Gita fuori porta in Piemonte, a pochi chilometri da Torino? Come ingredienti mettiamoci molta storia, arte, ottima cucina tradizionale e attività sportive e outdoor quanto basta. Insomma un itinerario per tutti i gusti. Sto parlando della Val di Susa (o Valsusa in piemontese), la vallata più grande della regione che può essere un’ottima idea per un weekend in Piemonte. Ovviamente visitiamo l’affascinante e storica Susa e la Sacra di San Michele, monumento simbolo della regione Piemonte che guarda tutta la valle dall’alto. Poi ci inoltriamo lungo la millenaria Via Francigena come gli antichi pellegrini; concluderemo con turismo outdoor a Clavière – sulle Alpi ad un passo dalla Francia – ed infine scopriamo il borgo di Chiomonte. Ti racconto cosa vedere in un weekend in Val di Susa d’estate. È facilmente raggiungibile: se ci è passato Giulio Cesare ed Annibale con gli elefanti, devi venirci anche tu!
- Come arrivare in Val di Susa
- La Sacra di San Michele
- Pedalata sulla Ciclovia Francigena
- Susa
- 2° giorno: Clavière
- Chiomonte
- Conclusioni
1. Come arrivare in Val di Susa




La Val di Susa è la principale vallata torinese e del Piemonte intero; si estende per 80 km a ovest di Torino fino al confine con la Francia; anzi alcune porzioni delle vallate laterali sono in territorio francese (come parte della Valchiavenna è parte della Svizzera). Ha due dei più importanti passi alpini: il Moncenisio e il Monginevro; perciò è da sempre storicamente importante: lo dimostrano i resti romani di Susa. A ciò si è aggiunto negli anni ’90 il traforo del Frejus.
Essendo a 10 km in linea d’aria da Torino, la Val di Susa è facilmente raggiungibile. Il treno porta a Susa e a 7 stazioni intermedie: la linea venne inaugurata nel 1854! Un ramo invece conduce fino a Bardonecchia. In auto puoi arrivarci con la Strada Statale 25 o l’autostrada A32 (Torino-Bardonecchia) che da Torino risalgono la valle. Ovviamente se vuoi visitare l’alta valle ed essere indipendente è meglio avere un’auto a disposizione.
2. La Sacra di San Michele




La Via Francigena è un millenario itinerario che attraversa le Alpi dal Colle del Moncenisio per giungere fino a Roma e poi in Puglia (per imbarcarsi per la Terra Santa). La percorsero pellegrini, crociati e mercanti ed era punteggiata di monasteri; uno dei più importanti era la Sacra di San Michele, sorta tra il 983-987 d.C. sull’impervio monte Pirchiriano. Non certo facile da raggiungere, ma nel medioevo le strade romane nel fondovalle erano pericolose. Già presidio romano e longobardo, il monte divenne un luogo eremitico. L’abbazia fu voluta dal conte Ugone di Montboissier come espiazione di un peccato ed affidata ai monaci benedettini. La prima chiesa presto non fu sufficiente, così già nell’XI secolo fu ingrandita sul lato ovest grazie a un muraglione e nel XII secolo verso est; i monaci diedero prova di grandi capacità ingegneristiche: lo spazio era limitato. Passando molti pellegrini, l’abbazia diventò ricca e cominciò a far gola ai potenti locali; così a partire dal ‘300 divenne gestita dall’esterno. Dal Seicento alcune guerre e l’abbandono rovinarono la Sacra, finché nell’Ottocento intervennero i Savoia: prima diedero l’abbazia ai monaci rosminiani, poi affidarono il restauro all’architetto portoghese Alfredo d’Andrade che salvò il complesso da ulteriori crolli.
2.1 Visita della Sacra di San Michele




Entrando nella Val di Susa vedi la Sacra di San Michele da lontano, in cima ad un cucuzzolo sulla sinistra. Superata Avigliana, il percorso sale nel bosco fino a trovare il parcheggio; poi devi muoverti solo a piedi, anche se è accessibile a tutti: i disabili hanno a disposizione tre ascensori. In alternativa i più sportivi possono arrivarci col Sentiero dei Principi o addirittura una ferrata!
Terminato un sentiero nel bosco, appaiono i resti di una chiesa: il Sepolcro dei Monaci; in realtà non state trovate tombe, ma lo chiamò così d’Andrade. Più avanti trovi l’ingresso: è la Porta degli Asini (o Porta di Ferro), perché qui venivano “posteggiati” gli animali dei pellegrini. L’imponenza della Sacra di San Michele è impressionante dal basso, con mura di pietra altissime e archi rampanti attorno (messi dai restauratori nell’Ottocento); le rondini girano festanti attorno. Si vede che è un’abbazia fortificata: sembra un castello!
Lo Scalone dei Morti e la Porta dello Zodiaco




