Ancora una volta ho voluto testare la tesi che in Lombardia ogni città merita una visita. Dopo Brescia, Pavia, Cremona e Mantova è giunto il momento di Varese, ai piedi delle Alpi e circondata da ben 9 laghi, che le regalano un’atmosfera tranquilla circondata dal verde; è perfetta per una gita fuori porta in Lombardia! Per tutta questa natura e i parchi delle ville che la contraddistinguono, si è guadagnata il nome di Città Giardino. E i “fiori” da vedere sono splendidi: ecco cosa visitare a Varese in un giorno.
- Storia di Varese
- Come arrivare a Varese
- Varese Centro
- Il Palazzo e i Giardini Estensi
- Villa Mirabello
- Villa Panza Litta e il ‘900
- Il Sacro Monte di Varese
- Conclusioni
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1. Storia di Varese




Varese è una città strana, anomala per il suo sviluppo; basta solo pensare che non fu una città romana e non è il comune più popolato della sua provincia. La sua storia spiega tutto: nei secoli gli abitanti della zona diedero prova di vitalità commerciale, grazie ai traffici verso il Nord Europa. Perciò attorno ad un borgo centrale fiorirono 6 nuclei sparsi – chiamate castellanze – legate ma indipendenti.
Ma ancora nel 1800 Varese contava solo 6.000 abitanti; cominciò allora la sua ascesa, divenendo la residenza di industriali e dell’alta borghesia (soprattutto di Milano) che costruirono qui le loro ville con parco; ce ne sono almeno un centinaio! Queste ricucirono gli spazi tra i borghi e i comuni limitrofi; per la pianificazione urbanistica e il tantissimo verde si è meritata il titolo di Città Giardino. Con l’aggiunta delle architetture in stile liberty e razionaliste durante il fascismo si creò la Varese attuale, che nel 1927 divenne finalmente capoluogo di provincia staccandosi da Como.
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2. Come arrivare a Varese e come organizzarsi




Raggiungere Varese è molto semplice: l’autostrada A8 dei laghi collega direttamente Milano alla città; tra l’altro fu la prima autostrada a pagamento al mondo! Altrettanto semplice è arrivare in treno, sempre da Milano.
Il Sacro Monte, Masnago col suo castello, Biumo, il borgo di Sant’Ambrogio… Come detto, Varese è formata da tanti nuclei sparsi: ciò complica la visita, perché bisogna avere un’auto oppure armarsi di pazienza e usare i mezzi pubblici; in ogni caso bisogna selezionare le mete, perché il tempo vola.
Oltretutto questi vari centri aumentano il numero delle periferie, con conseguenti strade trafficate e auto parcheggiate ovunque. Infatti trovare un parcheggio per visitare Varese è un’impresa: le strisce blu costano care e quelle bianche sono spesso solo di un’ora. Io ho vinto questa erculea prova posteggiando gratis in via Valstagna.
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3. Varese Centro




Varese Centro è l’evoluzione del borgo medievale che ha dato il nome alla città; è il cuore di Varese e certamente la località più interessante da visitare. Essendo sorta tra diversi colli non ha spazio attorno e quindi i posteggi a Varese Centro vanno a ruba; anche i residenti parcheggiano dove possono… capita di vedere macchine infilate negli spazi di un semiciclo decorativo che apparteneva ad un giardino: che brutta cosa!
Strade con edifici di pregio soffocati dal traffico e dal cemento dei palazzi moderni circondano un’ampia Zona ZTL dove girare liberamente a piedi; questi sono i contrasti di Varese Centro! All’interno sicuramente è una città a misura d’uomo, con belle vie tranquille piene di verde e negozi curati, con tante persone di tutte le età che passeggiano. Come a Milano, gli austeri palazzi spesso nascondono dentro cortili e bellissimi giardini.
3.1 Corso Matteotti




Corso Matteotti è il fulcro di Varese Centro: un bellissimo viale costeggiato da case color pastello, dove la gente può fare shopping o ammirare gli scorci deliziosi come i tanti balconi in ferro, semplici ma splendidi; alcuni palazzi sono più ricamati come quelli in stile liberty. Al di sotto i porticati, pieni di negozi di tutti i gusti e bar con déhors e tavolini all’aperto; diversi angoli splendidi da fotografare! Peccato solo che la luce del sole ne illumini solo una parte, rendendo difficile il compito. Anche qui c’è il verde, come in Piazza Carducci o in Piazza del Podestà col monumento al Garibaldino e gli alberi che la racchiudono fronteggiando il meraviglioso grande Arco Mera scolpito che porta alla basilica.
3.2 La Basilica di San Vittore




