il sontuoso portale ti accorgi che è ben gestito ed arredato con design moderno che si fonde allo stile antico; poi il pavimento è di coloratissime piastrelle siciliane. Ti svegli ed ammiri l’eccezionale vista sulla cittadina e la chiesa di San Michele Arcangelo dal balcone; esci e sei immediatamente nel sei nel cuore della vita di Scicli, che ti contagia immediatamente. Cosa c’è di meglio?
3. Ragusa




Il punto nevralgico del sud-est della Sicilia è Ragusa, la città capoluogo della zona, da non confondere con Ragusa = Dubrovnik, in Croazia. Ma non è stato sempre così, anzi Modica è sempre stata la città più importante. Però quando nel 1926 il governo fascista creò la provincia scelse la minore Ragusa, allora governata dai fascisti; non Modica che era a guida socialista; come scrisse Leonardo Sciascia, era “l’invenzione di una provincia”. A ciò seguì la monumentalizzazione di Ragusa superiore, che conseguentemente crebbe come abitanti. Quindi ora è evidente la divisione tra le due Ragusa: la parte antica ha vie contorte che seguono il pendio montuoso su cui è edificata, mentre la parte nuova vie perpendicolari e diritte. Praticamente Ragusa superiore e Ragusa Ibla sono due città diverse da visitare singolarmente, unite da un piccolo passaggio dove si trova la chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio.
3.1 Ragusa Ibla




Dalla strada statale vedi spuntare Ragusa Ibla, arrampicata su uno sperone roccioso con la natura attorno; vista stupenda, anche se a valle il torrente Irmino che ha scavato questi luoghi è invisibile.
Cosa vedere in Val di Noto a Ragusa Ibla? La nostra visita parte dalla parte bassa, da Piazza G.B. Hodierna; qui trovi una chiesa diventata auditorium, il Giardino Ibleo ed il portale di San Giorgio, unico elemento salvatosi dal terremoto del 1693; è in stile tardogotico catalano, con due aquile, simbolo degli aragonesi; m’ha fatto pensare alla Casa Battló a Barcellona. Il portale è del 1450 circa ed ha pregevoli dettagli, a partire dallo splendido San Giorgio che uccide il drago (un po’ eroso dai secoli) o il drago che morde la sua coda in alto, meravigliosamente scavato nella pietra.
Il Giardino Ibleo




Invece il Giardino Ibleo è un bellissimo parco pubblico con piante mediterranee; immerso nel verde, percorro il viale delle colonne e ammiro le due affascinanti chiese, sparse come monumenti nel giardino. Fantastico il profumo di tiglio in fiore che si sparge! Il parco regala un panorama sulla natura e i monti attorno a Ragusa Ibla ed è famoso perché legato ad alcuni episodi del Commissario Montalbano, come il monumento ai caduti diventato quasi iconico. Il telefilm di Montalbano ha dato una visibilità eccezionale a questi posti in 66 paesi del mondo e tanti turisti vengono ad ammirarne i luoghi dove è stato girato. Ma questo giardino immerso nei paesaggi del Val di Noto è da visitare per cercare l’ombra nelle calde giornate estive.
La chiesa di San Giuseppe




Ragusa è una città antichissima, fondata dai Siculi. Nacque a valle ed in periodo bizantino salì in collina, difesa da cavità naturali (le cave). Il devastante terremoto fece morire metà dei 9.000 abitanti; però la bellezza dei monumenti di Ragusa Ibla non fa assolutamente pensare a quel trauma. Risaliamo Corso XXV Aprile, tra palazzi monumentali e pittoreschi negozi decorati da cactus e fiori. Poi improvvisamente a sinistra Piazza Pola, dove svettano il Palazzo Comunale e soprattutto la chiesa di San Giuseppe. L’imponente facciata è in perfetto stile barocco siciliano: una facciata a torre campanile con tutto integrato, pure le tre campane in cima; la curva fu costruita per essere antisismica, perché resiste meglio alle scosse ed è più stabile (pensa alle dighe). Invece le colonne sono puramente decorative. Se guardi bene noti che ha grate alle finestre: infatti la chiesa ospita ancora 5 suore di clausura dell’attiguo monastero! Anche all’interno le grate sono ovunque; un tempo da lì le suore seguivano la messa. Ora le vedi pregare in fondo, tutti i giorni, in silenzio in questa chiesa ellittica e bianca.
Piazza Duomo




Ancora pochi passi lungo il corso e spunta Piazza Duomo: è favolosa! Non me l’aspettavo. Tutta allungata davanti a te in salita, con il Duomo di San Giorgio dritto in fondo in alto e scenografici negozi e tavolini attorno che ti accompagnano fino alla scalinata; sembrano quinte teatrali di un palcoscenico. L’architetto Rosario Gagliardi impiegò 40 anni per scegliere il punto esatto dove costruirlo e decise di creare una cupola non allineata, per dare profondità e mostrarla dalla piazza. Però la cupola è neoclassica, costruita con un progetto successivo. Comunque domina la pietra chiara calcarea, con cui sono costruiti tutti i palazzi; poi le imposte verdi si intonano al verde delle cycas che decorano la piazza e resistono bene sotto il caldo sole siciliano. Notevole il Palazzo Arezzo di Sanfilippo sulla sinistra, con un arco sotto cui passa una strada ed il neoclassico Circolo di Conversazione, che riporta indietro all’Ottocento.
Il Duomo di San Giorgio