Il culto di San Michele Arcangelo fu portato dai Longobardi (ai piedi del monte ci fu una battaglia contro Carlo Magno). Fa parte di 6 chiese dedicate a San Michele che sono incredibilmente in linea retta, dall’Irlanda a Gerusalemme: dista esattamente 1000 km da Mont Saint Michel in Francia e da San Michele di Puglia! Vedi una moderna statua di San Michele accanto al portale d’ingresso. Lo varchi e sei nello Scalone dei Morti, cupo e affascinante. Si chiama così perché venivano messi i monaci importanti; non erano sepolti: erano mummificati nelle nicchie, disidratati naturalmente dal vento! Ma trovi la tomba di un nobile, un tale Borgesio. Sembra una location del Trono di Spade! Subito ti colpisce l’imponente colonna portante di 19 metri, poggiata sulla roccia viva; fa parte dell’espansione del XII secolo.
Salito lo scalone trovi la Porta dello Zodiaco, con 11 formelle scolpite per lato; a destra i segni zodiacali (bilancia e cancro sono assieme), a sinistra le costellazioni. Ma non doveva essere messa qui: infatti un lato è liscio, non lavorato! C’è pure il nome dello scultore: Nicolao, che ha inciso: “Questo portale spinge a osservarlo ripetutamente”; è ricco di simboli, messaggi da interpretare come il grifone, simbolo del sole e la luce: insomma una via per andare da un mondo all’altro. Del resto è la Sacra di San Michele fa parte di un percorso di pellegrinaggio.
La chiesa




Superata la porta torni all’aria aperta, con una bella vista della valle verso Torino. Ancora pochi gradini – accanto una lapide romana – ecco il portale della chiesa. Ci misero secoli per costruirla: perciò vedi una finestra romanica e una gotica; però principalmente la Sacra è una delle maggiori architetture romaniche europee. Essendo in un luogo impervio, la struttura della chiesa è strana: il portale è su un lato e la facciata (invisibile) sopra l’abside! Sottoterra trovi la cripta, ovvero la chiesa originaria; sulle pareti ha affreschi, come la cinquecentesca Dormitio della Vergine sulla sinistra o la medievale Predica dei morti e dei vivi, soggetto comune in Valsusa; stupendo il Trittico di Defendente Ferrari. Colpiscono le 19 enormi tombe grigie dei Savoia, che Carlo Alberto fece portare nell’800; esteticamente però non stanno bene.
Comunque dalla chiesa mi aspettavo di più: essendo inondata di luce non aveva un’atmosfera mistica.
Il resto della Sacra




Dalla chiesa d’Andrade ha creato un terrazzo spalancato sulla Val di Susa, con panorama stavolta verso l’interno. Capisci perché era un punto strategico! Davanti a te ammiri pure il monastero nuovo crollato per un terremoto (quando già abbandonato), con accanto la Torre della Bell’Alda con relativa leggenda, anch’essa diroccata; mi ha ricordato la vista dal castello di Kotor. Da fuori apprezzi bene l’altezza e la possanza dell’edificio, coi contrafforti ottocenteschi.
La parte finale non è granché: modellini esposti della statua di San Michele all’ingresso (anche quella che ha vinto non è eccezionale), la campana abbandonata a se stessa, gli appartamenti reali di Carlo Alberto visibili solo dall’esterno… Peraltro non c’è nemmeno un bar o un posto dove fermarsi a riposare! Solo alcuni venditori abusivi; questa la trovo una grande mancanza per i turisti.
3. Pedalata sulla Ciclovia Francigena