Attraversando l’arco si vede come incornici la Basilica di San Vittore, con la facciata bianca neoclassica e il campanile barocco a destra in pietra e mattoni, progettato dal Bernascone. Purtroppo ci sono passato 2 volte e l’ho sempre trovata chiusa, per cui non l’ho visitata. Idem per il battistero di San Giovanni Battista retrostante, il monumento più antico di Varese; fuori è semplice e in pietra a vista, ma dentro custodisce un ciclo di affreschi. Merita però Piazza San Vittore, coi suoi palazzi una delle più belle della Lombardia.
3.3 Piazza Monte Grappa




Alla fine di Corso Matteotti si apre Piazza Monte Grappa con edifici razionalisti, tra cui l’altissima Torre Civica con l’orologio e una scrosciante fontana al centro. Fu costruita durante il fascismo per celebrare l’elevazione a capoluogo di provincia ed è il salotto della città che si può ammirare sedendosi ad un tavolo all’aperto. Qui si trova il centro informazioni che mi ha dato una mappa gigantesca della città!
Di elementi razionalisti è piena Varese: ad esempio in Piazza dei Cacciatori delle Alpi c’è il Tribunale con una scultura bizzarra di fronte o il Palazzo delle Poste con le sculture in bronzo in cima alle colonne. Anche lo stile liberty non manca, sia in centro, sia nelle colline dei dintorni piene di villette e qualche Grand Hotel.
4. Il Palazzo e i Giardini Estensi




Il gioiello da non perdere a Varese sono il Palazzo e i Giardini Estensi, la Piccola Versailles di Milano come la definì Leopardi, poco distante dalla piazza. Nel ‘700 Varese perse la sua secolare indipendenza e fu concessa dall’imperatrice Maria Teresa al duca di Modena Francesco III d’Este che comprò Palazzo Orrigoni e lo trasformò in una residenza di rappresentanza. Ora ospita il Comune di Varese per cui il Salone Estense, lo Scalone d’onore e la Sala da Ballo sono difficilmente visitabili.
Si ammirano invece le due facciate: quella insipida neoclassica verso la città e soprattutto quella rivolta verso i giardini, in splendido “barocchetto” lombardo color rosa, scelto dal duca stesso.
4.1 I Giardini Estensi




Il duca volle pure ingrandire i giardini ispirandosi al palazzo imperiale viennese di Schönbrunn: perciò si chiamano Giardini Estensi. Sono grandi e curati, anche se qualche pietra fuori posto c’è (e ci sta); la parte più affascinante è il parterre che fronteggia il palazzo, dove aiuole e siepi alla francese portano a una bella fontana rotonda che precede il ninfeo (un po’ distrutto), appoggiato alla collina del Belvedere; salendo tra i carpini c’è una gran vista sul palazzo e il parco sotto. Lì il parco diventa all’inglese, come dimostra un laghetto con cigni e una torretta in stile romantico che accompagna a Villa Mirabello.
5. Villa Mirabello




Villa Mirabello spunta tra gli alberi con il suo color pesca; un grande cedro del Libano domina il giardino mentre c’è un piccolo bar al sole per il ristoro. Nata come dimora a parte, ora è inglobata nei Giardini Estensi e custodisce il Museo del Risorgimento e il Museo Civico Archeologico, che spazia dalla Preistoria all’età romana fino ai Longobardi; pezzi forte la Mummia di Villa Mirabello, la Tomba del Guerriero di Sesto Calende e i reperti provenienti dall’Isolino Virginia sul Lago di Varese, sito palafitticolo Patrimonio Unesco.
5.1 La mostra “Renato Guttuso a Varese”