Salendo la scalinata a sinistra visiti il Duomo di Ragusa Ibla. Se fuori è monumentale e pomposo, con le colonne su 3 ordini che apportano verticalità, dentro la chiesa ha una sobria eleganza: è semplice! Infatti spesso le chiese furono terminate in periodo neoclassico, più essenziale. Qui però colpiscono l’attenzione i numerosi teatrali drappi rossi sotto gli archi. La cupola è doppia, con colonne dentro e fuori; è pure firmata dal capomastro Carmelo Cultraro; significa che lui e la scuola di scultura locale erano importanti. Inserendo una moneta vedi illuminata la statua lignea di San Giorgio, vestito da soldato romano; pesa 700kg e viene spostata nel transetto nella festa di San Giorgio e poi portata in processione un mese dopo, a inizio giugno. Belle cappelle laterali, ma la chiesa non è ricca, né mozzafiato, come le chiese di Noto. Però l’organo è dei bergamaschi Serassi, con 3000 canne.
Le viste panoramiche di Ragusa Ibla




Prendendo le scalette in pietra tra le case saliamo al belvedere, la parte più alta di Ragusa Ibla. Da qui vedi la cupola della cattedrale con pietra pece grigia e pietra chiara, spiccare sui tetti di tegole; tra questi spunta un fantastico balcone sospeso pieno di piante e fiori. Sul lato scende la scalinata; poi sui muri crescono ovunque capperi in fiore bianco e alle spalle hai distesa Ragusa superiore. Ma il panorama più bello di Ragusa è quello fantastico da Corso Mazzini con la cupoletta blu della chiesa di Santa Maria dell’Itria e Ragusa Ibla davanti a te. Essendo più su, noi purtroppo non ci siamo andati. Però siamo scesi in via Capitano Bocchieri, alle spalle del Duomo per ammirare la cupola neoclassica incorniciata dalle case dal fascino decadente; ogni tanto passava qualcuno. Anche questa è una delle classiche foto da fare a Ragusa Ibla!
Francesco Pistone ceramiche di Caltagirone




A seguire in una via traversa di Piazza Duomo entriamo nel negozio di Francesco Pistone; con la moglie Paola creano ceramiche di Caltagirone: uno prepara l’argilla, l’altra la decora. È un’attività tradizionale: non possono inventare nulla, nemmeno i soggetti da realizzare. Infatti la scala di Caltagirone ha tantissime decorazioni e loro devono attenersi a quelle, personalizzandole un poco: perciò usano solo giallo, verde e blu. La terracotta è rossa perché ricca di ossido di ferro; poi viene smaltata per immersione per poterla decorare. Lo smalto si presenta in polvere: è un ossido che con l’acqua diventa utilizzabile. Dopo la decorazione va ancora in forno a 860° dove si cristallizza, lucidando i colori.
Anche noi abbiamo pitturato velocemente una piastrella; forse per premiare lo sforzo ce ne hanno regalata una! Le ceramiche in negozio sono meravigliose: le avrei comprate tutte (specialmente le teste di moro!). Meraviglia da vedere in Val di Noto.
Pranzo al ristorante Fresco




Scendiamo fino al parcheggio e lasciamo Ragusa Ibla. Ci aspetta un pranzo vista mare a Marina di Ragusa, che nonostante il nome non è vicina alla città. Il porto ha acque celesti e placide barche attraccate, con una brezza leggera che soffia. Proprio a fianco trovi il Ristorante Fresco, dove abbiamo pranzato con piatti di pesce. Già solo il pane con l’olio è delizioso! Poi arrivano come antipasti caponata (buonissima), panelle e sarde (buonissime; altro che le sarde di Malaga!), burrata con pomodori e olive, poi insalata di mare (super buonissima), tonno con cipolle caramellate come secondo piatto, apprezzato anche da me che non amo la cipolla… Insomma era tutto squisito! Solo il budino di mandorle e cannella finale non mi è piaciuto, ma io odio la cannella (lo ammetto). Davvero un pranzo da sogno, si è capito?
3.2 Ragusa superiore




Torniamo indietro e saliamo a Ragusa superiore per visitare l’altra parte della città. Peraltro qui tutti la chiamano semplicemente Ragusa e basta. Certo che pensando all’omonimia con Dubrovnik in Croazia la Ragusa siciliana non centra nulla! Però sono entrambe meravigliose e costruite in pietra; però anche cromaticamente il colore bianco splendente della città dalmata contrasta con la pietra giallastra chiara del sud-est della Sicilia. Però certamente sono due perle del Mediterraneo da vedere assolutamente entrambe, così come sia Ragusa Ibla che Ragusa sono da visitare in Val di Noto.
Degustazione al Birrificio Siculo Yblon