Scendiamo ad Avigliana: non per vedere i due laghi o visitare il paese, ma per un giro in bicicletta in Val di Susa; è interessante perché qui storicamente passa la Via Francigena. Nel Novecento dopo la riscoperta del Cammino di Santiago, anche la Via Francigena è stata dichiarata “Itinerario Culturale Europeo”. In Val Susa uno dei lavori di valorizzazione è trasformarla in un percorso ciclabile: perciò è nata la Ciclovia Francigena della Valle di Susa. Al momento deve essere ancora inaugurata nel primo tratto (che include Avigliana) e la stanno allungando fino a San Giorio di Susa; dopo raggiungerà Susa e – prima o poi – anche il Moncenisio. Quando sarà completa sarà certamente più interessante da percorrere. Il turismo outdoor in questa zona naturale è perfetto, ma siamo molto in ritardo rispetto ai paesi stranieri; però puoi pedalare sui tanti itinerari che sfruttano le strade montuose della Valsusa.
3.1 Il giro in bici




Nel centro di Avigliana ci hanno consegnato le ebike di Duma c’anduma; va detto che il tratto è pianeggiante e facile, per cui anche una bicicletta normale va bene.
Attraversata una strada, eccoci sulla Ciclovia Francigena. Il percorso tendenzialmente segue il corso del fiume Dora Riparia, ma vedi solo un canale all’inizio; poi ti immergi nella natura o pedali parallelo a una ferrovia. Si vede che è stato realizzato da poco: le ringhiere in legno e il nastro di asfalto sono perfetti. Il tragitto è bello da percorrere e anche da fotografare, perché sul cucuzzolo in alto vedi sempre la Sacra di San Michele che svetta. Dopo il primo tratto entri nella natura e passi sul terreno sterrato, ma si pedala sempre facilmente.
Un’altra strada da attraversare (con molta attenzione: è un punto delicato), poi svolti a destra per raggiungere Chiusa di San Michele, riconoscibile dal campanile della chiesa.
3.2 Pranzo al Bicigrill San Michele




A Chiusa San Michele ci fermiamo al Bicigrill San Michele, pensato apposta per i ciclisti: vedi pure una bici appesa nella sala! Ci aspetta un pranzo con prodotti locali, come un grande tagliere di salumi e formaggi vari e buonissimi; molto particolare la “mica”, salame con forma tonda di formaggio!
Ad accompagnarlo uno spritz fatto con una erba del posto e poi un primo gustoso di tortelli. Ci voleva proprio, anche perché mangiare all’aperto circondati dalla natura è rilassante. E poi c’è sempre la Sacra che domina in alto.
4. Susa




Prossima fermata è Susa, il baricentro della Valle di Susa, all’ombra della vetta triangolare del monte Rocciamelone. È un bel centro di 6500 abitanti ricco di storia; fondato dai Celti o dai Liguri, prima fu patria di Donno (alleato di Giulio Cesare, che passò di qui per andare in Gallia), poi divenne una città romana. I resti sono visibili ancora nella cittadina, anche se l’atmosfera è più medievale, con vie strette e scorci stupendi. È sempre stato un importante fulcro dei commerci e la ricchezza derivata si è riversata sui monumenti cittadini. Insomma Susa è da vedere in un weekend in Val di Susa d’estate (ma anche d’inverno); ha il fascino di cittadina e l’anima da borgo.
4.1 Dove dormire a Susa




Il nostro alloggio per dormire a Susa è il Convento Boutique Hotel, ricavato da un ex convento (come dice il nome). È aperto da pochissimo e si vede da alcuni dettagli non terminati della splendida reception. A fianco trovi i due chiostri, super affascinanti: ci sono anche alcuni tavolini per fare colazione la mattina tra arcate, tracce di affreschi e le piante come alcune palme e un glicine; sono sicuramente il punto forte della struttura: stupendi anche da fotografare, con il campanile romanico in pietra della vicina chiesa che spunta. Deludenti invece le camere, arredate in modo anonimo e non da boutique hotel (tantomeno da convento); magari le sistemeranno poco per volta.
4.2 Visita di Susa




Usciamo a visitare Susa. Abbiamo tralasciato l’attigua chiesa di San Francesco (nonostante gli affreschi che contiene), per giungere in pieno centro. Via Palazzo di Città era arredata a festa, con festoni appesi con bandiere tricolori. La parallela via Francesco Rolando è ancora più pittoresca, con qualche bar e il campanile della cattedrale che spunta sul fondo; la via sbuca in Piazza San Giusto, cuore di Susa: c’è l’altissimo campanile che svetta, Porta Savoia in un angolo e case dal fascino antico, alcune con terrazzi in legno con fiori; a completare il tutto, tavolini all’aperto di un bar. In pietra e con due torri circolari, Porta Savoia è romana (difatti somiglia a quella di Spello) ed era l’avvio per il cammino per la Gallia e poi l’ingresso medievale di Susa. All’esterno in Piazza Savoia nel 2005 è riemersa la base del tempio del foro romano.
Il campanile di San Giusto