Ospita però anche mostre temporanee. In quei mesi c’era “Renato Guttuso a Varese” con le opere della Fondazione Pellin. Il varesino Francesco Pellin divenne amico del pittore e volle collezionarne le opere: non per sé, ma per condividerle poi con la città. Ma cosa lega il siciliano Guttuso a Varese? La casa a Velate ereditata dalla moglie Mimise: vengono per venderla e si innamorano del verde e della città. Vivranno qui per oltre 30 anni e qui creerà il suo studio, ampio da permettergli di dipingere le grandi tele e i capolavori come la Vucciria, ora esposta a Palermo.
Nella mostra si nota facilmente che i colori vivaci e la molteplicità di scene e personaggi – presenti nel suo capolavoro – sono un suo tratto tipico: ho apprezzato soprattutto l’autoritratto al lavoro con lui presente ben 3 volte.
Splendida idea le frasi del pittore che riempiono i muri, utili per capire la sua visione delle cose e poter leggere le opere. Ad esempio per Guttuso le donne equivalgono alla vita quindi l’abbandono delle donne celebrato nei quadri è un addio alla vita stessa; da malato di tumore sapeva cosa lo aspettava.
Pezzo forte della mostra è Spes contra Spem, che occupa una sala a parte; ad introdurlo schizzi dell’opera che mostrano come sia cambiata la concezione in fieri. Davvero una bella mostra: ben curata.
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6. Villa Panza e l’arte contemporanea
Attraverso di nuovo Corso Matteotti e dopo aver mangiato una bella tigella in via San Martino, raggiungo velocemente a piedi Biumo, la più nobile delle castellanze di Varese; i suoi colli nascondono ville da scoprire!
6.1 La collezione permanente




Una strada in salita sotto le fronde degli alberi di due parchi che costeggia porta a Villa Menafoglio Litta Panza… un nome lunghissimo che narra la sua storia. Costruita nel ‘700 dal marchese Menafoglio, ristrutturata nell’800 dal duca Pompeo Litta Visconti Arese e infine acquistata dai Panza nel Novecento, tra cui il celebre Giuseppe Panza, uno dei grandi collezionisti d’arte del XX secolo, soprattutto americana. La sua collezione – gestita ora dal FAI – si trova nel piano nobile del palazzo, tra arredi storici e pittoreschi oggetti provenienti da viaggi in Africa e nel mondo.
Devo dire che non mi ha fatto impazzire: avendo in testa i beni FAI del Lago di Como mi aspettavo una cosa eccezionale, ma lo è solo per gli amanti dell’arte contemporanea. Lo sapevo e quindi non mi ha sorpreso.
6.2 La mostra su Scully




Affiancata alla collezione permanente, da aprile 2019 fino a gennaio 2020 Villa Panza espone la mostra Long Light di Sean Scully. È proclamata come se fosse Raffaello, ma – come potrai capire – il pittore irlandese-americano non mi ha scaldato il cuore: dipinge tutto colorato allo stesso modo (per chi se ne intende, è minimalista). Prima domina il grigio e il marrone tristissimo, poi i colori diventano per lo meno più caldi, ma il monocromo domina fino alla parte finale della sua attività dove si intravvede qualche figura (addirittura!). Mah… l’arte contemporanea mi lascia sempre scettico: ho apprezzato molto di più i neon colorati che accendono le sale delle scuderie. Per fortuna al piano terra c’è un magnifico e sfarzoso Salone Impero con 3 candelabri che scendono!
PS: non si potrebbe fotografare, ma ne ho rubata qualcuna per voi! 😉
6.3 Il Parco di Villa Panza




Tra le due ali del palazzo si apre il parco. Non è tanto grande e comincia con un meraviglioso giardino alla francese con siepi squadrate perfettamente: sembrano figure geometriche! È l’unica traccia del giardino del Settecento, perché il duca Litta incaricò l’architetto Luigi Canonica di creare un giardino romantico all’inglese con grandi alberi boscosi che circondano un prato in discesa e un laghetto. Ora è presente qualche opera di land art come una una struttura circolare fatta di rami identica allo stile di Arte Sella. Le panchine e le fontane ne fanno un perfetto ambiente dove rigenerarsi e staccare dallo stress e dal frastuono.
Se non fossi membro del FAI e avessi pagato per entrare 15€ sarei rimasto scontento; invece “solo” 6€. Villa Panza comunque è una delle cose da vedere a Varese: per chi piace è imperdibile! Poi i responsabili sono preparatissimi e gentilissimi, pronti a spiegarti tutto.
6.4 Le Ville Ponti