Raggiungiamo la periferia di Ragusa per assaggiare un prodotto locale. Infatti il Birrificio Siculo Yblon produce l’unica birra artigianale di Ragusa. Aperto dal 2015, il proprietario Marco ci dà un caldo benvenuto e con grande passione ci spiega che al Birrificio Siculo Yblon puoi comprare la birra, anche sfusa: riporti la bottiglia e la riempi; oppure ti fanno una lattina. Il senso del riciclo e della sostenibilità è molto importante per loro. Vogliono abituare la gente a venire qui, come si va al caseificio per il formaggio o in cantina per il vino. Producono 6 birre diverse, per soddisfare diversi palati. Inoltre sperimentano. Infatti nel tavolo di fronte al negozio degustiamo una birra blanche chiamata Trazzera, appena inventata. Prodotta con frumento e batteri lattici, è una birra fresca e leggera, perfetta per l’estate. Mi è piaciuta moltissimo.
Come producono la birra al Birrificio Siculo Yblon




In seguito Marco spiega i processi di produzione artigianale del Birrificio Siculo Yblon. Partono da 4 semplici prodotti, ma di qualità: il malto d’orzo italiano dalla Puglia, con l’amido del seme e gli enzimi creati che portano dolcezza; a questo si aggiunge l’acqua, che compone al 90% la birra. Luppolo e zucchero candito in alcune birre (come usano in Belgio, fonte d’ispirazione del birrificio Yblon) aggiungono l’amaro, da bilanciare con la dolcezza. Quarto e ultimo elemento, il lievito.
Cuocendo il malto tra 60-72° si riattivano gli enzimi; poi il mosto bolle a 100° per ottenere l’amaro. Successivamente viene raffreddato a 20°, per aggiungere il lievito che mangia gli zuccheri, rilasciando anidride carbonica e alcol. Fermenta per una decina di giorni, poi un altro processo a freddo per 2-3 settimane affina i composti aromatici. Infine viene imbottigliata con un grande macchinario. Dentro la bottiglia stimolano un’ultima fermentazione, per due settimane.
Camminata per Ragusa superiore




Come detto, Ragusa superiore fu costruita da zero per cui ha lunghe vie diritte e perpendicolari. L’elezione a capoluogo provinciale ha portato all’edificazione dei monumenti governativi in età fascista; lo noti bene in Piazza Libertà, con la Camera di commercio di Ragusa e l’edificio della Guardia di Finanza con torre tipicamente in stile razionalista d’epoca mussoliniana. Tre ponti su un piccolo corso d’acqua collegano questa parte della Ragusa novecentesca con quella costruita dopo il terremoto. Per raggiungerla noi percorriamo Corso Roma, ammirando prima la vista sulla vallata, dove la natura contrasta con le case in cima; poi immergendoci tra negozi, il filare di alberi e ombrelli colorati appesi sulla strada pedonale. Tante persone chiacchierano sulle panchine, mentre gatti passeggiano indisturbati. Atmosfera super tranquilla. Alla fine spicca una grande cupola barocca che ruba gli sguardi. Di che chiesa si tratterà?
La Cattedrale di San Giovanni Battista




È il retro della Cattedrale di San Giovanni Battista: siamo nel centro di Ragusa superiore. Scendendo lungo la via trovi un bel giardinetto con siepi, palme e un gigantesco ficus, proprio davanti all’entrata laterale della chiesa; sembra di stare in un posto esotico. La facciata in Piazza San Giovanni svetta su un alto terrazzo; probabilmente è incompleta, visto che ha solo un campanile a sinistra. Comunque ha un sontuoso portale barocco. Difatti la cattedrale fu cominciata già nel 1706, sebbene i lavori si protrassero per mezzo secolo. L’interno colpisce per due cose: in primis è molto ampia con tre navate: difatti è tra le chiese più grandi della Sicilia; inoltre è tutta bianca: le notevoli decorazioni in stucco sono sorprendenti e aggraziate, sia sopra le arcate della navata che sulla volta. È l’edificio da vedere assolutamente a Ragusa in Val di Noto. Invece la piazza è vivace ad ogni ora.
Cena all’Osteria Giro di Vite