Nella piazza però le attenzioni vanno tutte verso l’altissimo campanile di San Giusto, di ben 53 metri. Non è sempre visitabile, ma apre per feste ed eventi; sono fortunato che è una di quelle occasioni!
Fino agli anni ‘50 al primo piano ci abitava la famiglia del campanaro: trovi ancora alcuni oggetti dell’epoca; inoltre da lì vedi le volte del Seicento della chiesa costruite sotto quelle antiche. Il campanile è del 1029; ha ancora le travi originarie che reggono le campane ed è totalmente autoportante, per non gravare sulla struttura con le vibrazioni. Arrivare in cima ti stanca: sono ben 200 scalini vecchi e malconci; poi il corrimano è solo da una parte! Più sali e più le finestre sono grandi per essere più leggero. La fatica però vale la pena: la guglia con cuspide ottagonale gotica è un’aggiunta quattrocentesca; dal tetto è stupenda! Da lassù hai una gran vista panoramica a 360° su Susa, anche se forse sei troppo in alto; la vista è migliore dalla cella campanaria dove domini i tetti in lose di pietra grigia scura locale.
La Cattedrale di San Giusto




Velocemente ho visitato anche la Cattedrale di San Giusto. Stupisce perché è molto buia, quindi puoi apprezzare poco la sua bellezza. Anch’essa dell’XI secolo in stile romanico e voluta dal marchese Olderico Manfredi, fu costruita assieme all’abbazia benedettina a cui apparteneva. Però l’interno in stile neo-romanico non è speciale; da notare le volte a crociera con cielo stellato, l’altare maggiore barocco con coro ligneo trecentesco e alcune cappelle laterali. Mi sono perso invece gli interessanti affreschi sul lato destro esterno della chiesa, come L’entrata di Cristo a Gerusalemme e una Crocifissione del 1130 circa.
Il Museo Diocesano di Arte Sacra




Pochi passi e raggiungiamo la sponda del fiume; oltre la Dora Riparia ammiri la chiesa della Madonna del Ponte col Museo Diocesano di Arte Sacra. È una delle cinque sedi sparse nella valle e raccoglie opere di chiese e chiesette di tutta la Val di Susa; alcune d’inverno raggiungibili solo con gli sci! Mi ha ricordato Chiavenna: anche lì succede la stessa cosa (e c’è un simile scorcio su un fiume). Non è la mia tipologia museale preferita, ma questo Museo Diocesano merita una visita, anche se non ha pezzi indimenticabili. Raccoglie il Tesoro della Cattedrale e della Madonna del Ponte, paramenti sacri, oreficeria e statuaria lignea. Bello il coro e la pala di Defendente Ferrari “La natività con i santi innocenti”. Le gemme provengono dall’abbazia di Novalesa: l’urna longobarda di Sant’Eldrado e una formella d’alabastro, rovinata ma meravigliosa. Infine il museo regala una splendida vista sul fiume e Susa.
4.3 Aperitivo e cena al Ristorante della Torre




Non siamo entrati nella chiesa; questa però regala uno stupendo scorcio da via Roma; qui la gente passeggia tra negozi, case con fiori sui balconi e tavoli all’aperto che cominciano ad affollarsi: è ora dell’aperitivo. Noi resistiamo un po’, ma arrivati in centro a Susa in Piazza Enrico de’ Bartolomei (detta piazza della Torre) troviamo un pittoresco bar sotto le arcate dei portici: la Pasticceria Pietrini. Ci fermiamo: bere uno spritz è sempre un’ottima idea!
Poi dall’altra parte della piazza andiamo a cena al Ristorante della Torre con menù con specialità piemontesi. Abbiamo ordinato un classico antipasto con vitello tonnato, come primo buonissimi agnolotti al sugo di arrosto e come secondo piatto arrosto con ratatouille (verdure miste: da questi nomi si vede che siamo vicini alla Francia!). Per concludere alla grande, come dolce il bunet. Di certo non è stata una cena leggera, ma super gustosa!
4.4 Giro serale per Susa