Di fronte a Villa Panza si apre il cancello delle Ville Ponti. Si dice al plurale perché sono 3 edifici immersi in un parco all’inglese con percorso botanico, ora adibiti a sede congressuale. Non so se si può visitare da soli: io ho trovato aperto e ho fatto un giro veloce! L’edificio principale e cubico è Villa Andrea, maestosamente ispirato a Palazzo Vendramin a Venezia. Chissà che meraviglia all’interno! Alle sue spalle c’è invece la Villa Napoleonica, che non ho potuto vedere così come l’enorme parco.
Similmente non ho visitato Villa Mylius che è qui vicino in collina e mi han detto essere splendida: ma ci sono tante ville e parchi da visitare a Varese… troppe! A qualcosa si deve rinunciare…
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7. Il Sacro Monte di Varese
All’estremità a nord di Varese c’è il Sacro Monte. Perché si chiama così? Perché nel corso del Seicento qui è stato costruito un percorso devozionale che culmina con il Santuario di Santa Maria del Monte che doveva servire come bastione cattolico contro il diffondersi del dogma protestante. Non fu l’unico, visto che sono numerosi e 9 Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia sono protetti come Patrimonio Unesco dal 2003; sorsero tutti per fervente iniziativa di San Carlo Borromeo – vescovo di Milano – e quello di Varese è uno dei più importanti.
7.1 Il Viale delle Cappelle




I Sacri Monti nacquero come idea di pellegrinaggio, per sostituire il viaggio in Terra Santa divenuto pericoloso. Perciò un elemento caratteristico è la processione a piedi lungo la Via Sacra punteggiata di cappelle disposte come un rosario: qui a Varese ci sono 14 cappelle e ogni 5 c’è un arco che le divide (che corrisponde a una precisa preghiera). A differenza di quello di Ossuccio che ho visitato ed è molto erto, qui il percorso di 2 km è camminabile senza problemi; solo l’ultimo tratto è in discreta salita, giusto per farti sudare l’arrivo al Santuario!
Il Viale delle Cappelle fu ideato dalla badessa delle monache che abitano il Sacro Monte fin dal ‘400 e da padre Aguggiari. Lo realizzò l’architetto Bernascone in stile manierista in soli 19 anni, mentre Nuvolone e Morazzone dipinsero le cappelle, sia le statue a grandezza naturale che i muri rappresentando i misteri del rosario.
Dall’arco che apre la Via Sacra si vedono le prime 3; la terza – quella della Natività – ha un famoso murales di Guttuso dipinto all’esterno.
Peccato che ci siano diversi lavori in corso coi cartelli e le bardature rosse che rovinano l’atmosfera…e le foto! Anche i vetri delle cappelle rendono difficile fotografare dentro per via del riflesso (ad Ossuccio invece c’è un buco); in confronto a quelle qui sono più grandi e maestose. Alcune furono sovvenzionate da famiglie nobili, per cui c’è il loro stemma sulla cappella; una perfino dalla città di Varese.
7.2 Il Santuario




Arrivarci in cima al Sacro Monte con le luci del tramonto e il sole che sta per nascondersi dietro alle Alpi è una meraviglia. Il cielo cambia colori ogni 5 minuti: foto super instagrammabile! Il panorama dalla cima è fantastico: da una parte il Lago di Varese, dall’altra la città, pur senza edifici da notare; nemmeno il campanile spicca da qui… solo lo stadio! C’è pure Milano e i suoi grattacieli in lontananza, ma oggi la giornata non è tersa abbastanza… dalle mura di Bergamo Alta si vedono meglio!
Il Santuario è il culmine del cammino e qui a Varese funge da 15° cappella: lo sguardo va dritto all’altare maggiore, dove c’è la scultura lignea della Madonna e del bambino con due angeli che la incoronano. Lo stile barocco domina, però niente di eclatante: stucchi con angeli e santi e affreschi, del Fiamminghino tra gli altri, ma mi aspettavo qualcosa di più ricco. L’insieme comunque colpisce e l’atmosfera era mistica: c’erano tre preti che pregavano intensamente. Comunque splendido l’affresco della cupola absidale e la Madonna sforzesca che è rimasta su un lato. C’è pure una Cappella delle Beate con un bellissimo affresco trompe l’oeil.
7.3 Il borgo di Santa Maria del Monte