Non lontano, uno splendido palazzo nobiliare di fine ’600, costruito immediatamente dopo il terremoto; ospita ora l’Osteria Giro di Vite. Da fuori vedi solo l’ingresso con tavoli ben sistemati, ma non ti immagini il bellissimo giardino interno nascosto. Qui ceniamo stasera, dove un tempo c’era l’orto e tuttora il lavatoio. Usano prodotti locali e stagionali, quindi i piatti variano spesso. Le portate sono gourmet (quindi limitate) e stasera ogni piatto è abbinato ad una birra Yblon. Partiamo con polpetta di patate, paninetto gourmet con birra Saia, l’unica birra speziata del birrificio Yblon. Come primo piatto maltagliato di grano duro con tinirume (foglia di zucchina lunga), tipico del ragusano, associato alla birra Timpa. Per secondo un medaglione di filetto di maiale con postaccio e birra “Badessa” scura di 7,5°. Per concludere, un dolce tipico ragusano: il “bianco mangiare” con limoncello fatto in casa. Tutto delizioso: abbiamo mangiato benissimo.
4. Modica




La più importante città della zona in età medievale e moderna fu Modica, per 5 secoli centro del feudo e della contea, dal 1296 in poi. Fu una città potente, soprattutto nel ‘500 quando i contadini riscattarono il terreni col sistema enfiteutico e si arricchirono, commerciando soprattutto con Malta. Divennero nobili: perciò a Modica si costruirono 100 chiese, sparse tra le tre colline e la valle a forma di Y. Poi il terremoto e la scelta di Ragusa come capitale provinciale l’hanno penalizzata; ora ha solo 54.000 abitanti ed è la terza città della provincia.
Resta comunque un luogo super affascinante ed era molto tempo che volevo conoscere e visitare Modica. Poi questa connessione con Malta non la sapevo: devo ringraziare la brillante guida Dalia che ci ha accompagnati. Comunque in effetti la pietra chiara e calda di Malta ed il barocco ricorda molto la bellezza del Val di Noto.
4.1 Chiesa di San Pietro




Essendo potente, Modica aveva ben 2 Duomi: in alto la chiesa comitale; in basso la gente volle una propria chiesa: così nacque nel 1350 la chiesa di San Pietro, con imponente scalinata. È una collegiata, secondo la leggenda fondata da San Pietro, sbarcato a San Pieri qui vicino. Da notare la facciata in stile manieristico, quindi precedente al terremoto; infatti erano così ricchi che la ricostruirono già nel 1693. Inoltre è in pietra rossastra, scurita artificialmente; contrasta con le statue degli apostoli chiare.
Dentro ti accoglie la musica sacra, le possenti colonne e decorazioni sparse omogeneamente; bianco e dorature sono i colori principali, assieme al blu dei dettagli. Essendo instabile, la chiesa non ha transetto né cupola; sulla destra 4 colonne rosse, salvate dalla chiesa precedente. Altro dettaglio: le cappelle laterali costruite in fretta hanno legno dipinto coperto da vetro per sembrare marmo. Invece la Cappella Mazara custodisce ori preziosi.
4.2 Santa Maria di Betlem




Scendiamo tra le stradine lastricate in pietra bianca per raggiungere il secondo centro di Modica: la chiesa di Santa Maria di Betlem. Qui c’era una potente comunità di Ebrei che viveva nel Medio Evo coi cristiani. Con la cacciata degli Ebrei dalla Spagna (e quindi dalla Sicilia), tutto viene raso al suolo, sinagoga compresa. Poi venne costruita la chiesa. Sulla rupe sporgente al di sopra c’era il castello d’epoca normanna, non ricostruito dopo il terremoto; ora svetta un grande orologio che ricorda Brisighella. I primi 3 metri della chiesa sono originari prima del terremoto; il resto fu ricostruito. Dentro domina il giallo e stranamente ha capriate in legno, solitamente bandite perché non antisismiche. Preziosa la Cappella Palatina dei Conti Cabrera, ricchissima famiglia che a fine ‘400 costruì una cappella per essere ricordati; è una delle prime cappelle costruite per questo. Invece a sinistra trovi un grande presepe di fine Ottocento.
4.3 Salita tra le stradine di Modica




Modica pare sdraiata tra le colline e la vallata. Un tempo era percorsa da torrenti, che provocarono una grande inondazione nel 1902; perciò ora sono interrati ed invisibili. Tante scalinate e vie in salita tra le case risalgono i pendii, come faticosi serpentoni tra muri e cancelli; le percorriamo anche noi per addentrarci nel cuore di Modica. Sotto al sole estivo la fatica si sente ancor di più, ma gli scorci e le viste improvvise ripagano lo sforzo. Tra questi angoli di via Posterla trovi due case preziose; la prima è la Casa Museo Tommaso Campailla, dove nacque questo studioso che creò un proprio ospedale a Modica per curare la sifilide. A pochi metri c’è il Museo Casa natale Salvatore Quasimodo, dove il grande scrittore visse fino ai 6 anni. Era in affitto, per cui non ha nulla di autentico, ma fu arricchito dal figlio ancora vivente; comunque ha un bel balcone sulla strada. Dopo scendi un poco ed ammiri un bello scorcio su Modica ed il retro della chiesa di San Pietro. L’atmosfera in questi vie è decadente e abbandonata, perché non passando auto sono difficili da abitare.
4.4 Il Duomo di San Giorgio