Usciamo e siamo in piena ora blu: il cielo regala gli ultimi bagliori del giorno e le luci nelle vie sono già accese. Di sera Susa ha un fascino eccezionale, con scorci incantati con la guglia del campanile illuminata sul fondo, i tavolini nelle strade e la luce gialla che domina; mi ha ricordato Ormea, anche se Susa è molto più bella.
Anche Piazza San Giusto è ancora più speciale, ma ha troppe auto parcheggiate che rovinano l’atmosfera. Invece Porta Savoia non è illuminata, ma incorniciata ancora dall’azzurro; la oltrepassiamo e saliamo su un rilievo che domina la cittadina: quello del castello. Da qui puoi avere un bel panorama su Susa tra gli alberi, col campanile di San Giusto illuminato in primo piano e una statua dell’imperatore Augusto che si intravvede nel buio.
L’Arco di Augusto




Nonostante il castello faccia pensare ad un luogo medievale, la zona testimonia l’importanza della Susa romana: davanti infatti appare incantevole l’Arco di Augusto, di notte illuminato coi video proiettori; questi fasci di luce colorata esaltano il fregio e le colonne corinzie! Alto 13 metri, l’arco fu costruito dal re ligure Cozio nell’8 a.C. per celebrare l’alleanza con l’imperatore Augusto, che venne in persona ad inaugurarlo; al tempo stesso dimostra la voglia di romanizzazione delle tribù locali e l’integrazione con Roma che cominciò da quel momento; Segusium (antico nome di Susa) diventò una piccola capitale alpina. L’architettura dell’arco è pregevole e ben conservata, più simile a quella di Aosta che a quella grandiosa di Rimini.
Peraltro vicino ci sono pure i resti dell’acquedotto romano del III secolo, che nel buio della notte non ho notato.
4.5 Il Castello di Susa




Sul punto più alto del rilievo sorge il castello di Susa, che ha 2000 anni: infatti è sorto sul praetorium romano, il palazzo di giustizia. C’erano reperti esterni, ma il restauro del 2005 ha inaspettatamente mostrato sotto ai pavimenti del piano terra i resti archeologici dell’edificio romano. Hanno trovato anche piccole porzioni del pavimento a mosaico originale! Ci hanno concesso un’eccezionale visita notturna, comprendente alcune parti di solito escluse dalla visite come le cantine, che sono totalmente romane; costruite sulla pietra viva, hanno volte a botte; la malta è la stessa del tempio del foro: perciò costruirono tutta la città nello stesso tempo!
Incredibilmente poi del pretorio si perse memoria: già in età tardoantica non c’era più; infatti ci vivevano, perché hanno trovato resti di cibo. Lo dimostra anche il castello, non in asse col praetorium: significa che non lo conoscevano.
Visita al Castello di Susa




Il castello di Susa fu edificato in età medievale (X-XI secolo) ed ha una strana forma a “L”: al nucleo verso Susa è stata affiancata una lunga parte verso nord nel XIII secolo. Ora ha un aspetto settecentesco, dovuto all’ammodernamento per le nozze di Carlo Emanuele III. Nel 1800 venne tolto ai Savoia con un decreto napoleonico; per 150 anni fu una scuola e nel Novecento la collina era coltivata a vite!
Dopo accurati restauri conclusi nel 2017, è divenuto il Museo Civico di Susa. Testimonia tutta la storia cittadina (riassunta dal video proiettato sulla facciata di notte). Dell’epoca romana trovi i reperti nella galleria al piano terra a sinistra, con a destra quelli medievali. Al primo piano una collezione naturalistica di gusto ottocentesco; ci sono pure animali impagliati con due teste! Ma anche collezioni di oggetti antichi: egizi, greci…
Il meglio però è al piano superiore, dove emerge la parte medievale del palazzo voluto dal marchese Olderico Manfredi. Qui puoi rivivere la storia della figlia Adelaide di Susa, un personaggio eccezionale e troppo poco conosciuto dell’XI secolo. Imparentata con l’imperatore e Matilde di Canossa, in terze nozze sposò Oddone di Savoia-Moriana, dando origine alla dinastia dei Savoia e portandoli in territorio italiano, visto che erano originari di Chambery; morto il marito, crebbe i 5 figli e governò abilmente fino a quasi 80 anni amata dai sudditi. Lei visse in questo palazzo: infatti è conosciuto come il Castello della contessa Adelaide. Le caditoie e le bifore che ammiri nella sala sono ciò che rimane dell’epoca. Proprio attraversando le bifore accedi al camminamento esterno sul tetto, pochi metri con vista su Susa notturna e addormentata; anche questo non è solitamente visitabile.
4.6 Giudizio su Susa