Accanto alla chiesa si stende il piccolo borgo di Santa Maria del Monte. Case pittoresche, la stradina ciottolata che lo attraversa, con sottopassi e scalinate davvero affascinanti. La fontana del Mosè, la cripta, il monastero delle Romite Ambrosiane, il Lavatoio, il caffè storico Al Borducan in stile liberty sono tutti disposti attorno a un anello storico facilmente percorribile, che tocca anche la stazione della funicolare per arrivare da Varese. In particolare la cripta deve essere splendida, con i resti della chiesa romanica e di quella sforzesca con un ciclo di affreschi.
7.4 Casa Pogliaghi




Nel borgo sono presenti anche 2 musei. Il Museo Baroffio illustra la collezione del Santuario unita a dipinti dal Quattrocento ad oggi. Io ho visitato Casa Museo Pogliaghi, appena sotto la chiesa. Ludovico Pogliaghi (1857-1950) fu un artista e restauratore milanese chiamato a lavorare al Santuario; venne e si innamorò del posto e decise di rimanere, costruendo da zero questa casa in cui visse a lungo, ma morì lasciandola incompiuta. Si nota dall’esterno, con la facciata verso valle che ha mosaici d’oro in alto (d’ispirazione bizantina), mentre in basso sono a metà: c’è solo la struttura in legno della lunetta e alcune pietre nere sul muro a vista.
La casa era per l’artista una vetrina per esporre i cimeli e le opere d’arte acquisite nei suoi viaggi intorno al mondo. Era un accumulatore seriale per cui per semplificare l’esposizione han dovuto togliere molto; ma già così c’è tanto! Si va dall’arte medievale alle cineserie (vaso Ming), dalla stanza veneziana a un sarcofago egizio, da modellini del Giambologna e di Bernini ad opere romane e etrusche nella nicchia ispirata al Pantheon con un Bacco comprato dalla Galleria Borghese. Ci sono perfino i gessi delle porte del Duomo di Milano da lui realizzate!
Posto eccezionale: non me la sarei mai aspettata qui una cosa del genere; varrebbe da solo la salita verso il Sacro Monte!
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8. Conclusioni




Avrei voluto visitare molte più cose a Varese. Innanzitutto Villa Toeplitz con l’elegante parco all’italiana, considerato uno dei più belli d’Italia; ci sarei in realtà arrivato, ma era già troppo buio. Altrettanto affascinante deve essere il Castello di Masnago col parco e gli affreschi quattrocenteschi con scene di vita della corte. Chissà poi tutte le ville liberty che si vedono salendo sul Sacro Monte che bellezze che racchiudono! Lo stesso Lago di Varese meriterebbe una visita all’insegna della natura, magari girandolo in bicicletta. Sarà per la prossima volta.
Comunque ho trovato in Varese una splendida città colorata, anche se poco conosciuta. Del resto la sua valorizzazione turistica è cominciata solo negli ultimi 20 anni; prima non si è fatto nulla in quanto considerata città industriale. Pratico del caso di Bergamo so che non è facile, a differenza di Milano che è decollata senza problemi. Lo dimostrano le poche foto di Varese che si vedono sui social. Io intanto aggiungo le mie…
Ad ogni modo avevo ragione: ogni città della Lombardia merita una visita!
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Allora… andrai a visitare Varese? Spero di sì. Se avessi domande lascia un commento. Già mi segui sui social? 😉
Qui puoi scoprire cos’altro vedere in Lombardia e le 20 foto più instagrammabili della Lombardia.
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Ecco altre foto di quella giornata:




































































































I tuoi post sono sempre molto belli e accurati. Per non parlare delle foto.
Non sono mai stata a visitare Varese e mi hai dato degli ottimi spunti per non lasciarmi sfuggire questa meta. Grazie
Grazie Raffaella, sei molto gentile. In effetti punto proprio su quello per distinguermi: sull’accuratezza e sulle mie foto. Mi fa piacere che venga notato, soprattutto da una blogger come me. Un giorno nella tranquilla Varese è consigliato, soprattutto se adori l’arte contemporanea.