Noi prendiamo via Raccomandata ed improvvisamente appare il Duomo di San Giorgio, simbolo di Modica, sopra ad un’imponente scalinata ellittica di 245 gradini; attorno ha un rigoglioso giardino, dove in estate spicca una buganvillea fucsia in fiore e la jacaranda viola. La chiesa è del 1100, voluta dal primo conte normanno Ruggero d’Altavilla. Ciò che vediamo è il frutto della ricostruzione dopo un altro terremoto, quello del 1613. Il terremoto del 1693 fece crollare i tetti, ma furono presto ripristinati; però il restyling proseguì a lungo: la facciata a torre di 62m fu terminata solo a metà Ottocento. Dal basso fa impressione, per forme barocche e altezza; sembra enorme! Per caratteristiche somiglia alle chiese di Noto ed è ispirata a una chiesa di Dresda, perché costruite entrambe dall’architetto Chiaveri. Nota bene: le scalinate appartengono alla facciata ! Ora il sole picchia forte, perciò entriamo al fresco per visitare la chiesa.
Visita del Duomo di San Giorgio




Per costruire il Duomo di San Giorgio di Modica fu scavata la roccia della montagna. Perciò è sorprendentemente ampio, con 5 navate separate da possenti colonne corinzie. Tutto è bianco, con rifiniture barocche dorate. Nella navata centrale l’organo Serassi ancora funzionante; aveva 5000 canne, ora “solo” 3200. Meraviglioso il polittico d’altare con scene della vita di Cristo di Bernardino Nigro del 1573 che ha resistito ai terremoti e l’altare in argento lavorato a sbalzo. Nel transetto sinistro la Madonna della Neve in pietra, opera rinascimentale del 1511 di due svizzeri. Splendida la statua di san Giorgio sulla destra: viene portata in processione ed il santo è vestito da pupo siciliano con elmo piumato. Infine come a Palermo e Catania trovi una meridiana di fine ‘800: a mezzogiorno un raggio indica il segno zodiacale e le ore di luce giornaliere: in una società che viveva di agricoltura era fondamentale.
4.5 Il cioccolato di Modica




Modica è famosa anche per un prodotto unico: il cioccolato di Modica. Deriva da una ricetta azteca: era una bevanda amara (questo significa cioccolato) che i sacerdoti bevevano nei rituali. La tachicardia che provocava gli faceva sembrare di parlare con gli dei. Gli Spagnoli lo portarono in Europa… e quindi in Sicilia. Un vescovo lo provò come lo facevano gli atzechi: trovandolo amaro intuì di metterci zucchero o miele. Lavorato oramai in molte parti del mondo, la produzione del cioccolato IGP è solo a Modica. La particolarità di questo cioccolato è la lavorazione a freddo (sotto i 45°), per cui lo zucchero non si scioglie totalmente, quindi rimane una consistenza granulosa inusuale, che senti chiaramente assaggiandolo. Il cioccolato di Modica è privo di conservanti e derivati dal latte: è “primitivo” e bio, senza grassi. Perciò non si scioglie fino a 45°: puoi comprarlo anche d’estate, senza spiacevoli sorprese nello zaino.
Degustazione di cioccolato da Sabadì




Proprio a fianco del Duomo trovi Sabadì, una bottega dove degustare gratis di cioccolato di Modica! Ha produzioni particolari e tradizionali di cioccolato e da 12 anni vince il premio come miglior cioccolato di Modica. Al sale, al peperoncino e alla cannella sono i più gusti famosi. Le giovani commesse spigliate e motivate ti incuriosiscono a provare i vari gusti di cioccolato, sparsi sul grande bancone in legno. Il consiglio è di far sciogliere il cioccolato in bocca per gustarlo meglio. Così senti che è granuloso e amarognolo, ma apprezzi anche i sorprendenti mix di sapori ed aromi, come il cioccolato “Siracusa” con scorze di limone e menta che ho comprato.
Sabadì ti invita a godere della bellezza della vita, anche oltre al cioccolato. Oltre alla bottega hanno un bar, camere dove alloggiare vista Duomo, offrono ape tour… Insomma cercano di farti contemplare la bellezza di Modica a 360°. Hanno pure la prima cantina al mondo di affinamento del cioccolato: viene messo insieme ad elementi naturali come lavanda, pepe o tabacco per dargli un sapore aggiuntivo. Questo crea i cioccolati affinati. Fanno anche vini e bibite madri, che abbiamo degustato abbinate al cioccolato. È stata un’esperienza molto interessante e golosa!
4.6 Il Belvedere di Modica