Venendo qui mi aspettavo che Susa fosse storica e pittoresca, mentre non sapevo che fosse di origini romane; invece ha tanti altri elementi romani, come i resti dell’anfiteatro trovati negli anni ‘60 costruendo un palazzo (brutto) o tratti delle mura visibili tra le case. Mi ha conquistato: Susa è molto interessante e racchiude in uno spazio limitato bellezze che trovi solitamente in una città. Poi ha pure altro da offrire, come la chiesa di San Francesco, la chiesa di Santa Maria Maggiore e addirittura un altare celtico del VII secolo a.C.! Inoltre è stata importante nei secoli: pensa che qui soggiornarono San Francesco e re Luigi XIII col cardinale Richelieu! Perciò Susa è da vedere in un weekend in Val di Susa d’estate: è la meta perfetta per una gita fuori porta in Piemonte, piena di storia e fascino. Inoltre abbiamo mangiato molto bene.
5. 2º giorno: Clavière




Dopo la colazione nel chiostro del convento, ripartiamo e raggiungiamo l’alta Val di Susa a Clavière; fa parte di quei paesi che per secoli erano sotto il dominio del Delfinato: perciò il nome ha pronuncia francese (si legge senza “E” finale). Si trova a 1760m sotto al Monginevro: infatti abbiamo trovato 23° contro i 30° di ieri a Susa. Clavière ha 180 abitanti veri e tante seconde case; dal piazzale dove parcheggiamo vediamo già la prima casa bianca della Francia!
È conosciuto per gli sport invernali: fa parte del grande comprensorio sciistico della Vialattea che comprende Sestriere e fu coinvolto nei Giochi Olimpici di Torino 2006.
5.1 Il Ponte Tibetano di Clavière




Ma Clavière richiama turisti anche in estate. Nel 2006 è stato realizzato il ponte tibetano che era il più lungo del mondo! Sorvola la Piccola Dora sopra le Gorge di San Gervasio. Costituito da 18 tratti in funi d’acciaio collegati, forma due ponti; il primo attraversa il canyon per 60 metri, quello principale sorvola tutto il canyon, sospeso sopra al fiume per 400m! Apre solo d’estate per due mesi, perché già da settembre è totalmente all’ombra fino a maggio (quindi fa freddo); comunque ha 20.000 visitatori all’anno.
Già dal piazzale vedi il pezzo finale del ponte. Io non lo farei mai: è alto e per le mie vertigini soffrirei tantissimo il vuoto. Ma ci sono tanti turisti: alcuni percorrono perfino le vie ferrate arrampicandosi come stambecchi sulle pareti rocciose! Molti altri arrivano continuamente e vengono istruiti prima di partire; il ponte tibetano di Clavière è l’attrazione della zona.
5.2 Trekking nelle Gorge di San Gervasio




Per noi però era prevista una camminata scendendo tra le gole del fiume (ed ero molto sollevato). Il sentiero del Monginevro era usato fin dai Romani: Giulio Cesare passò di qui e forse anche Annibale con gli elefanti; ma era percorso ancora nel ‘700, finché Napoleone costruì una nuova strada (ora sentiero ciclopedonale), che si vede scendendo. In realtà la passeggiata si è rivelata un trekking faticoso (e imprevisto): 120 metri di dislivello per raggiungere il fiume nel canyon (ed altrettanti per risalire)! Pietre e rocce formano il sentiero; con le scarpe da ginnastica ho dovuto stare molto attento. Però mi sono goduto il panorama; bello il punto a valle che porta al canyon, con tanti fiori lilla ai lati e il passaggio sui ponti di legno, col Ponte Tibetano di Clavière che appare sopra la tua testa.
Dentro al canyon




Poi ti addentri nelle Gorge di San Gervasio sul percorso in legno radente la roccia, sempre col ponte sospeso sopra; vedi l’ombra delle persone che lo percorrono proiettata sulle pareti rocciose! La Piccola Dora scorre forte e fa un suono incessante; da millenni scava la roccia creando questa meraviglia della natura. Pensa che gli abitanti locali usavano il canyon come discarica dei rifiuti ingombranti! Invece ora nella gola al mattino presto scendono i camosci a bere. Qualche rifiuto c’è ancora, come una gomma enorme di un camion (che sarebbe da rimuovere).
Se fuori il sole estivo picchia, nel canyon all’ombra si sta bene; il percorso è in piano, ci sono fugaci fiori e ottimi scorci, ma per il contrasto luminoso non è semplice fare belle foto. Facilmente arrivi ad una cascata roboante, con orribili gradini di cemento a fianco; da lì bisogna risalire. Che fatica: 120 metri di dislivello non sono pochi. Alla fine fai un giro lungo ti porta al ponte vicino alla chiesa. Con calma, abbiamo impiegato 2:30h.
6. Chiomonte




Riscendiamo la Val di Susa passando accanto allo scenografico e storico Forte di Exilles che si staglia maestoso in cima ad una collina; sul pendio ha l’opera Il Terzo Paradiso dell’artista piemontese Pistoletto creata dalla natura (che ho visto anche ad Arte Sella in Trentino). Dall’inizio della valle il Forte di Exilles sbarra visivamente il passaggio fin dal VII secolo; quindi strategicamente era importantissimo; può essere paragonato al Forte di Bard in Valle d’Aosta. Deve essere molto interessante da visitare in Val di Susa.
All’andata non l’abbiamo visto perché abbiamo percorso la valle parallela in autostrada; ma ora siamo diretti da un’altra parte: ancora qualche minuto di auto e a sinistra troviamo il paese di Chiomonte.
6.1 Pranzo al Ristorante Al Cantoun




Fare sport mette fame; ma dove mangiare a Chiomonte? Noi abbiamo scelto di andare a pranzo al Ristorante Al Cantoun; è in una traversa della via principale, con un piccolo cortile con fiori e decorazioni accoglienti; in particolare strizza l’occhio ai motociclisti, che girano numerosi per la valle. Abbiamo mangiato bene, a partire dai doppi antipasti: carpaccio con scaglie di grana e giardiniera della nonna, poi antipasti caldi con sfiziosa melanzana fritta con farina di ceci, tomino grigliato con speck; come ho scoperto nel mio tour delle Langhe, in Piemonte con gli antipasti esagerano sempre! A seguire primo piatto di gnocchi di zafferano, zucchine e mandorle; infine dolce di mele ubriache: non mi è piaciuto molto, ma non vado matto per i dolci.
Ho apprezzato che lo chef propone un menù anche per i vegani: non lo trovi spesso nei piccoli paesi.
6.2 Visita di Chiomonte




Chiomonte è famosa per le proteste contro la TAV; qui infatti cominciano i tunnel. Ma era la residenza estiva del vescovo di Pinerolo, per cui è un borgo della Val di Susa stupendo da visitare; la chiesa di Santa Caterina è un gioiello con affreschi trecenteschi. Bella anche la chiesa dell’Assunta.
La principale via Vittorio Emanuele II è tranquilla e parallela alla strada statale. Apparentemente ha case poco curate, ma devi osservare con attenzione: solo così noti che sono case antiche, con portici medievali e cortili segreti; c’è pure qualche affresco sulle pareti! La più bella è Casa Ronsil, palazzo nobiliare duecentesco ornato di graffiti e motti evangelici.
Anche le fontane sono antiche, del Cinquecento. Prendono l’acqua dall’eccezionale opera idraulica di Colombano Romean: il Gran Pertus (1526-33), buco scavato nella roccia che ha condotto l’acqua in questo versante della montagna consentendo la coltivazione della vite sui pendii di Chiomonte.
Palazzo Levis




Però il luogo più affascinante di Chiomonte è Palazzo Levis, sempre sulla via principale. Un portale conduce ad un cortile con grandi colonne bianche su tre piani: che sorprendente palazzo cinquecentesco! Stanno cercando di sistemarlo per riportarlo alla bellezza originaria. Pensa che qui – in montagna – visse l’ammiraglio e fondatore della Marina Militare dei Savoia! Poi il palazzo passò alla famiglia Levis e vi abitò Giuseppe Augusto Levis. Chi fu? Era un diplomatico dei Savoia tra fine ‘800 e inizio ‘900, per cui andò come ambasciatore in Russia, Olanda e Libia. Una volta tornato, fece il sindaco di Chiomonte e creò l’asilo locale (a sue spese); in una sala del palazzo sono esposti i banchi originali. Ma G.A. Levis aveva l’hobby della pittura: era un pittore paesaggista della scuola del Delleani.
La Pinacoteca GA Levis