Dalla scalinata del Duomo di San Giorgio hai un bel panorama (volendo pure salendo sulla torre). Però la vista migliore è dalla collina di fronte, per osservare il Duomo stesso. Così in auto raggiungiamo il Belvedere San Benedetto, un ampio spazio dove ammiri il panorama su tutta Modica. Cogli tutto il fascino di Modica, con case coi tetti dallo stesso stile e l’intenso colore terra chiara. Perciò fatichi a trovare il Duomo di San Giorgio: scompare tra le case; per fortuna i colori del giardino attirano l’attenzione, dritto davanti a te. Per il fantastico senso omogeneo dicono che Modica somigli a Matera, ma a me non sembra; poi qui non spicca il bianco delle facciate (come a Scicli). Peccato solo alcuni palazzoni orrendi. Comunque Modica ha tutto ciò cerco quando visito un posto: pittoreschi ed affascinanti scorci tra le vie da scoprire, storia e arte nelle chiese, panorami, angoli floreali con fiori di cappero che crescono sui muretti o qualche buganvillea fucsia sparsa. Mi è piaciuta tantissimo.
4.7 Pranzo all’Agriturismo Il Melograno




Strade ondulate tra campi, muretti a secco ed ulivi ci portano a mangiare all’Agriturismo Il Melograno, fuori Modica. Il tavolo all’aperto vista campagna infonde un senso di pace e relax. Peccato però che il pranzo è stato pessimo! Dei soliti tantissimi antipasti le zucchine impanate e affumicate erano fantastiche e gli arancini buoni; il resto però era scialbo o mal riuscito. Poi gli spaghetti con gli asparagi erano insulsi: solo ricoprendo la pasta di formaggio aveva sapore. Ma ho dovuto abbandonarla: io che abbandono un primo piatto è una notizia inaudita! Uno dei peggiori pranzi mai fatti: ho mangiato proprio male!
5. Scicli




L’ultima cittadina da visitare nel Val di Noto di questo tour è Scicli, dove alloggiamo. Quindi ne ho ammirato la bellezza dal balcone appena sveglio degustando la colazione in camera oppure di notte al rientro dalle altre visite. Finalmente è giunto il momento di conoscere Scicli!
È la cittadina più a sud delle tre, col mare a pochi chilometri. Posta alla confluenza di due vallate, con tre alti rilievi a cingerla, praticamente era la porta di ingresso verso l’entroterra dei Monti Iblei a chi giungeva dal mare (ed i traffici di merci). Perciò fu così importante fin dalla dominazione araba, che costruì un castello per controllarla. Poi il terremoto del 1693 ha cambiato totalmente il volto di Scicli, trasformandola nella meravigliosa città barocca attuale con strade lineari e razionali. Anche per questo è facile da girare. A renderla ancora più celebre ci ha pensato il Commissario Montalbano.
5.1 Il Convento della Croce




Scicli è contraddistinta da tre vette. Su una dal Medioevo c’è il Convento della Croce, che raggiungi salendo diversi tornanti tra le rocce. Il terremoto lo rovinò parzialmente, perciò ammiri parti recenti e parti più antiche; su tutte, un bel portale gotico aragonese. Il convento è in restauro, ma visitabile. Trovi due chiostri di forma irregolare con porticato e tozze colonne; poi una chiesa, di cui restano decorazioni di stucco nella parte absidale e copie degli affreschi strappati. Ma il Complesso della Croce merita la visita per i 3 strepitosi affacci panoramici. Il primo dalle finestrelle del primo chiostro, verso la collina su cui sorgeva il castello di Scicli, mai più ricostruito dopo il terremoto. Vedi meglio dalla seconda apertura, più ampia; ma il migliore di tutti è l’ultimo: un terrazzo con davanti a 180° la città di Scicli. Dall’alto noti gli edifici principali e le chiese spiccare.
La storia del quartiere di Chiafura




Uscendo sul terrazzo hai il pendio di rocce e natura mediterranea che scende sotto di te e la città di Scicli in valle con la grande chiesa di San Bartolomeo; poi una zona rocciosa e al di sopra l’abbandonata chiesa di San Matteo ed i resti del castello. Inoltre da qui ammiri a sinistra il nucleo barocco di Scicli: una vista fantastica! Le case bianche regolari viste dall’alto mi hanno ricordato Granada. Però osservando bene la zona rocciosa della collina davanti noti grandi buchi: sono grotte scavate! Quello è il quartiere di Chiafura, dove la popolazione poverissima abitava fino agli anni ’60 con gli animali, tra mangiatoie e senza bagni. Ugualmente a Matera, era una vergogna. Poi fu spostata nella parte moderna di Scicli, mentre il quartiere fu abbandonato e dimenticato; dagli anni ’80 è cominciato un (lento) processo di recupero: stanno cercando di creare un percorso turistico. Salendo sul tetto vedi la parte moderna di Scicli, verso sinistra tra i costoni rocciosi; in fondo c’è il mare. Il sole a picco scotta, per cui rientriamo. Nella sala finale spiegano resti dell’uomo primitivo trovati a Scicli.
5.2 Via Mormino Penna