Proprio a Palazzo Levis è stata aperta la Pinacoteca GA Levis, museo dedicato alla sua figura. I quadri riflettono la vita e i viaggi. All’inizio dipinse paesaggi reali che sembrano fotografie di montagna con colori tristi; cambiarono col tempo, la tecnica e le esperienze tendendo all’astrattismo; ad esempio spiccano i colorati cammelli del viaggio in Libia, i fumi dei porti olandesi (futurismo puro) e i quadri tetri durante la Prima Guerra Mondiale, a cui partecipò. Terminò con quadri super colorati e poco definiti – direi impressionisti alla Cezanne – e pennellate corpose come Van Gogh.
Comunque dipinse sempre per piacere personale e spesso partì dalle foto della moglie, che aveva una delle primissime Nikon; del resto all’aperto la luce cambia velocemente. Qui a Chiomonte ci sono 400 quadri, a Racconigi gli altri. È uno splendido museo, inusuale e sorprendente; diversamente dal solito, emerge più la persona delle opere.
6.3 Il Vino del Ghiaccio




A Chiomonte per tradizione ogni famiglia aveva la sua vigna sui monti circostanti, per consumo personale; il vitigno autoctono è l’Avanà. Nel Novecento questa usanza è andata perdendosi, ma nel 2003 Pierino Ronsil ed il genero Franck Thollet hanno voluto riprendere la tradizione, avviando una produzione familiare: Casa Ronsil. Proprio sotto la duecentesca dimora trovi il negozio, con affascinanti volte in mattoni.
Hanno puntato sul vino rosso Avanà e soprattutto il Vino del Ghiaccio: i grappoli resistono al freddo in montagna e si vendemmia quando l’uva è gelata (a -6º o -8º), a gennaio all’alba. A quella temperatura lo zucchero si separa dalla polpa nell’acino. È unico… ma chissà che freddo! La produzione (tutta a mano) è limitata, ma di qualità, anche perché difficile fare il vino: la resa è bassa. Perciò non vendono in tutti i posti: solo alcune enoteche, ristoranti locali e sito internet; così cercano di invogliare le persone a venire a Chiomonte.
Dopo questa spiegazione, finalmente facciamo una piccola degustazione: il vino ha il gusto forte del passito… perché appassisce sulla pianta. I numerosissimi terrazzamenti svettano sulla montagna sopra al paese: si fa fatica solo a pensare di andarci! Lavorare lì al freddo deve essere terribile. Questa è agricoltura eroica: la passione che ci mettono è ammirevole.
7. Conclusioni sul weekend in Val di Susa




Come avrai visto, questo itinerario in val di Susa prevedeva attività disparate e per tutti i gusti: sport, cultura, degustazioni, storia, arte… La Sacra di San Michele con Avigliana è una classica gita fuori porta da Torino: Trenitalia la sta pure incentivando con un pacchetto speciale: ferrovia + autobus. Invece Susa è stata una bella scoperta: se ne parla troppo poco; la consiglio a tutti. Poi fare attività sportiva in paesaggi simili fa proprio bene.
Ovviamente la Val di Susa ha molto altro da offrire e ci si può concentrare maggiormente sui propri interessi; io ad esempio avrei preferito vedere l’abbazia della Novalesa, il Forte di Exilles o alcune delle tante chiese affrescate che punteggiano la zona. Nei punti informativi e nei musei puoi trovare volantini e guide per capire cosa vedere in Val di Susa, con attrazioni divise per tematica. Spero di tornare presto per vedere altro.
Allora… ti piace questo itinerario per un weekend in Val di Susa? Spero di sì. Se hai domande o curiosità lascia un commento. Se hai apprezzi l’articolo condividilo e poi seguimi sui miei canali social
Adoro questi posti. E poi con le tue descrizioni e le tue foto è impossibile non innamorarsene. È sempre un piacere leggerti!!!
Ti ringrazio tanto, sei super gentile. Per me questi posti sono stati una scoperta: Susa mi è piaciuta tantissimo e credo si percepisca da ciò che ho scritto. Poi stare a contatto con la natura è davvero bello…