La nostra visita del centro di Scicli comincia da via Mormino Penna, dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio tra via Tommaseo e via Ospedale. Trovi il letto asciutto di un torrente e locali per la vita mondana, poi tre oleandri sottolineano una piazzetta con la chiesa di Santa Teresa d’Avila che mi ricorda Piazza Mercantile a Bari. Proseguiamo davanti al Museo del Costume e i balconi decorati di Palazzo Spadaro e troviamo un altro sorprendente spiazzo triangolare con la chiesa di San Michele Arcangelo dalla magnifica facciata barocca. A fianco Palazzo Conti, dove abbiamo dormito: perciò questa chiesa l’ho ammirata a tutte le ore, ma non ho visto l’interno neoclassico. Comunque questo scorcio esaltato dagli oleandri rosa in fiore è eccezionale: fa sognare. Poco avanti ecco la chiesa di San Giovanni Evangelista, con facciata ondulata che ricorda Borromini. Dal basso col cielo azzurro attorno è bellissima. Stupendo l’interno ellittico.
5.3 Il Municipio di Scicli




Via Mormino Penna poi si apre e diventa Piazza Municipio. Questo percorso era l’antico Corso San Michele, spina dorsale del centro storico barocco di Scicli; la pietra calcarea chiara con cui sono costruiti tutti gli edifici dona uno straordinario senso omogeneo. Perciò tutta l’area è Patrimonio Unesco.
Piazza Municipio è un allargamento ottocentesco, sempre triangolare. Sulla destra trovi trovi pittoreschi negozi con tavolini all’aperto, in fondo sul rilievo chiude la vista la chiesa di San Matteo; invece a sinistra il Municipio di Scicli, imponente ma sobrio ed ingentilito da altri oleandri. È celebre per essere il Commissariato di Vigata di Montalbano: sia all’esterno che all’interno hanno filmato molte scene. Ma non solo: al primo piano l’ufficio del sindaco di Scicli è la stanza del Questore; l’abbiamo visitata e tutto è come è nella serie, anche il tavolo con simbolo di Scicli. Notevole il cornicione decorato con putti e stemmi della volta: con la luce naturale sembra tridimensionale! Da poco c’è esposto un disegno di Guttuso.
Il set di Montalbano




Però il meglio per i fan di Montalbano è a piano terra: qui trovi il Commissariato di Vigata, nell’ex ufficio del protocollo comunale; per anni è stato smontato per girare e poi ripristinato. Dal 2014 il set di Montalbano è fisso e si può visitare grazie alla Cooperativa Agire, formata da giovani ragazzi. La produzione cinematografica però non lascia filmare all’interno. Apri la porta e sei nel telefilm. La cosa sorprendente è che sono allestiti anche gli angolo bui, quelli che non rientrano nelle inquadrature: così sembri davvero di essere in un commissariato. Alcune curiosità: c’è una finta parete con una porta… con dietro il muro! Montalbano finge di parlare alla collega o di entrare/uscire; le scene della sala accanto sono girate a Cinecittà. Poi tutto (lettere, elenchi telefonici…) ha gli indirizzi e nomi della provincia fittizia di Montalbano e di Vigata. Il luogo clou è la scrivania di Montalbano, dove puoi fare foto (senza sederti); manca solo una statua, che è personale di Luca Zingaretti e ogni volta porta da casa.
Le riprese di Montalbano sono cominciate nel 1998 e hanno portato notorietà a Scicli: oramai il Municipio è un’attrazione turistica. Andrea Camilleri ha scritto gli ultimi due episodi; quindi prima o poi li filmeranno. Sempre qui ovviamente!
5.4 La Chiesa Madre




Scicli originariamente sorse sui rilievi, poi dal ‘500 si sviluppò in pianura; il terremoto accelerò questo processo. Lo dimostra la Chiesa Madre di Sant’Ignazio di Loyola (o solo Chiesa Madre), che raggiungiamo seguendo Via Nazionale. Fino al 1874 la chiesa madre era quella di San Matteo in collina, prima di essere abbandonata. L’eredità è passata all’ex chiesa dei Gesuiti, costruita nel Settecento seguendo i canoni dell’ordine; perciò è una grande chiesa a tre navate con coro absidato. L’interno è sobrio e poco siciliano, con finto marmo dipinto nel Novecento. Però sulla sinistra conserva la Madonna dei Milici, la Vergine guerriera patrona di Scicli che secondo la tradizione fece vincere la battaglia del 1091 contro gli arabi; infatti la statua di Maria a cavallo del ‘500 in cartapesta schiaccia due turchi. C’è una festa legata alla Madonna, celebrata col dolce “testa di turco”, un enorme bignè, troppo per una sola persona.
5.5 Palazzo Beneventano




Attraversiamo la strada: c’è ancora molto altro da vedere a Scicli! A partire dagli affascinanti scorci che ammiri tra vie e chiese, come la casa ad angolo con un fiorista o la piazzetta formata da Palazzo Penna, con la monumentalità tipica del barocco siciliano. Alla fine Scicli è un misto tra città e paese: ha solo 27.000 abitanti e non è grande, ma ha tanto da vedere. Ad esempio imboccando via Penna trovi uno spiazzo con vasi con piante mediterranee e sul fondo il maestoso Palazzo Beneventano, uno degli edifici barocchi più belli di Scicli. Costruito nel Settecento con due facciate, ha lo stemma familiare e mascheroni e stupendi balconi con inferriate curve che ricordano Noto. Era un edificio importante; difatti era in un posto chiave della città: dove partiva la prima via realizzata dopo il terremoto. Ora le vie attorno regalano prospettive meravigliose ed esaltano il barocco dell’edificio.
5.6 Chiesa di San Bartolomeo




Torniamo indietro su via San Bartolomeo, dove hai una bella vista del Convento della Croce che svetta sulla chiesa di San Bartolomeo. La via continua facendo una curva: infatti fu costruita sul corso di un torrente interrato; nel costone roccioso sono presenti alcune grotte: una addirittura è diventata un bar! Questa chiesa segna un cambiamento: è di transizione tra barocco e neoclassico, come dimostra la facciata meno pomposa e più razionale. Dentro è riccamente decorata: finalmente ecco il barocco!! Stucchi ovunque, dipinti sui lati, affreschi sulla volta con scene della vita di San Bartolomeo con squarci colorati di verde e blu che imitano le piastrelle siciliane. Nell’Arca Reliquiaria sulla destra c’è una reliquia di San Bartolomeo. Ha un presepe con la Natività in un tempio crollato, come nella scuola napoletana cinquecentesca di Pietro Padula; ma lo sfondo ha tre colli: è Scicli! È uno dei presepi più importanti di Sicilia.
5.7 Granita da Nivera




Dopo tanto visitare le bellezze della Val di Noto, meritiamo una pausa. E cosa mangiare in Sicilia di fresco d’estate? La famosa granita siciliana! Perciò ci fermiamo da “Nivera il gelato di natura” in via Mormino Penna, giusto accanto a Palazzo Conti. Tra gli oleandri rosa in fiori trovi questa piccola attività artigianale dove prendere gelati, granite e sorbetti di frutta, tutti realizzati con prodotti naturali, senza aggiungere coloranti e conservanti. Per questo è stato più volte premiato! Io ho preso una granita di pistacchio e limone, che per rinfrescarsi dal caldo è perfetta.
5.8 Cena da Prosit Sicilian Bistrot




Scende la sera, sia alza la fame. Dove mangiare a Scicli? Noi scegliamo Prosit Sicilian Bistrot, con tavolino accanto alla strada in via Dolomiti. Anche questo è stato un pasto da ricordare: arancini al nero di seppia, polpetta di sarde e patate, mini panino con gamberetti e seppie con fagiolini e pomodori; e questi erano solo gli antipasti! A seguire primo piatto di pasta: caserecci con ragù di seppie; davvero super, ho fatto il bis. Come dolce un piccolo cannolo… direi finalmente! Non c’è viaggio in Sicilia senza un cannolo! Un ristorante che consiglio: ottima cena. Poi cenare circondati dall’affascinante ora blu di Scicli, con vista sulle chiese barocche rende tutto ancora più speciale.
6. Conclusioni




L’atmosfera tra le vie di Scicli di notte è frizzante, seppur tranquilla. Anche per questo Scicli mi è piaciuta molto ed avrei voluto rimanerci di più, visitando anche il resto; ad esempio la chiesa di Santa Maria la Nova che spunta sopra i tetti delle case o la chiesa del Carmine. Ma sia Scicli che Ragusa e Modica sono meraviglie da vedere in Val di Noto con attenzione, senza fretta. Gironzolare tra le architetture barocche e sbirciare dentro ai negozi pittoreschi e tradizionali ha un grande fascino. Oppure osservare come il sole cambia il colore delle facciate durante le ore del giorno. Così come i vecchietti che chiacchierano e i gatti sono un grande soggetto fotografico. Insomma questa è una delle zone più belle d’Italia, da conoscere assolutamente. Spero di averti fatto venire voglia di visitarla e di aver raccontato bene cosa visitare a Ragusa, Modica e Scicli.
Fammi sapere se ti è piaciuto il mio itinerario lasciando un commento e seguimi sui miei canali social.
Se ti va condividi l’articolo
Le attività di comunicazione sono state organizzate da Viralpassport per conto dell’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana
Video:
Ragazza suona il piano nella chiesa/auditorium di Ragusa Ibla
Decorazione da Francesco Pistone ceramiche di Caltagirone
Vista panoramica di Scicli dal Convento della Croce
La bellezza di via Morminio Penna di mattina presto
👏 bravo! Maestro like always
Oh too kind Mika. Many many thanks
Complimenti Simone! Un bellissimo articolo👍👍👍
Deve essere stato meraviglioso trovarsi li’.😊
Hai proprio ragione. Sono meravigliose cittadine che vanno visitate una volta nella vita. Finalmente ci sono andato anche io! Stile barocco indimenticabile…. Grazie mille
Grazie a te. Devo decidermi ad organizzare anche io. Buona domenica!!!